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oltre la pandemia

Il piano di BoJo per formare i lavoratori del futuro

Gregorio Sorgi

Il premier britannico ha molti guai con la gestione della pandemia, ma ha presentato un progetto per colmare il divario “insensato” tra università e scuole professionali

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Londra. Boris Johnson ha presentato un piano nazionale per tornare “più forti di prima” al termine della pandemia. Secondo il premier la chiave per ripartire è la riforma del sistema di formazione dei lavoratori britannici. Questo tema è un vecchio cavallo di battaglia del primo ministro, che è stato reso molto attuale dall’emergenza sanitaria. Johnson ha spiegato in un discorso in una scuola professionale a Exeter che la pandemia accelererà alcuni cambiamenti nel mondo del lavoro e i britannici non possono farsi trovare impreparati. Per questo il governo ha promesso grandi investimenti nella formazione tecnica e professionale, che è stata trascurata negli ultimi decenni.

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Londra. Boris Johnson ha presentato un piano nazionale per tornare “più forti di prima” al termine della pandemia. Secondo il premier la chiave per ripartire è la riforma del sistema di formazione dei lavoratori britannici. Questo tema è un vecchio cavallo di battaglia del primo ministro, che è stato reso molto attuale dall’emergenza sanitaria. Johnson ha spiegato in un discorso in una scuola professionale a Exeter che la pandemia accelererà alcuni cambiamenti nel mondo del lavoro e i britannici non possono farsi trovare impreparati. Per questo il governo ha promesso grandi investimenti nella formazione tecnica e professionale, che è stata trascurata negli ultimi decenni.

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La diagnosi di Johnson è che i lavoratori britannici non possiedono le competenze richieste dalle aziende. Fin troppi ragazzi che escono dall’università non trovano un impiego adatto alle loro abilità e finiscono per svolgere dei lavori sotto pagati. Al contrario, pochi giovani si specializzano nelle discipline professionali richieste dal mercato. “Un numero insufficiente di britannici hanno le competenze necessarie per fare i programmatori informatici, i meccanici e i tecnici di laboratorio”, ha detto il premier notando che molti lavoratori in questi campi provengono dall’estero. Per garantire una formazione continua, il governo ha promesso di finanziarie dei corsi professionali per i lavoratori adulti senza un diploma.  

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Secondo Johnson, questo problema nasce da un pregiudizio culturale. Per tanti anni i governi di ogni colore hanno incoraggiato i giovani ad andare all’università, trascurando le scuole professionali. Tony Blair coniò il famoso slogan “Education, education, education” e promise di volere fare studiare il 50 per cento dei giovani all’università. Oggi anche il figlio dell’ex premier laburista, il trentaseienne Euan, riconosce che questa strategia non ha dato i frutti sperati. “Il livello di istruzione è la più grande divisione della nostra società”, ha scritto Euan Blair in uno studio per il think tank Policy Exchange, sostenendo che questo problema sia stato una delle cause del successo dei populisti. Eppure per anni anche i conservatori hanno puntato sulle università, sostenendo che il merito e l’istruzione avrebbero aumentato le opportunità in tutto il paese. Il primo governo di David Cameron aumentò le rette universitarie a 9 mila sterline per consentire agli atenei di fare iscrivere un maggior numero di studenti.  

 

Tuttavia, Johnson oggi sostiene che bisogna cambiare questo paradigma per creare una società “più giusta e più ricca”. “Dobbiamo colmare il divario insensato tra l’università e le scuole professionali”, ha detto il premier promettendo di “terminare il trattamento preferenziale per gli atenei”. Il governo ha annunciato che imporrà le stesse regole per chiedere un prestito all’università o a una scuola professionale. 

 

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Questo programma è proiettato verso il lungo termine, e alcune delle promesse più significative entreranno in vigore dal prossimo aprile. Tuttavia, il premier ha voluto tenere il discorso stamattina - nel giorno in cui sono state annunciate nuove restrizioni in alcune aree del paese - per attribuirgli un valore simbolico. Johnson vuole fare intravedere la luce in fondo al tunnel e dimostrare che il paese “tornerà più forte” al termine della crisi sanitaria. Dopo avere annunciato restrizioni e divieti, questa è la prima volta dall’inizio della pandemia in cui il premier lancia un messaggio di ottimismo che farà tirare un sospiro di sollievo ai suoi colleghi di partito. 

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Molte figure vicine a Johnson si erano lamentate del suo atteggiamento timido e remissivo negli ultimi mesi e lo avevano spronato a rilanciare il suo programma riformista. Il discorso di oggi segnala anche l’importanza sempre maggiore dei Blue Collar Conservatives, la corrente di sinistra del partito che rappresenta le ex roccaforti laburiste nel nord dell’Inghilterra. In queste aree la disoccupazione e la fuga di cervelli sono dei problemi particolarmente seri, che i nuovi deputati conservatori hanno molto a cuore. Ieri sera i Blue Collar Conservatives hanno tenuto un lungo dibattito virtuale in cui hanno proposto delle strategie per ridurre le diseguaglianze territoriali e costruire un futuro più roseo per la “working class bianca”. Le loro idee sono state accolte dal premier.

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