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Ancora tre settimane di Brexit (e preparatevi sulle rotte dei pescherecci)

David Carretta

I capi di stato e di governo spostano in avanti la data entro cui concludere l'accordo. Il nodo del "level playing field" e il controllo sulle acque della Manica: così Johnson usa la pesca come moneta di scambio

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Boris Johnson non si alzerà dal tavolo dei negoziati sulla Brexit, anche se oggi scade l’ultimatum che aveva fissato durante l’estate per raggiungere un accordo di libero scambio con l’Unione europea. Nemmeno Michel Barnier abbandonerà le discussioni sulle relazioni future con il Regno Unito, nonostante le provocazioni di Johnson con la legge sul mercato interno e i progressi insufficienti nelle trattative con David Frost. Nel loro Vertice di oggi i capi di stato e di governo dell’Ue diranno che c’è il pericolo di un “no deal” e chiederanno di “accelerare” i preparativi per una “hard Brexit”: l’uscita del Regno Unito dal mercato interno e dall’unione doganale, con il ritorno dei dazi e delle quote della Wto, oltre ai controlli sulle merci che passeranno nella Manica.

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Boris Johnson non si alzerà dal tavolo dei negoziati sulla Brexit, anche se oggi scade l’ultimatum che aveva fissato durante l’estate per raggiungere un accordo di libero scambio con l’Unione europea. Nemmeno Michel Barnier abbandonerà le discussioni sulle relazioni future con il Regno Unito, nonostante le provocazioni di Johnson con la legge sul mercato interno e i progressi insufficienti nelle trattative con David Frost. Nel loro Vertice di oggi i capi di stato e di governo dell’Ue diranno che c’è il pericolo di un “no deal” e chiederanno di “accelerare” i preparativi per una “hard Brexit”: l’uscita del Regno Unito dal mercato interno e dall’unione doganale, con il ritorno dei dazi e delle quote della Wto, oltre ai controlli sulle merci che passeranno nella Manica.

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Ma la cosa più importante che faranno i leader dei 27 è spostare in avanti la data ultima entro cui concludere l’accordo di libero scambio, dando più tempo a Barnier e Frost per cercare un difficile compromesso. Il terreno è stato preparato da una telefonata ieri sera tra Charles Michel, Ursula von der Leyen e Boris Johnson. La chiave è il “level playing field”: il rispetto delle regole sulla concorrenza e degli standard sociali e ambientali europei per evitare che il Regno Unito si metta a fare dumping contro l’Ue. Ma in dirittura d’arrivo c'è un altro ostacolo: una questione minore come la pesca, che vale 650 milioni di euro l’anno per l’Ue, rischia di far deragliare un accordo di libero scambio per oltre 700 miliardi di euro di merci.

 

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Durante i negoziati sull’accordo di recesso era accaduto la stessa cosa per l’Irlanda. Tutti temevano una rottura sul “Brexit bill”, il conto che Londra deve pagare per uscire. Invece è esplosa la questione della frontiera tra le due Irlande e la necessità di tenerla aperta per preservare gli accordi di pace del Venerdì santo. Il problema era e rimane di sovranità: impossibile per Londra riprendere pienamente il controllo, se un suo confine è aperto sul mercato interno dell’Ue. Johnson minaccia di rinnegare l’accordo di recesso firmato da lui dopo essersi accorto che ci sarà una barriera doganale tra la Gran Bretagna e l’Irlanda del nord (anche se in realtà la legge sul mercato interno sembra essere tattica negoziale).

 

 

La stessa cosa sta accadendo, ma a ruoli invertiti, sulla pesca. Il 1° gennaio 2021 Londra recupererà il controllo totale sulle sue acque, dove da decenni pescano francesi, olandesi, danesi, spagnoli e belgi. Gli europei chiedono che i loro pescherecci possano continuare a frequentare Manica e Mare del nord. Johnson ha capito che la pesca può essere usata come cuneo per dividere l’Ue e moneta di scambio per strappare concessioni sul level playing field. La tattica in parte sta funzionando. Diplomatici di paesi che hanno interessi commerciali vanno in giro per Bruxelles a ricordare che, senza accordo, i pescatori francesi “pescheranno zero pesce” nelle acque britanniche.

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Barnier è andato a Parigi a chiedere di poter fare concessioni, in particolare accettando il principio di quote annuali. Ma l’Eliseo ha risposto che “la pesca non può essere la variabile di aggiustamento dei negoziati”. Sul level playing field, il Regno Unito invece ha lasciato intendere di potere fare concessioni, mentre i leader dei 27 dovrebbero incaricare Barnier di trovare una soluzione diversa dall’allineamento alle regole Ue sugli aiuti di stato. La notizia dal Vertice di oggi sarà che il dramma Brexit può ancora continuare almeno altre due o tre settimane.

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