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Johnson vuole trasformare il Regno Unito “nell’Arabia Saudita dell’eolico”

Gregorio Sorgi

Il premier ha presentato il suo programma per ricostruire il paese dopo l’emergenza sanitaria. La strategia comunicativa del governo inglese è quella di guardare avanti e promettere una rinascita economica dopo la pandemia

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Boris Johnson ha promesso di trasformare la Gran Bretagna “nell’Arabia Saudita dell’eolico” al termine della pandemia. Il discorso del primo ministro alla conferenza virtuale del Partito conservatore è stato un inno all’ottimismo tanto che alcuni commentatori sostengono che sia tornato il “vecchio Boris”. Johnson ha presentato il suo programma per ricostruire il paese dopo l’emergenza sanitaria, illustrando alcune riforme strutturali che verranno difficilmente attuate nel breve termine. Il premier ha parlato come se l’emergenza sanitaria fosse già alle spalle. In realtà i casi giornalieri in Gran Bretagna sono in costante aumento e l’attività del governo nei prossimi mesi continuerà a essere dominata dal virus.

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Boris Johnson ha promesso di trasformare la Gran Bretagna “nell’Arabia Saudita dell’eolico” al termine della pandemia. Il discorso del primo ministro alla conferenza virtuale del Partito conservatore è stato un inno all’ottimismo tanto che alcuni commentatori sostengono che sia tornato il “vecchio Boris”. Johnson ha presentato il suo programma per ricostruire il paese dopo l’emergenza sanitaria, illustrando alcune riforme strutturali che verranno difficilmente attuate nel breve termine. Il premier ha parlato come se l’emergenza sanitaria fosse già alle spalle. In realtà i casi giornalieri in Gran Bretagna sono in costante aumento e l’attività del governo nei prossimi mesi continuerà a essere dominata dal virus.

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Tuttavia, da qualche settimana la strategia comunicativa del governo è quella di guardare avanti e promettere una rinascita economica dopo la pandemia. Il nuovo slogan di Downing Street è “ricostruire meglio” e il premier nel suo discorso ha ripetuto più volte che “non si tornerà al 2019”. Johnson traccia un parallelo con il governo di unità nazionale che durante la seconda guerra mondiale ha illustrato “la visione della nuova Gerusalemme che avrebbe costruito al termine del conflitto”. La grande conquista del secondo dopoguerra è stata la creazione del sistema sanitario nazionale, che non è mai stato apprezzato come negli ultimi mesi. Per Johnson la grande sfida dell’era post Covid è la rivoluzione verde, uno dei temi al centro del suo programma elettorale. 

 

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Il primo ministro crede che la Gran Bretagna “debba diventare il leader mondiale nella produzione di energia rinnovabile” che a suo dire sarà più economica del gas e del carbone. “Avete sentito bene - ha detto Johnson - Il vostro bollitore, il riscaldamento, il veicolo elettrico - tutti questi verranno alimentati dalla brezza delle nostre isole”. Nel momento più duro della sua permanenza a Downing Street, il primo ministro ritrova lo spirito trionfalista che più gli si addice. Promette la costruzione di “nuovi mulini a vento che galleggiano sul mare - e che produrranno un gigawatt di energia entro il 2030” e critica chi, come lui, fino a pochi anni fa derideva l’energia eolica. Il premier sostiene che il Regno Unito “diventerà per il vento ciò che l’Arabia Saudita è per il petrolio”: una fonte di risorse sconfinate che, nel caso dell’energia rinnovabile, non produce alcun danno per l’ambiente.

 

Dopo essersi soffermato su un tema che viene tradizionalmente associato al mondo progressista, Johnson punta sui cavalli di battaglia della base conservatrice. Il premier promette l’assunzione di venti mila nuovi agenti di polizia per “garantire la legge e l’ordine nelle nostre strade”. Sulle questioni economiche Johnson ribadisce che il cancelliere allo Scacchiere Rishi Sunak ha preso delle misure “che nessun cancelliere conservatore avrebbe mai voluto prendere” e che “vanno contro il nostro istinto” . Tuttavia, Johnson ha spiegato che l’interventismo dello stato e l’enorme indebitamento degli ultimi mesi sono più che giustificati dalle circostanze attuali. Per la ricostruzione il premier ha ribadito alcuni vecchi mantra dei conservatori. Per esempio, ha promesso di costruire nuovi appartamenti e agevolare l’acquisto della prima casa per i giovani. “Trasformeremo la generazione affitto nella generazione acquisto - ha affermato il premier - Dobbiamo ridare potere alla gente, il potere di possedere la propria casa, il potere di decidere il colore con il quale dipingere il portone di casa”. 

 

Non si ricorda un premier conservatore che ha dato così tanta importanza ai temi identitari. Johnson è intervenuto nel dibattito sulla cancel culture, che ha portato alla rimozione e alla distruzione di alcuni simboli nazionali ritenuti offensivi. Il premier si pone come l’argine alla cancellazione della storia britannica, e accusa il Labour di fiancheggiare i fanatici di estrema sinistra. Tuttavia, alcuni esponenti laburisti rivolgono la critica opposta al leader Keir Starmer, ovvero quella di essere troppo duro con gli attivisti radicali. “Noi siamo fieri della cultura e della tradizione di questo paese - ha affermato Johnson -  Loro vogliono abbattere le statue, vogliono riscrivere il programma educativo per renderlo più politicamente corretto”. 

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La visione di Johnson è orientata verso i prossimi dieci anni e mette insieme diversi filoni del suo programma elettorale: l’ambentialismo, la Brexit, la legge e l’ordine, gli investimenti pubblici. “Alzate gli occhi e immaginate di arrivare in Gran Bretagna nel 2030 - conclude il premier - Arriverete sul vostro aereo a emissioni zero prodotto nel Regno Unito con il vostro passaporto blu (il colore dei documenti rilasciati dopo la Brexit, ndr), prenderete un taxi elettrico e quando vi volterete vedrete un paese trasformato”.

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