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"Una punizione collettiva"

La Francia vuole richiudere i ristoranti e gli chef sono pronti alla rivolta

Mauro Zanon

Saracinesche abbassate per bar e sale a Marsiglia, Aix-en-Provence e Guadalupa da lunedì. A Parigi chiusura anticipata alle 22

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“Invito tutti i sindacati della nostra professione a unirsi, a esprimersi con una sola voce e a battere i pugni sul tavolo con forza per essere ascoltati dal governo”. Philippe Etchebest, chef stellato e celebre volto mediatico di “Cauchemar en cuisine”, il “Cucine da incubo” francese, è infuriato contro le nuove misure restrittive annunciate dal governo per contrastare l’epidemia da coronavirus. A partire da lunedì, tutti i bar e i ristoranti di Marsiglia, Aix-en-Provence e della Guadalupa, considerate “zone di massima allerta”, dovranno restare chiusi, e a Parigi, Lione, Lilla, Bordeaux, Nizza e Tolosa, “zone di allerta rafforzata”, saranno costretti ad abbassare le saracinesche alle 22.00.

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“Invito tutti i sindacati della nostra professione a unirsi, a esprimersi con una sola voce e a battere i pugni sul tavolo con forza per essere ascoltati dal governo”. Philippe Etchebest, chef stellato e celebre volto mediatico di “Cauchemar en cuisine”, il “Cucine da incubo” francese, è infuriato contro le nuove misure restrittive annunciate dal governo per contrastare l’epidemia da coronavirus. A partire da lunedì, tutti i bar e i ristoranti di Marsiglia, Aix-en-Provence e della Guadalupa, considerate “zone di massima allerta”, dovranno restare chiusi, e a Parigi, Lione, Lilla, Bordeaux, Nizza e Tolosa, “zone di allerta rafforzata”, saranno costretti ad abbassare le saracinesche alle 22.00.

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“Bisogna smetterla di stigmatizzare il nostro mestiere. Siamo i garanti del rispetto delle misure: le persone arrivano con le mascherine, mettono il gel, c’è il distanziamento sociale. Quando si alzano, chiediamo loro di indossare la mascherina. C’è una vera sicurezza nei nostri ristoranti. Perché si autorizza una manifestazione con mille persone? Io ho un ristorante con ottanta coperti. Ora, ne ho solo cinquanta a causa del distanziamento fisico. Allora, perché dovrei chiudere?”, ha attaccato lo chef in un’intervista al canale televisivo M6. Ai fornelli del Quatrième Mur, raffinata brasserie situata in pieno centro storico bordolese, Etchebest è il portavoce della rivolta dei cuochi francesi, vittime di un settore che era già in crisi prima dell’esplosione dell’epidemia, a causa degli attentati e delle rivolte dei gilet gialli che hanno ridotto pesantemente il flusso di turisti.

 

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Proprio ora che i ristoranti iniziavano a rialzare la testa dopo i mesi nefasti di lockdown, questi annunci suonano a Marsiglia come una “condanna a morte”, ha detto al Figaro Laurent Catz, proprietario del Madame Jeanne, situato a pochi passi dal porto vecchio della città focea. “Siamo ancora in convalescenza e ci obbligano nuovamente a chiudere”, commenta sconsolato Catz, supportato da Bernard Marty, boss locale dell’influente Union des métiers et des industries de l’hôtellerie (Umih): “Rappresentiamo 7.500 attività nel dipartimento e veniamo a sapere tramite Bfm.tv che dobbiamo chiudere. Lo stato non ci rispetta e ci vuole uccidere, ma non moriremo senza batterci”.

 

Gli stessi toni bellici sono utilizzati dai rappresentanti politici delle Bocche del Rodano, il dipartimento di Marsiglia, visto che il tasso di incidenza e il tasso di positività sono entrambi calati nell’ultima settimana, mentre a Parigi sono in continuo aumento. “Sono decisioni politiche che nessuno può accettare”, ha dichiarato la sindaca di Marsiglia Michèle Rubirola, “sarà una vera catastrofe economica”, ha reagito la presidente della metropoli Aix-Marseille-Provence Martine Vassal, “è un quasi-riconfinamento, una punizione collettiva”, ha detto il numero uno della regione, Renaud Muselier. E Benoît Payan, vice sindaco di Marsiglia, ha chiesto un “rinvio di dieci giorni” delle nuove misure, denunciandone la “violenza inaccettabile”. La decisione, nonostante i tweet concilianti del ministro della Salute Olivier Véran, è stata unilaterale ed è arrivata da Parigi senza consultazioni con gli attori locali.

 

Un gesto “brutale”, secondo il presidente della Camera del commercio e dell’industria (Cci) della metropoli Aix-Marseille-Provence. Sulla polemica è intervenuta a gamba tesa anche la sindaca di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, dicendosi “in disaccordo” con le misure restrittive “prese, purtroppo, senza alcuna concertazione”. Philippe Etchebest, lo scorso giugno, quando la seconda ondata era ancora lontana, aveva annunciato che il 40 per cento dei ristoranti avrebbe chiuso definitivamente entro la fine dell’anno senza un importante intervento di sostegno al settore da parte dell’esecutivo. Con i nuovi annunci, c’è un sentimento diffuso di rabbia e frustrazione, perché, chiede Etchebest rivolgendosi al ministro Véran: “Cosa succederà dopo le 22.00? Il virus smetterà forse di circolare? Ma per favore…”.

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