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La lotta di Minsk

L’opposizione bielorussa ha vinto il premio Sakharov 2020

Un riconoscimento dell'Ue per dire ai manifestanti: siamo al vostro fianco. E a Lukashenka: non ci siamo distratti, stiamo ancora guardando

Micol Flammini

Dal nove agosto le manifestazioni contro Lukashenka vanno avanti pacificamente, la protesta si è trasformata nella resistenza a una repressione spietata. “Siamo dalla vostra parte”, ha detto Sassoli

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L’opposizione democratica in Bielorussia ha vinto il Premio Sakharov 2020. E’ un segno importante, un posizionamento da parte dell’Unione europea, cha ha cercato di guardare molto da vicino quello che dal nove agosto accade in Bielorussia, dove le manifestazioni contro il dittatore Aljaksandr Lukashenka proseguono pacificamente. L’opposizione è rappresentata dal Consiglio di coordinamento, nominato da Svjatlana Tikanovskaya, candidata alle elezioni contro Lukashenka e costretta a fuggire in Lituania. Con lei sono stati nominati anche la premio Nobel per la letteratura Svjatlana Aleksevich, le attiviste Marja Kalesnikava, Olga Kavalkava e Veranika Tsapkala, il blogger Sergei Tikanovski, il leader degli scioperi della fabbrica dei trattori Mtz, Sergei Dyleuski, l’ex candidato alle presidenziali del 2010, Mikola Statkevich e Stsiapan Putsila, fondatore del canale Telegram Nexta. 

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L’opposizione democratica in Bielorussia ha vinto il Premio Sakharov 2020. E’ un segno importante, un posizionamento da parte dell’Unione europea, cha ha cercato di guardare molto da vicino quello che dal nove agosto accade in Bielorussia, dove le manifestazioni contro il dittatore Aljaksandr Lukashenka proseguono pacificamente. L’opposizione è rappresentata dal Consiglio di coordinamento, nominato da Svjatlana Tikanovskaya, candidata alle elezioni contro Lukashenka e costretta a fuggire in Lituania. Con lei sono stati nominati anche la premio Nobel per la letteratura Svjatlana Aleksevich, le attiviste Marja Kalesnikava, Olga Kavalkava e Veranika Tsapkala, il blogger Sergei Tikanovski, il leader degli scioperi della fabbrica dei trattori Mtz, Sergei Dyleuski, l’ex candidato alle presidenziali del 2010, Mikola Statkevich e Stsiapan Putsila, fondatore del canale Telegram Nexta. 

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Dei membri del Consiglio di coordinamento, pochi sono rimasti in Bielorussia, molti sono stati costretti a fuggire, tanti sono oggi in Polonia, molti sono stati arrestati. 

 

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Lukashenka ha una lunga tradizione nel far sparire i suoi oppositori e questa volta lo sta facendo con l’attenzione internazionale tutta concentrata su di lui. Le manifestazioni, le proteste, le reazioni pacifiche dei loro leader hanno avuto un’eco fortissima. Ogni fine settimana, la Bielorussia – di cui Lukashenka pretende di essere il presidente con l’80 per cento dei voti e si è insediato con una cerimonia segreta bloccando le strade di Minsk – scende in strada, chiede al dittatore di andarsene, e lo fa pacificamente. Contro i manifestanti, la polizia reagisce con violenza, gli arresti, le bastonate e i proiettili di gomma (il ministero dell’Interno di Minsk ha detto che è consentito l’uso di proiettili veri). La protesta bielorussa, nata con i cuoricini, le lunghe marce delle donne vestite di bianco, va avanti e si è trasformata nella resistenza a una repressione spietata. Il premio Sakharov, come ha scritto su Twitter il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, è un premio alla verità. Un modo per dire ai manifestanti: siamo al vostro fianco. E a Lukashenka: non ci siamo distratti, stiamo ancora guardando. 

 

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