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Italia e i paesi del Mediterraneo bocciano il Patto Ue sui migranti

David Carretta

Il timore di Italia, Spagna, Grecia e Malta è che venga imposta loro la creazione di grandi campi come quelli sulle isole greche dove tenere migranti che poi non possono essere rimpatriati

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Il nuovo Patto su migrazione e asilo dell'Unione europea è troppo "dettagliato e rigido in termini di responsabilità dei paesi di primo ingresso", mentre "il meccanismo di solidarietà rimane complesso e vago" invece di introdurre un sistema di "ricollocamento obbligatorio" dei richiedenti asilo. È questa una delle principali critiche avanzate da Italia, Spagna, Grecia e Malta alla proposta presentata dalla Commissione per superare lo stallo sulle politiche migratorie nell'Ue e la riforma di Dublino, che attualmente è in discussione tra gli stati membri. I quattro i del Mediterraneo hanno inviato agli altri stati membri un "non paper" - di cui il Foglio è entrato in possesso - con i loro commenti al Patto su migrazione e asilo in vista della discussione al Consiglio Affari interni di dicembre. I quattro premier hanno allegato il documento anche a una lettera indirizzata a Charles Michel, Usrula Von der leyen e Angela Merkel. Malgrado la disponibilità a continuare i negoziati, il "non paper" appare come una bocciatura della riforma proposta dalla Commissione. I quattro paesi contestano uno degli elementi centrali del Patto, che dovrebbe servire a limitare i flussi, controllare la frontiera esterna e bloccare i movimenti secondari: la cosiddetta "procedura di frontiera" proposta dalla Commissione è una "fictio juris" che i quattro paesi considerano "irrealistica" e che "non funzionerà".

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Il nuovo Patto su migrazione e asilo dell'Unione europea è troppo "dettagliato e rigido in termini di responsabilità dei paesi di primo ingresso", mentre "il meccanismo di solidarietà rimane complesso e vago" invece di introdurre un sistema di "ricollocamento obbligatorio" dei richiedenti asilo. È questa una delle principali critiche avanzate da Italia, Spagna, Grecia e Malta alla proposta presentata dalla Commissione per superare lo stallo sulle politiche migratorie nell'Ue e la riforma di Dublino, che attualmente è in discussione tra gli stati membri. I quattro i del Mediterraneo hanno inviato agli altri stati membri un "non paper" - di cui il Foglio è entrato in possesso - con i loro commenti al Patto su migrazione e asilo in vista della discussione al Consiglio Affari interni di dicembre. I quattro premier hanno allegato il documento anche a una lettera indirizzata a Charles Michel, Usrula Von der leyen e Angela Merkel. Malgrado la disponibilità a continuare i negoziati, il "non paper" appare come una bocciatura della riforma proposta dalla Commissione. I quattro paesi contestano uno degli elementi centrali del Patto, che dovrebbe servire a limitare i flussi, controllare la frontiera esterna e bloccare i movimenti secondari: la cosiddetta "procedura di frontiera" proposta dalla Commissione è una "fictio juris" che i quattro paesi considerano "irrealistica" e che "non funzionerà".

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La “procedura di frontiera” è una delle principali novità del Patto su migrazione e asilo. Una volta sbarcati, i migranti verrebbero sottoposti all'identificazione, a controlli sanitari e di sicurezza, al rilevamento delle impronti digitali. Poi dovrebbero essere divisi in due categorie. Quelli che hanno elevate possibilità di ottenere protezione internazionale, perché cittadini di paesi con alti tassi di riconoscimento, verrebbero istradati verso la normale procedura di asilo. Gli altri - che sono la maggior parte nel caso dell'Italia - sarebbero diretti verso la "procedura di frontiera", attraverso cui adottare rapide decisioni di asilo o (più probabilmente) rimpatrio. Italia, Spagna, Grecia e Malta chiedono di rivedere il testo proposto dalla Commissione perché l'effetto alla fine è controproducente. "Applicare o meno le procedure di frontiera, così come le categorie di persone a cui dovrebbero applicarsi, deve rimanere una prerogativa degli stati membri che sono meglio piazzati per decidere se una procedura è fattibile sulla base delle loro specifiche circostanze", si legge nel non paper. Inoltre occorre evitare "effetti indesiderati. Mettere in piedi grandi centri chiusi (di migranti) alle frontiere esterne non è accettabile. La gestione dell'asilo deve rispettare pienamente i diritti umani e i diritti dei richiedenti asilo", scrivono i quattro paesi. Il timore di Italia, Spagna, Grecia e Malta è che il nuovo Patto proposto dalla Commissione imponga loro la creazione di grandi campi come quelli sulle isole greche dove tenere migranti che poi non possono essere rimpatriati. I paesi nordici insistono su questo punto, perché lo considerano come l'unico modo per evitare movimenti secondari di migranti.

 

 

I quattro paesi del Mediterraneo criticano la proposta della Commissione anche sui rimpatri. "I tempi e le modalità dovrebbero resi più efficienti e attuabili". Servono partnership con i paesi di origine e transito e "una serie coerente di accordi di riammissione", si legge nel non-paper. L'idea dei “rimpatri sponsorizzati” come forma di solidarietà da parte degli stati membri che non vogliono partecipare ai ricollocamenti non piace ai paesi del Mediterraneo. Servono "sufficienti salvaguardie per garantire l'implementazione di successo dello strumento dei rimpatri sponsorizzati", si legge nel documento. Per Italia, Spagna, Grecia e Malta il problema rimane sempre lo stesso. Non c'è abbastanza certezza sulla solidarietà verso i paesi di primo ingresso. Nella proposta della Commissione la solidarietà "può essere espressa in modo flessibile, a seconda delle circostanze, attraverso i ricollocamento, il sostegno operativo (anche a paesi terzi) o i rimpatri sponsorizzati". Per contro le regole sulla responsabilità dei paesi di primo ingresso sono “dettagliate e rigide”. Italia, Spagna, Grecia e Malta "credono che le regole di solidarietà e gli impegni collegati di tutti gli Stati membri devono essere chiaramente definiti. Gli stati membri in prima linea non possono fronteggiare la pressione migratoria per l'intera Ue".

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