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MacronLeaks

Come l'intelligence militare russa ha cercato di attaccare Macron

L'agente Kovalev e l'unità 74455 contro En Marche!

Micol Flammini

I nomi, le tattiche e gli errori del Gru. Tutti i fallimenti del Cremlino in Francia, dove nemmeno la propaganda di Russia Today è riuscita a farsi sentire

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Il dipartimento di Giustizia americano ha incriminato sei funzionari dell’intelligence militare russa, il Gru, per una serie di attacchi informatici che hanno preso di mira obiettivi in tutto il mondo e che nel 2017 avrebbero anche colpito  il partito di Emmanuel Macron, allora candidato alla presidenza francese. Il MacronLeaks, che era destinato a favorire Marine Le Pen, è stato opera dell’unità 74455 del Gru, e l’offensiva consisteva nell’hackerare gli account di posta elettronica di cinque membri di En Marche!, per poi pubblicarne il contenuto due giorni prima del secondo turno del voto. Nelle ultime settimane di campagna elettorale erano stati presi di mira sette account, che mandavano a oltre cento membri del partito mail che contenevano falsi avvisi di sicurezza, notizie inventate, link sui quali i destinatari avrebbero dovuto cliccare. Il 21 aprile del 2017, attraverso l’indirizzo di Sibeth Ndiaye, allora capo della comunicazione del partito, l’unità 74455 del Gru aveva inviato mail a una trentina di membri di En Marche!. La data non era stata scelta a caso, perché il giorno prima agli Champs-Elysées c’era stato un attentato – un uomo aveva ucciso un agente della polizia – e nel documento inviato dall’account della Ndiaye si faceva l’elenco dei nove membri del partito che avrebbero potuto parlare dell’accaduto con i giornalisti. Il dipartimento di Giustizia non ha specificato se questo attacco in particolare sia riuscito o meno, ma ha elencato altri momenti, altri attacchi che avevano come obiettivo quello di far uscire del materiale compromettente su Macron. 

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Il dipartimento di Giustizia americano ha incriminato sei funzionari dell’intelligence militare russa, il Gru, per una serie di attacchi informatici che hanno preso di mira obiettivi in tutto il mondo e che nel 2017 avrebbero anche colpito  il partito di Emmanuel Macron, allora candidato alla presidenza francese. Il MacronLeaks, che era destinato a favorire Marine Le Pen, è stato opera dell’unità 74455 del Gru, e l’offensiva consisteva nell’hackerare gli account di posta elettronica di cinque membri di En Marche!, per poi pubblicarne il contenuto due giorni prima del secondo turno del voto. Nelle ultime settimane di campagna elettorale erano stati presi di mira sette account, che mandavano a oltre cento membri del partito mail che contenevano falsi avvisi di sicurezza, notizie inventate, link sui quali i destinatari avrebbero dovuto cliccare. Il 21 aprile del 2017, attraverso l’indirizzo di Sibeth Ndiaye, allora capo della comunicazione del partito, l’unità 74455 del Gru aveva inviato mail a una trentina di membri di En Marche!. La data non era stata scelta a caso, perché il giorno prima agli Champs-Elysées c’era stato un attentato – un uomo aveva ucciso un agente della polizia – e nel documento inviato dall’account della Ndiaye si faceva l’elenco dei nove membri del partito che avrebbero potuto parlare dell’accaduto con i giornalisti. Il dipartimento di Giustizia non ha specificato se questo attacco in particolare sia riuscito o meno, ma ha elencato altri momenti, altri attacchi che avevano come obiettivo quello di far uscire del materiale compromettente su Macron. 

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Come è andata a finire lo sappiamo già, Macron ha vinto le elezioni e Marine Le Pen è rimasta all’opposizione. Ma i nomi diffusi dagli Stati Uniti aiutano a ricostruire meglio le attività dell’intelligence militare di Mosca, di capire quanto vicino agli affari di paesi terzi sia arrivato lo stato russo. A guidare l’unità è Anatoli Kovalev, un giovanissimo agente del Gru, nato nei primi degli anni Novanta  e specializzato in operazioni di interferenza elettorale. Nel 2018 era già stato incriminato negli Stati Uniti per il suo presunto coinvolgimento in vari attacchi contro l’infrastruttura elettorale americana, sarebbe entrato nei sistemi elettorali e avrebbe rubato informazioni su oltre mezzo milione di cittadini. Sempre lui, ha detto il dipartimento di Giustizia, avrebbe organizzato gli attacchi contro il Comitato olimpico internazionale e interferito con le Olimpiadi in Corea del sud nel 2018, e tentato di hackerare il laboratori britannici che indagavano sull’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal. 
 

Macron in questi anni, tra i leader europei, è stato quello che più ha cercato di lavorare per riavvicinare la Russia all’Ue, ma Mosca agisce più per ideologia, non aveva previsto l’atteggiamento aperturista del capo dell’Eliseo, e per questo favoriva Marine Le Pen, sovranista ed euroscettica. Pochi mesi dopo l’arrivo del leader di En Marche! all’Eliseo, il Cremlino era anche riuscita a piazzare il suo organo di propaganda più potente, l’emittente Russia Today, sul territorio francese. L’annuncio della creazione di una redazione a Parigi c’era già stato nel 2015, ma l’arrivo proprio nel momento di una presidenza tanto osteggiata da Mosca, sembrava quasi una sfida aperta. L’avventura parigina dell’emittente però non è andata benissimo. Il Conseil supérieur de l’audiovisuel (Csa) che regola i media in Francia potrebbe non rinnovarle la convenzione, che scade a dicembre, e nel frattempo RT France sta licenziando giornalisti. Se si tralascia il periodo della crisi dei gilet gialli, il canale non ha avuto molto seguito. Macron ha vinto nonostante gli attacchi informatici, il canale mandato a diffondere le verità del Cremlino potrebbe chiudere a gennaio e la sua propaganda è poco seguita. Putin ha sbagliato strategia, e anche bersaglio.    
 

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