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Prove deboli di forza geopolitica per l’Ue

David Carretta

Per l'Alto rappresentante Borrell, l'avvelenamento di Navalny è un caso isolato.  E anche sulle relazioni con la Turchia l'Europa si mostra indecisa

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Bruxelles. L’Unione europea che cerca di diventare una potenza geopolitica fa sempre più ricorso allo strumento delle sanzioni per punire comportamenti che ritiene inaccettabili, ma quando deve fare i conti con uomini forti, che hanno tra le mani gli interessi di grandi stati membri, non è ancora pronta a mostrare davvero i muscoli. E’ accaduto anche ieri alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Lussemburgo, che si sono ritrovati per l’ennesima volta a discutere di Bielorussia, Russia e Turchia. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato che Aljaksandr Lukashenka sarà aggiunto alla lista di personalità del regime in Bielorussia colpite da misure restrittive, malgrado il fatto che l’ultimo round di sanzioni fosse stato adottato appena dieci giorni fa. Borrell ha anche detto che c’è un accordo politico per imporre sanzioni mirate contro funzionari russi coinvolti nell’avvelenamento dell’oppositore Alexei Navalny. Ma le più ampie relazioni con Vladimir Putin non saranno rimesse in discussione, perché “non si può ridurre tutto il mondo a questo infelice evento dell’avvelenamento di Navalny”. E nel momento in cui la Turchia si lancia di nuovo contro la Grecia sfidando apertamente le richieste di una de-escalation lanciate dai 27 – Ankara ieri ha inviato un Navtex per annunciare che la nave da esplorazione Oruc Reis sarà nuovamente spedita al largo dell’isola greca di Kastellorizo – l’Ue si limita a ribadire i suoi appelli a “comportamenti positivi”.

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Bruxelles. L’Unione europea che cerca di diventare una potenza geopolitica fa sempre più ricorso allo strumento delle sanzioni per punire comportamenti che ritiene inaccettabili, ma quando deve fare i conti con uomini forti, che hanno tra le mani gli interessi di grandi stati membri, non è ancora pronta a mostrare davvero i muscoli. E’ accaduto anche ieri alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue a Lussemburgo, che si sono ritrovati per l’ennesima volta a discutere di Bielorussia, Russia e Turchia. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha annunciato che Aljaksandr Lukashenka sarà aggiunto alla lista di personalità del regime in Bielorussia colpite da misure restrittive, malgrado il fatto che l’ultimo round di sanzioni fosse stato adottato appena dieci giorni fa. Borrell ha anche detto che c’è un accordo politico per imporre sanzioni mirate contro funzionari russi coinvolti nell’avvelenamento dell’oppositore Alexei Navalny. Ma le più ampie relazioni con Vladimir Putin non saranno rimesse in discussione, perché “non si può ridurre tutto il mondo a questo infelice evento dell’avvelenamento di Navalny”. E nel momento in cui la Turchia si lancia di nuovo contro la Grecia sfidando apertamente le richieste di una de-escalation lanciate dai 27 – Ankara ieri ha inviato un Navtex per annunciare che la nave da esplorazione Oruc Reis sarà nuovamente spedita al largo dell’isola greca di Kastellorizo – l’Ue si limita a ribadire i suoi appelli a “comportamenti positivi”.

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Il dittatore bielorusso è doppiamente indebolito: la repressione non ha fermato le manifestazioni e il suo potere dipende ormai solo da Putin. La scelta iniziale di escludere Lukashenka dalla lista nera era stata motivata dalla volontà di incentivarlo al dialogo. “Ieri abbiamo visto di nuovo una risposta dura e sproporzionata” contro i manifestanti, ha spiegato Borrell: “Non c’è stato alcun segnale da parte delle autorità bielorusse di voler dialogare” con l’opposizione. Lukashenka e altri funzionari saranno così aggiunti ai primi quaranta nomi della lista nera, colpiti da divieto di ingresso e congelamento di beni. Altro gesto: l’Ue “ricalibrerà” i suoi aiuti finanziari (50 milioni di euro per il Covid-19) per “farli arrivare direttamente ai cittadini bielorussi e fare in modo che non debbano passare dai canali del governo”, ha detto Borrell.

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L’avvelenamento di Navalny è tutta un’altra storia. Borrell di fatto ieri lo ha riclassificato come incidente isolato, anziché l’ennesimo di una serie di atti contrari al diritto internazionale da parte della Russia di Putin. “Le sanzioni sono legate a una questione specifica, l’avvelenamento del signor Navalny”, ma occorre tenere conto anche di “altre dimensioni nella nostra relazione con la Russia”, ha detto l’Alto rappresentante: “Adottiamo sanzioni per un evento specifico e concreto. Ma allo stesso tempo dobbiamo parlare dell’attuazione dell’accordo di Minsk (per l’Ucraina) e dobbiamo avere un dialogo selettivo sulle questioni di politica estera di interesse comune”. Insomma, “tutto il mondo non può essere ridotto a questo infelice evento dell’avvelenamento di Navalny”. Emmanuel Macron può continuare il suo dialogo strategico con Putin. La Germania può dimenticarsi della promessa di rimettere in discussione il completamento di Nord Stream 2, che una parte dell’establishment della Cdu e della Spd dentro al governo Angela Merkel vuole rinnegare.

Tuttavia è la Turchia il vero test della capacità dell’Ue di farsi potenza geopolitica. Il caso è diverso perché Recep Tayyip Erdogan ha trascorso buona parte dell’estate a compiere provocazioni contro la sovranità territoriale di due stati membri, Grecia e Cipro, inviando navi e marina militare a esplorare le acque contese del Mediterraneo orientale. A fine settembre, di fronte alla minaccia di sanzioni, Erdogan ha ritirato la Oruc Reis dalle acque greche (ma non altre due navi da quelle cipriote). Tanto era bastato ai leader europei, nel Consiglio europeo dell’1 e 2 ottobre, per intravedere una de-escalation e offrire al presidente turco migliori relazioni commerciali e più fondi per gestire i rifugiati siriani. Poi ci sono stati il Nagorno Karabakh, la riapertura della spiaggia nella città occupata di Varosha a Cipro e il nuovo spiegamento della Oruc Resi al largo di Kastellorizo. Il Navtex “porterà a nuove tensioni invece di contribuire agli sforzi di de-escalation che avevamo chiesto all’ultimo Consiglio europeo”, ha detto Borrell. Ma i ministri degli Esteri non hanno voluto riprendere in mano la minaccia di sanzioni. Grazie ai migranti Erdogan ha un’arma di dissuasione nei confronti dell’Ue, e in particolare della Germania. “Tocca al Consiglio europeo decidere come reagire”, ha detto Borrell: “Entro la fine dell’anno faremo una valutazione complessiva delle nostre relazioni”. Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, andrà a mediare tra Ankara, Atene e Nicosia. Ma, rinunciando alle sanzioni, l’Ue lascia che sia la Turchia a dettare la geopolitica nel suo vicinato.

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