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elezioni americane

Per chi tifa Mosca

Biden darebbe la certezza della prevedibilità, ma la sua vittoria porterebbe nuova fiducia nei rapporti transatlantici

Micol Flammini

I Javelin, i trattati e le sanzioni. Il presidente americano è stato una delusione per Putin, ma offre ancora delle ricche chance

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Roma. A settembre, l’emittente del Cremlino Russia Today aveva pubblicato un video deepfake in cui compariva Donald Trump. Il presidente americano, dopo aver perso le elezioni, arriva a Mosca pronto a rispondere a un’offerta di lavoro da parte dell’emittente. Trump inizia a lavorare con Rt, l’esperienza è un disastro, non sa leggere il gobbo, ammira le mura del Cremlino dicendo che quello sì che è un bel muro, ma nessuno sa costruire  muri meglio di lui. In diretta sbaglia il nome della co-conduttrice, inizia a twittare MAKE NEWS al posto del solito FAKE NEWS. Fa una gaffe dopo l’altra e il video finto si conclude con un invito formale a entrare nella squadra dei giornalisti qualora le elezioni dovessero andargli male. L’invito c’è, ma Trump fa una figuraccia, segno del fatto che l’opinione che Russia today ha di lui non è delle migliori. E se non lo è quella di Rt, probabilmente non lo sarà neppure quella del Cremlino, che quest’anno segue le elezioni americane con un dubbio: alla Russia va peggio se vince Donald Trump o se vince Joe Biden? Quattro anni fa non c’erano tentennamenti, la novità repubblicana piaceva molto a Mosca, ma questa elezione è simile a tutte le altre e chiunque sarà il futuro capo della Casa Bianca, il Cremlino non crede che le relazioni tra i due paesi potrebbero migliorare.

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Roma. A settembre, l’emittente del Cremlino Russia Today aveva pubblicato un video deepfake in cui compariva Donald Trump. Il presidente americano, dopo aver perso le elezioni, arriva a Mosca pronto a rispondere a un’offerta di lavoro da parte dell’emittente. Trump inizia a lavorare con Rt, l’esperienza è un disastro, non sa leggere il gobbo, ammira le mura del Cremlino dicendo che quello sì che è un bel muro, ma nessuno sa costruire  muri meglio di lui. In diretta sbaglia il nome della co-conduttrice, inizia a twittare MAKE NEWS al posto del solito FAKE NEWS. Fa una gaffe dopo l’altra e il video finto si conclude con un invito formale a entrare nella squadra dei giornalisti qualora le elezioni dovessero andargli male. L’invito c’è, ma Trump fa una figuraccia, segno del fatto che l’opinione che Russia today ha di lui non è delle migliori. E se non lo è quella di Rt, probabilmente non lo sarà neppure quella del Cremlino, che quest’anno segue le elezioni americane con un dubbio: alla Russia va peggio se vince Donald Trump o se vince Joe Biden? Quattro anni fa non c’erano tentennamenti, la novità repubblicana piaceva molto a Mosca, ma questa elezione è simile a tutte le altre e chiunque sarà il futuro capo della Casa Bianca, il Cremlino non crede che le relazioni tra i due paesi potrebbero migliorare.

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Secondo Benoît Vitkine, corrispondente da Mosca per il Monde, la storia dei rapporti russo-americani sotto Donald Trump è prima di tutto quella di una grande delusione, brutale e intensa, quanto lo erano le speranze suscitate dalla sua elezione nel 2016. La relazione era iniziata benissimo, il nuovo presidente aveva anche confessato di ammirare Vladimir Putin, ma oltre alle attestazioni di amore e di amicizia, Trump non si è rivelato un presidente meno duro nei confronti di Mosca rispetto ai suoi predecessori. Putin, nel summit di Helsinki del 2018 era convinto di aver finalmente trovato il suo uomo per la Casa Bianca: nella conferenza stampa davanti a tutti i giornalisti internazionali Trump disse di fidarsi di Putin, e se il presidente russo diceva che la Russia non aveva interferito nelle elezioni americane non aveva motivo di dubitarne. Aveva detto al mondo intero che si fidava più del Cremlino che della sua intelligence, e Putin gli regalò un pallone da calcio. I quattro anni di presidenza Trump hanno però segnato un arresto nelle relazioni bilaterali, non ci sono state eccezioni con Mosca e spesso il presidente americano si è spinto anche a fare cose che  Barack Obama non aveva osato fare prima di lui: come l’invio dei missili anticarro Javelin all’Ucraina. Per il resto Trump non ha ammorbidito la politica delle sanzioni, anzi, ne sono state imposte altre, e ha cancellato trattati importanti come l’Inf sulle testate nucleari, e oltre gli apprezzamenti, se i russi avevano sperato di avere l’uomo giusto alla Casa Bianca, si sono dovuti ricredere. Non che Trump abbia agito con una strategia o un metodo su come trattare con Putin in questi anni, gli è capitato di fare scelte e di prendere delle decisioni molto incisive in politica estera – e non soltanto con la Russia – ma è stato spesso  un effetto del trumpismo, della sua improvvisazione e anche della sua ignoranza e qualcosa gli è anche riuscito bene.

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In questo guardarsi indietro, in questo gioco a riconsiderare i quattro anni trascorsi con Donald Trump alla Casa Bianca, ad alcuni analisti russi è capitato di pensare che forse sarebbe meglio un Biden come presidente, perché sarebbe prevedibile, e anche se non cercherebbe di ricucire i rapporti con Mosca, si sa già cosa aspettarsi. Secondo Tatyana Stanovaya del think tank R.Politik alcuni siloviki, i responsabili delle agenzie statali, sono convinti che la vittoria dell’ex vice di Obama potrebbe essere un bene  e anche Putin, dicendo pubblicamente che non vedeva “nulla di criminale” nella vicenda di Hunter Biden, ha fatto un piccolissimo passo verso Biden, ma soprattutto ne ha fatto uno lontano da Trump. Per tutti, russi inclusi, la vittoria del candidato democratico sarebbe un ritorno alla chiarezza, alla prevedibilità. L’improvvisazione di Trump ha stancato anche le élite russe, con la vittoria di Biden ci sarebbero più certezze. Ma Joe Biden rappresenta anche il ritorno, in parte, della ricostruzione delle antiche alleanze di Washington. Una su tutte è quella con l’Unione europea. I rapporti tra gli Stati Uniti e l’Ue iniziavano a deteriorarsi già prima dell’arrivo di Trump, ma il presidente ha accelerato l’erosione di un’alleanza percepita come naturale, ha interrotto il canale di comunicazione privilegiato tra le due sponde dell’Atlantico. Ha messo ancora più in discussione l’importanza della Nato, e con Biden si tornerebbe almeno a un rapporto di collaborazione. Andrei Kortunov, direttore del Russian International Affairs  Council, in un’analisi scritta per l’Istituto Carnegie, dice che una vittoria di Biden darebbe nuova linfa ai fautori dei valori liberali, gli stessi che Putin in un’intervista al Financial Times dello scorso anno aveva  definito obsoleti. E se le cose tra Washington e Bruxelles torneranno a essere più amichevoli, secondo l’analista, l’Europa – in questo incarnata da Emmanuel Macron – sarebbe meno interessata a cercare di normalizzare le sue relazioni con Mosca. E un’Europa che torna a dialogare con gli Stati Uniti vuol dire un occidente più forte e questo sarebbe uno svantaggio per il Cremlino, che in questi anni ha potuto trarre profitto dal disordine creato dalla presidenza Trump. Se c’è una garanzia che altri quattro anni di Trump possono assicurare alla Russia è proprio questa: la prosecuzione del caos. Un caos dentro agli Stati Uniti e un caos internazionale, dettato dal rifiuto del presidente repubblicano per tutti i rapporti multilaterali.  Joe Biden darebbe la sicurezza della prevedibilità, ma potrebbe avere l’effetto di rendere le relazioni transatlantiche più compatte. Donald Trump è l’opposto, è l’imprevedibilità che in questi anni ha creato problemi a tutti, ha sgretolato i rapporti tra americani ed europei e tra americani e americani. Ha creato problemi anche a Mosca,  che in questa imprevedibilità potrebbe ancora trovare degli spiragli. Il commentatore russo Vladimir Frolov ha detto al Monde che Trump ha un  vantaggio, non gli interessano “democrazia, diritti umani e sciocchezze simili”. 

 

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Queste elezioni non esaltano Mosca. Le guarda con attenzione, perché quel che succede a Washington riguarda tutti, ma come tante elezioni passate non ha un suo uomo su cui puntare. Trump, nel 2016, era un’eccezione, oggi è una delusione, che però per Mosca potrebbe rappresentare ancora una convenienza.  Non lo dice, ma forse  Putin in questa corsa un preferito, o forse un meno sfavorito, ce l’ha. E’ il presidente improvvisato trollato anche da Russia Today, ma in quel trollaggio sono riposte  tutte le speranze di Mosca.

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