PUBBLICITÁ

Gli ostacoli tutti politici e poco tecnici che rallentano la Brexit

David Carretta

Barnier ha delineato molti dettagli del “deal” possibile con il Regno Unito, ma restano divergenze sul level playing field, governance e pesca. Attesa per le mosse di Johnson: per rispettare la data del 1° gennaio, l'intesa deve essere trovata entro novembre

PUBBLICITÁ

Un accordo tra l'Unione Europea e il Regno Unito sulle relazioni post Brexit “è a portata di mano”, ma “per un accordo bisogna essere in due e alla fine bisogna mettersi d'accordo”, ha detto Michel Barnier, presentando per la prima volta al Parlamento europeo i contorni di una possibile intesa con il governo di Boris Johnson, dopo che il primo ministro britannico ha minacciato un “no deal” e una “hard Brexit” con una “soluzione stile Australia”. Lo stallo sui negoziati non è tecnico, ma tutto politico. Barnier ha spiegato che Londra ha cambiato posizione sugli aiuti di stato, con “un'evoluzione” che va nella direzione richiesta dall'Unione europea. Il prossimo passo per l'Ue dovrebbe essere di trovare un modo per permettere a Boris Johnson di rivendicare un grande successo. Non sarà facile. Ma, se arriverà un segnale di apertura da Londra, i prossimi giorni saranno decisivi per un'intesa che si gioca tutta attorno al “level playing field” e alla pesca.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Un accordo tra l'Unione Europea e il Regno Unito sulle relazioni post Brexit “è a portata di mano”, ma “per un accordo bisogna essere in due e alla fine bisogna mettersi d'accordo”, ha detto Michel Barnier, presentando per la prima volta al Parlamento europeo i contorni di una possibile intesa con il governo di Boris Johnson, dopo che il primo ministro britannico ha minacciato un “no deal” e una “hard Brexit” con una “soluzione stile Australia”. Lo stallo sui negoziati non è tecnico, ma tutto politico. Barnier ha spiegato che Londra ha cambiato posizione sugli aiuti di stato, con “un'evoluzione” che va nella direzione richiesta dall'Unione europea. Il prossimo passo per l'Ue dovrebbe essere di trovare un modo per permettere a Boris Johnson di rivendicare un grande successo. Non sarà facile. Ma, se arriverà un segnale di apertura da Londra, i prossimi giorni saranno decisivi per un'intesa che si gioca tutta attorno al “level playing field” e alla pesca.

PUBBLICITÁ

 

“Il level playing field (la parità di condizioni, cioè il rispetto delle norme Ue su aiuti di stato e standard sociali e ambientali, ndr) rimane un'esigenza”, ha spiegato Barnier. “Abbiamo notato con interesse da qualche settimane che i britannici comprendono meglio questa esigenza e hanno fatto un'evoluzione riconoscendo che servono dei principi fondamentali come il controllo degli aiuti di stato aldilà di quello che esiste negli accordi di libero scambio esistenti e di quanto previsto dall'Organizzazione mondiale del commercio: degli standard di non regressione con vere garanzie di messa in opera nazionale e un meccanismo di soluzione delle dispute”, ha spiegato il capo-negoziatore Ue. Sugli aiuti di Stato “serve anche che ogni parte possa adottare misure unilaterali in reazione a dei rischi di distorsione di concorrenza”. Secondo Barnier, sugli aiuti di stato “una strada” verso l'accordo “è possibile”. Poi c'è da risolvere la questione della governance dell'accordo di libero scambio, con “meccanismi vincolanti di soluzione delle dispute con un sistema di sanzioni efficaci”, ha detto Barnier. La provocazione di Johnson sulla legge del mercato interno che viola il Protocollo irlandese dell'accordo Brexit spinge gli europei a essere “esigenti, perché abbiamo questo avvertimento dei britannici che ci inquieta”. Infine, è necessario trovare una soluzione sulla pesca. “Non ci sarà accordo economico senza una soluzione durevole, equa e giusta per i pescatori di entrambe le parti”, ha avvertito Barnier. “Insisteremo fino alla fine per garantire delle prospettive durevoli ai nostri pescatori europei. Questo passa per un accesso a acque reciproco e stabile e passa per una ripartizione equa delle quote”.

 

PUBBLICITÁ

Con il discorso di oggi per la prima volta Barnier ha delineato molti dettagli del “deal” possibile con il Regno Unito. Su altri temi (cooperazione di polizia e giudiziaria, convenzione europea dei diritti  umani, protezione dei dati, Europol, Eurojust, estradizione, trasporti, energia, sicurezza sociale, partecipazione del Regno Unito a programmi come Horizon sulla ricerca e Erasmus) i progressi sono sufficienti per arrivare a un'intesa. Le divergenze tutte politiche sono su level playing field, governance e pesca. Barnier ha ricordato che con la sua squadra era pronto a partire per Londra già lunedì, per “intensificare le discussioni su tutte le questioni e sulla base di testi giuridici”. Ma, malgrado due conversazioni telefoniche costruttive di lunedì e martedì, Downing Street ha impedito al capo-negoziatore britannico, David Frost, di dare il via libera alla missione di Barnier. “Le nostre aperte restano aperte e lo resteranno fino all'ultimo giorno utile”, ha spiegato il capo-negoziatore Ue, ricordando che “il tempo è limitato, molto limitato”.

 

Un'intesa deve essere trovata nel corso del mese di novembre per permettere al Parlamento europeo di ratificare un eventuale accordo di libero scambio, prima della fine del periodo di transizione l'1 gennaio 2021, quando il Regno Unito uscirà dall'unione doganale e dal mercato unico. “Brexit significa Brexit, come ha detto Theresa May, ma significa anche fare scelte sulla nostra relazioni future. Vogliamo un accordo, ma non a ogni costo”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, davanti al Parlamento europeo. “Il tempo è molto breve” e “siamo pronti a negoziare 7 giorni su 7”, ha detto Michel. Ma tocca a Boris Johnson “fare una scelta. E' una scelta libera e sovrana. Ma determinerà il livello di accesso (del Regno Unito) al nostro mercato interno. E' solo buon senso”. E in ogni caso “siamo anche pronti in caso di no deal”, ha assicurato Michel.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ