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Aperti o chiusi

Sui nostri lockdown personali

E’ il comportamento di ognuno di noi a determinare l’andamento dell’economia, non le chiusure. Il caso Iowa

Paola Peduzzi

Quando la cancelliera Angela Merkel dice di fare, in sostanza, dei lockdown personali, intende: responsabilità e paura tratterranno ognuno di noi dal correre – e far correre agli altri – rischi eccessivi o inutili. Il New York Times ha studiato il caso dell’Iowa, uno stato conservatore, che non ha mai imposto un lockdown totale, che ha riaperto velocemente ma dove l'economia è comunque fragile

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Non puoi riaprire l’economia e aspettarti che ogni cosa ritorni ai livelli pre Covid – ha detto al New York Times Michael Luca, economista della Business School di Harvard che studia l’impatto delle restrizioni durante la pandemia – Se un mercato non è sicuro, la gente non vi partecipa”. Luca, assieme ad altri economisti, ha pubblicato uno studio alla fine dell’estate che spiega come le azioni del governo riguardo alle misure cosiddette “stay home”, introdurle e poi toglierle, abbiano un effetto diretto – chi vuole uscire non esce più – e uno indiretto – segnalare alle persone quando diventa sicuro ricominciare a uscire. La ricerca mostra che, quando i lockdown vengono rimossi, i comportamenti cambiano a seconda dell’andamento del contagio del coronavirus e delle inclinazioni politiche. Negli Stati Uniti la domanda di servizi – in particolare lo studio si concentra sulla frequentazione dei ristoranti – è aumentata molto nelle zone in cui la maggioranza delle persone vota per il Partito repubblicano, ma comunque la domanda di servizi resta bassa laddove si è continuato a registrare molti casi di coronavirus. C’è  una conclusione che riguarda i leader politici e di governo: la premessa è che “cruciale”, nella gestione individuale delle indicazioni fornite “è la conoscenza”. Per questo le indicazioni sulle misure di restrizione, sia quando vengono imposte sia quando vengono allentate, sono molto importanti, e devono essere chiare. Questa ricerca come altre mostrano che il crollo delle attività economiche è spesso stato il risultato di decisioni individuali più che di imposizioni dei governi.

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Non puoi riaprire l’economia e aspettarti che ogni cosa ritorni ai livelli pre Covid – ha detto al New York Times Michael Luca, economista della Business School di Harvard che studia l’impatto delle restrizioni durante la pandemia – Se un mercato non è sicuro, la gente non vi partecipa”. Luca, assieme ad altri economisti, ha pubblicato uno studio alla fine dell’estate che spiega come le azioni del governo riguardo alle misure cosiddette “stay home”, introdurle e poi toglierle, abbiano un effetto diretto – chi vuole uscire non esce più – e uno indiretto – segnalare alle persone quando diventa sicuro ricominciare a uscire. La ricerca mostra che, quando i lockdown vengono rimossi, i comportamenti cambiano a seconda dell’andamento del contagio del coronavirus e delle inclinazioni politiche. Negli Stati Uniti la domanda di servizi – in particolare lo studio si concentra sulla frequentazione dei ristoranti – è aumentata molto nelle zone in cui la maggioranza delle persone vota per il Partito repubblicano, ma comunque la domanda di servizi resta bassa laddove si è continuato a registrare molti casi di coronavirus. C’è  una conclusione che riguarda i leader politici e di governo: la premessa è che “cruciale”, nella gestione individuale delle indicazioni fornite “è la conoscenza”. Per questo le indicazioni sulle misure di restrizione, sia quando vengono imposte sia quando vengono allentate, sono molto importanti, e devono essere chiare. Questa ricerca come altre mostrano che il crollo delle attività economiche è spesso stato il risultato di decisioni individuali più che di imposizioni dei governi.

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Molti hanno smesso di andare al ristorante prima che fosse vietato farlo, gli aeroporti si sono svuotati prima che ci fossero le restrizioni più corpose nei voli. Molti economisti concordano sul fatto che a tenere ferma l’economia non sono le restrizioni formali, ma la paura delle persone rispetto al virus. E il senso di responsabilità.

 

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Quando la cancelliera Angela Merkel dice di fare, in sostanza, dei lockdown personali, intende questo: responsabilità e paura tratterranno ognuno di noi dal correre – e far correre agli altri – rischi eccessivi o inutili. Il New York Times ha studiato il caso dell’Iowa, uno stato conservatore, che non ha mai imposto un lockdown totale. Il governatore, Kim Reynolds, ha riaperto molto velocemente le attività dopo la parziale chiusura dell’aprile scorso – era tra quei governatori che hanno accolto subito la richiesta del presidente Trump di riaprire velocemente senza farsi condizionare dalle cautele dei democratici – e ha impedito che le città imponessero l’utilizzo delle mascherine o altre restrizioni. Eppure, lo stato ha recuperato soltanto la metà dei 186 mila posti di lavoro persi tra febbraio e aprile (comunque in media un buon risultato rispetto ad altri stati); molti imprenditori dicono che senza gli aiuti federali non potranno sopravvivere (ora sono congelati per volere dello stesso Trump); molti sono già falliti; i casi di coronavirus sono di nuovo in aumento.

 

 

Secondo alcuni, la situazione dell’Iowa è due volte brutta: si è tornati al lavoro correndo il rischio di contrarre il virus, ma la domanda non è cresciuta abbastanza perché le attività riaperte possano funzionare (o addirittura sopravvivere). Quando l’Iowa ha riaperto i campus universitari invitando gli studenti a tornare, bar e ristoranti si sono subito riempiti. Ma nel giro di qualche settimana, il contagio è aumentato e così il governatore ha dovuto chiudere molti bar nelle città universitarie anche per un mese. Ora stanno riaprendo, ma l’asimmetria tra le decisioni del governo dello stato e i comportamenti si accentua. Perché la paura è un fattore rilevante nelle decisioni individuali, ma anche la fiducia nelle regole introdotte dal governo lo è. Tanto più se l’andamento ora della pandemia assomiglierà sempre più a questa seconda fase e i governi tenderanno a regolare di meno e ad appellarsi di più al buon senso delle persone. Un ultimo dettaglio: in Iowa, nel 2016, Trump prese quasi il dieci per cento di voti in più rispetto a Hillary Clinton. Oggi nei sondaggi Trump e Joe Biden sono alla pari.

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