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Sure è pronto e farà da ponte in attesa del Recovery fund tormentato

David Carretta

Le due lettere del commissario Gentiloni (importanti per l’Italia) e i ritardi accumulati nella lotta tra Pe e governi nazionali

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In attesa del Recovery fund, Paolo Gentiloni ieri ha inviato due lettere importanti per i governi dell’Unione europea e con implicazioni importanti per l’Italia. La prima, indirizzata a tutti i ministri delle Finanze e firmata con il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, conferma che il Patto di stabilità e crescita resterà congelato per tutto il prossimo anno. “La clausola di deroga generale” dal Patto “rimarrà attiva nel 2021”, hanno spiegato Gentiloni e Domrovskis per dare indicazioni ai governi sulle bozze di bilancio che devono inviare alla Commissione entro il 15 ottobre: “Le politiche fiscali degli stati membri devono continuare a sostenere la ripresa”, anche se la Commissione presterà “particolare attenzione alla qualità” degli stimoli. La seconda lettera di Gentiloni è stata inviata a Olaf Scholz, il ministro delle Finanze della Germania, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ecofin. Il commissario all’Economia ha detto che tutti gli stati membri hanno fornito le garanzie per Sure, lo strumento da 100 miliardi per la cassa di integrazione e altre forme di sostegno all’occupazione.

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In attesa del Recovery fund, Paolo Gentiloni ieri ha inviato due lettere importanti per i governi dell’Unione europea e con implicazioni importanti per l’Italia. La prima, indirizzata a tutti i ministri delle Finanze e firmata con il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, conferma che il Patto di stabilità e crescita resterà congelato per tutto il prossimo anno. “La clausola di deroga generale” dal Patto “rimarrà attiva nel 2021”, hanno spiegato Gentiloni e Domrovskis per dare indicazioni ai governi sulle bozze di bilancio che devono inviare alla Commissione entro il 15 ottobre: “Le politiche fiscali degli stati membri devono continuare a sostenere la ripresa”, anche se la Commissione presterà “particolare attenzione alla qualità” degli stimoli. La seconda lettera di Gentiloni è stata inviata a Olaf Scholz, il ministro delle Finanze della Germania, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ecofin. Il commissario all’Economia ha detto che tutti gli stati membri hanno fornito le garanzie per Sure, lo strumento da 100 miliardi per la cassa di integrazione e altre forme di sostegno all’occupazione.

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Di fatto Sure è pronto: appena il Consiglio darà il via libera alle proposte di Gentiloni per i singoli paesi, la Commissione potrà emettere debito sui mercati e iniziare a far fluire i 100 miliardi verso le capitali. L’Italia con 27,4 miliardi sarà il principale beneficiario.

 

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La Commissione è stata poi particolarmente generosa sulle spese eleggibili: il governo Conte potrà usare Sure non solo per la cassa integrazione, ma anche per vari bonus (partite Iva, stagionali agricoli, intermittenti, collaboratori delle associazioni sportive, lavoratori domestici e temporanei), per diverse indennità (imprese individuali e professionisti, congedi parentali e voucher babysitter) e per alcuni crediti d’imposta (adeguamento ambienti di lavoro, sanificazione e acquisto di dispositivi di protezione). Il vantaggio è simile a quello della linea di credito pandemica del Mes: il prestito avrà una maturità media massima di 15 anni, con un tasso praticamente nullo. Il risparmio complessivo per le finanze pubbliche è stato stimato da Roberto Gualtieri in 5,5 miliardi. Sure è anche un ponte in attesa che il Recovery fund diventi operativo. Il primo 10 per cento dei 209 miliardi non arriverà prima di maggio-giugno. Ma il calendario rischia di allungarsi ulteriormente a causa del braccio di ferro tra Parlamento europeo e governi sul bilancio 2021-27 dell’Ue, da cui dipende il Recovery fund. L’accordo raggiunto al vertice di luglio deve essere ratificato dai deputati europei, che non sono del tutto soddisfatti. “Serve un passo avanti”, ha detto David Sassoli, dopo un incontro con Angela Merkel e Ursula von der Leyen lunedì. Il Parlamento chiede più risorse per progetti europei come sanità, ricerca e Erasmus, ma gli stati membri hanno escluso di alzare il tetto di 1.100 miliardi in sette anni. Il Parlamento vuole impegni vincolanti sulle nuove risorse proprie (le tasse su plastica, digitale, emissioni) che dovrebbero servire a rimborsare il debito Ue, ma i governi non possono accettare per via dell’unanimità. I deputati chiedono di essere coinvolti nella gestione del Recovery fund, ma gli stati membri sono disposti al massimo a una consultazione. Il punto più controverso è lo stato di diritto: Ungheria e Polonia hanno minacciato di non ratificare la “decisione sulle risorse proprie” da cui dipendono bilancio e Recovery fund, se ci sarà un “meccanismo” per vincolare i fondi al rispetto di democrazia e valori. La presidenza tedesca dell’Ue dovrebbe presentare una proposta sullo stato di diritto nelle prossime settimane. “Questi negoziati non sono semplici”, ha ammesso il ministro per gli Affari europei, Michael Roth. La scadenza di fine settembre per un accordo tra Parlamento e governi non sarà rispettata. E, ogni settimana che passa, aumentano i rischi di ulteriori ritardi nell’esborso dei soldi del Recovery fund.

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