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Immunità di gregge

La seconda ondata è arrivata a Stoccolma

Micol Flammini

Uno sguardo ai dati per capire come è andata finora (non bene) in Svezia, dove adesso si fanno più test. Le previsioni del virologo-star

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Roma. Tutta l’Europa si è ritrovata a dover pensare e imporre nuove restrizioni per  contenere la seconda ondata di coronavirus ed evitare un nuovo  lockdown. E anche la Svezia, che per tutti questi mesi ha cercato di contrastare la pandemia con strategie diverse, certa che il virus non sarebbe più tornato grazie all’immunità,   ha deciso che  è arrivato il momento di prepararsi. L’epidemiologo di riferimento del governo per  il coronavirus, Anders Tegnell – era diventato talmente  popolare che la sua faccia era finita su magliette, cover e portachiavi – ha dovuto riconoscere che l’immunità di gregge non è stata raggiunta  e che comunque è ancora troppo presto per parlare della sua riuscita. I risultati che lo scienziato prevedeva non sono stati raggiunti. Tegnell era convinto che entro la fine di maggio almeno il 40 per cento degli abitanti di Stoccolma avrebbe sviluppato gli anticorpi specifici, la percentuale è molto più bassa: il 6 per cento. In tutta la Svezia, invece, è soltanto il 20 per cento e la percentuale risulta ancora troppo bassa come livello di immunità. 

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Roma. Tutta l’Europa si è ritrovata a dover pensare e imporre nuove restrizioni per  contenere la seconda ondata di coronavirus ed evitare un nuovo  lockdown. E anche la Svezia, che per tutti questi mesi ha cercato di contrastare la pandemia con strategie diverse, certa che il virus non sarebbe più tornato grazie all’immunità,   ha deciso che  è arrivato il momento di prepararsi. L’epidemiologo di riferimento del governo per  il coronavirus, Anders Tegnell – era diventato talmente  popolare che la sua faccia era finita su magliette, cover e portachiavi – ha dovuto riconoscere che l’immunità di gregge non è stata raggiunta  e che comunque è ancora troppo presto per parlare della sua riuscita. I risultati che lo scienziato prevedeva non sono stati raggiunti. Tegnell era convinto che entro la fine di maggio almeno il 40 per cento degli abitanti di Stoccolma avrebbe sviluppato gli anticorpi specifici, la percentuale è molto più bassa: il 6 per cento. In tutta la Svezia, invece, è soltanto il 20 per cento e la percentuale risulta ancora troppo bassa come livello di immunità. 

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A sei mesi dall’arrivo della pandemia in Europa, i dati iniziano a parlare, e la strategia svedese che voleva dimostrare come non servisse chiudere tutto e fosse meglio pensare all’economia e alla salute mentale dei suoi cittadini, presenta diversi elementi controversi. A marzo la Svezia aveva applicato delle misure meno draconiane rispetto al resto d’Europa, ma non è vero che non c’è stata nessuna chiusura. Il governo ha chiuso scuole e università, vietato gli assembramenti con più di cinquanta persone, è stato consigliato di lavorare da casa e di non uscire a chi aveva più di settant’anni;  mentre gli asili, i negozi, le palestre e i ristoranti sono rimasti aperti. Se i numeri della Svezia vengono  confrontati con quelli di altri paesi nordici, come  Danimarca e Finlandia, si vede subito come la pandemia abbia colpito Stoccolma più degli altri: il suo tasso di mortalità pro capite è uno dei più alti d’Europa,   di dieci volte rispetto a quello dei paesi vicini. Neppure la strategia di isolare soltanto i più vulnerabili  è stata vincente, come in altri paesi d’Europa circa la metà dei decessi è avvenuta nelle case di riposo, che hanno pagato la decisione di alcuni comuni di vietare agli operatori sanitari di usare guanti e mascherine. Per il governo queste misure più blande servivano a rispettare il carattere degli svedesi, un popolo responsabile che non ha bisogno di imposizioni rigide, semmai di raccomandazioni, e a preservare l’economia. Anche su questo sono venuti fuori i primi dati e, nel secondo trimestre del 2020, il pil della Svezia ha subìto un crollo dell’8,6 per cento, mentre la Finlandia del 3,2 e la Danimarca del 7,4. La Svezia con i suoi numeri e il suo approccio rimane un’eccezione in Europa e,  per evitare che gli effetti della seconda ondata siano della stessa portata di quelli della prima, il governo ha deciso di inserire nuove misure, puntando quasi tutto sul tracciamento, mentre sulle mascherine rimane ancora molto scetticismo. La Svezia ha intensificato i test e sta spingendo sulle quarantene, che sono consigliate per tutti i membri dello stesso nucleo familiare, esclusi i bambini. La quarantena dovrebbe durare soltanto cinque giorni, contro i quattordici consigliati dall’Oms. Per quanto riguarda i più piccoli, il governo svedese ritiene che debbano continuare ad andare a scuola anche se i genitori sono in isolamento perché,  spiega l’Economist, il guadagno sanitario che si ha dal lasciarli a casa è inferiore al danno  alla loro istruzione. 

 

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Stoccolma è ancora convinta che le restrizioni sanitarie non debbano essere imposte e soprattutto non devono contribuire ad aggravare il peso psicologico e la stanchezza mentale generati dalla pandemia, con la quale bisognerà convivere ancora a lungo, quindi le linee guida non sono obblighi, continuano a essere  raccomandazioni. Le differenze con gli altri paesi d’Europa rimangono tante, ma Tegnell è sicuro che la strategia del suo paese basata sulla conformità volontaria, a lungo termine si dimostrerà un successo.

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