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“Il più grande scandalo della Quinta Repubblica”

L’ultimo atto del Sarkogate, l’associazione a delinquere

Mauro Zanon

Un altro capo d'imputazione per l’ex presidente francese, indagato nell'ambito della maxi inchiesta sui finanziamenti libici della sua campagna elettorale del 2007

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È una prima assoluta nella storia giudiziaria di un presidente della Repubblica francese. Nicolas Sarkozy, capo dello stato dal 2007 al 2012, è indagato da lunedì 12 ottobre per “associazione a delinquere” nell’ambito della maxi inchiesta sui finanziamenti libici della sua campagna elettorale del 2007. L’informazione è stata rivelata oggi da Mediapart, il giornale investigativo parigino che nel 2012 pubblicò due documenti pubblici libici che indicavano il versamento di 50 milioni di euro da parte del regime di Gheddafi a sostegno della candidatura di Sarkò (nonostante le accuse di “affabulazione giornalistica” da parte del clan Sarkozy e dell’ex capo dei servizi segreti libici Moussa Koussa, l’autenticità dei documenti è stata certificata da tre grafologi il 6 novembre 2014).

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È una prima assoluta nella storia giudiziaria di un presidente della Repubblica francese. Nicolas Sarkozy, capo dello stato dal 2007 al 2012, è indagato da lunedì 12 ottobre per “associazione a delinquere” nell’ambito della maxi inchiesta sui finanziamenti libici della sua campagna elettorale del 2007. L’informazione è stata rivelata oggi da Mediapart, il giornale investigativo parigino che nel 2012 pubblicò due documenti pubblici libici che indicavano il versamento di 50 milioni di euro da parte del regime di Gheddafi a sostegno della candidatura di Sarkò (nonostante le accuse di “affabulazione giornalistica” da parte del clan Sarkozy e dell’ex capo dei servizi segreti libici Moussa Koussa, l’autenticità dei documenti è stata certificata da tre grafologi il 6 novembre 2014).

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Si tratta del quarto capo d’imputazione di cui dovrà rispondere l’ex presidente francese, dopo la tripla “mise en examen” del 2018 per “corruzione passiva”, “occultamento di fondi pubblici” e “finanziamento illecito di campagna elettorale”. Secondo quanto riportato da Mediapart, i giudici Aude Buresi e Marc Sommerer hanno deciso di mettere sotto inchiesta Sarkozy al termine di quattro giorni di interrogatorio, iniziati lo scorso 6 ottobre, e quasi quaranta ore di audizioni. “Col passare degli anni appare come un’affaire di Stato fuori dal comune, in cui si mischiano i soldi occulti di una presunta corruzione e le bombe di una guerra che non ha ancora detto tutti i suoi segreti”, scrivono Fabrice Arfi e Karl Laske, i due mastini di Mediapart.

 

Assieme a Sarkozy, sono indagati anche gli ex ministri Claude Guéant e Éric Woerth, i due grandi orchestratori della campagna elettorale del 2007, il primo, soprannominato “il cardinale”, da direttore della campagna, il secondo da tesoriere. Sarkò ha reagito alla diffusione della notizia con un comunicato, denunciando “la lunga lista di ingiustizie commesse nel corso della cosiddetta affaire del presunto ‘finanziamento libico’ della mia campagna elettorale del 2007’ (…). I francesi devono sapere che sono innocente”. Il nuovo capo d’imputazione, secondo quanto rivelato da Mediapart, riguarda un capitolo specifico del tentacolare dossier dei finanziamenti libici, da poco aggiornato.

 

A gennaio, infatti, è finito sotto indagine per “associazione a delinquere” un ex collaboratore di Sarkozy, Thierry Gaubert. Quest’ultimo, nel febbraio 2006, aveva ricevuto su un conto aperto alla Bahamas presso la banca Pictet quasi mezzo milione di euro di provenienza libica (440mila euro per la precisione). E poco prima delle elezioni presidenziali aveva ritirato metà di questa somma. I soldi erano transitati attraverso una società offshore dell’intermediario e “facilitatore di affari”, così è stato definito, Ziad Takieddine (soprannominato “Tak” e noto ai tempi come mercante d’armi libanese vicino a Gheddafi, è anch’egli indagato: la Rossfield Limited, che secondo Mediapart “è servita esclusivamente a incassare dei fondi dal regime libico – sei milioni di euro in totale nel 2006, ventilati in seguito verso innumerevoli paradisi fiscali”.

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Il bonifico sospetto sul conto di Gaubert è arrivato soltanto un mese dopo l’incontro segreto a Tripoli tra l’allora ministro delle collettività territoriali Brice Hortefeux e il capo dell’intelligence militare libica dell’epoca Abdallah Senoussi. Incontro cui ha assistito anche Takieddine. Sia quest’ultimo sia Senoussi hanno riconosciuto che quel giorno, il 21 dicembre 2005, si è parlato di “negoziazioni finanziarie occulte”, scrive Mediapart. Lo stesso giornale spiega che “la strategia di inchiesta dei giudici assomiglia sempre più a una tenaglia che a monte implica Nicolas Sarkozy per gli atti commessi dal 2005 in suo nome o per suo conto da parte dei fedelissimi (Brice Hortefeux, Claude Guéant e Thierry Gaubert) e a valle la maniera in cui Sarkozy, una volta diventato presidente nel 2007, ha fatto gli interessi della dittatura libica contro qualsiasi razionalità di stato francese”. Non esagera Plenel, il boss di Mediapart, quando dice che questo potrebbe essere “il più grande scandalo della Quinta Repubblica”.

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