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Per chi suona la campana 

Giulio Meotti

La Spagna sconsacra la Valle dei Caduti, caccia i monaci e forse abbatte la croce. Parla il poeta García-Máiquez: “Lì si sa perché si è morti, ma ora la morte è l’abisso della società”

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“Il Monumento a tutti i caduti, sul cui sacrificio trionfano le armi pacificatrici della Croce”. Così il dittatore Francisco Franco definì il sacrario della Valle de los Caídos. Dopo aver traslato le spoglie del “generalissimo”, un anno fa, il governo spagnolo si chiede ora cosa fare della croce di 150 metri, visibile da 40 chilometri e che sovrasta il cimitero della guerra civile, dove riposano repubblicani e franchisti, e dei monaci che lì pregano e vegliano da 70 anni sul più grande monumento al cattolicesimo nazionale in Spagna nonché, per dirla con  il País, “la più grande fossa comune  al mondo”. La vicepresidente del governo, Carmen Calvo, ha avvertito che la Fondazione Santa Cruz della Valle de los Caídos è “incompatibile con il nuovo progetto” che il Consiglio dei ministri ha appena approvato. E’ la “Legge sulla Memoria Democratica”. Calvo ha assicurato che l’ordine religioso dei monaci benedettini “si spegnerà automaticamente” perché, nelle sue parole, “non ha più alcun senso in relazione al nuovo obiettivo della Memoria Democratica”. I monaci (e forse la croce) devono dunque sparire. Questo  immenso, austero sepolcro fu fatto costruire da Franco ai piedi dei monti della Sierra del Guadarrama, a nord di Madrid, sullo sfondo delle pinete di “Per chi suona la campana”. L’ossario è sovrastato da una grande croce di granito (cinque volte più grande del Cristo del Corcovado a Rio de Janeiro) sopra una cripta e una chiesa sotterranee lunghe 264 metri, costruite per ospitare i resti di 35 mila combattenti franchisti e di ottomila mila repubblicani. Verrà dunque “estinta” la fondazione dei monaci che fino a ora ha gestito l’abbazia, attraverso la sconsacrazione del luogo, dove si trova un frammento di legno, lignum crucis, che secondo la tradizione cristiana apparterrebbe alla croce sulla quale sarebbe stato crocefisso Gesù e che era stato offerto ai monaci nel 1960 da Papa Giovanni XXIII. “Mentre si verifica la sua estinzione, ci sarà un regime transitorio che regoleremo per decreto”, annunciano dalla Moncloa. Una volta che ciò accadrà, la Valle diventerà un cimitero civile.

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“Il Monumento a tutti i caduti, sul cui sacrificio trionfano le armi pacificatrici della Croce”. Così il dittatore Francisco Franco definì il sacrario della Valle de los Caídos. Dopo aver traslato le spoglie del “generalissimo”, un anno fa, il governo spagnolo si chiede ora cosa fare della croce di 150 metri, visibile da 40 chilometri e che sovrasta il cimitero della guerra civile, dove riposano repubblicani e franchisti, e dei monaci che lì pregano e vegliano da 70 anni sul più grande monumento al cattolicesimo nazionale in Spagna nonché, per dirla con  il País, “la più grande fossa comune  al mondo”. La vicepresidente del governo, Carmen Calvo, ha avvertito che la Fondazione Santa Cruz della Valle de los Caídos è “incompatibile con il nuovo progetto” che il Consiglio dei ministri ha appena approvato. E’ la “Legge sulla Memoria Democratica”. Calvo ha assicurato che l’ordine religioso dei monaci benedettini “si spegnerà automaticamente” perché, nelle sue parole, “non ha più alcun senso in relazione al nuovo obiettivo della Memoria Democratica”. I monaci (e forse la croce) devono dunque sparire. Questo  immenso, austero sepolcro fu fatto costruire da Franco ai piedi dei monti della Sierra del Guadarrama, a nord di Madrid, sullo sfondo delle pinete di “Per chi suona la campana”. L’ossario è sovrastato da una grande croce di granito (cinque volte più grande del Cristo del Corcovado a Rio de Janeiro) sopra una cripta e una chiesa sotterranee lunghe 264 metri, costruite per ospitare i resti di 35 mila combattenti franchisti e di ottomila mila repubblicani. Verrà dunque “estinta” la fondazione dei monaci che fino a ora ha gestito l’abbazia, attraverso la sconsacrazione del luogo, dove si trova un frammento di legno, lignum crucis, che secondo la tradizione cristiana apparterrebbe alla croce sulla quale sarebbe stato crocefisso Gesù e che era stato offerto ai monaci nel 1960 da Papa Giovanni XXIII. “Mentre si verifica la sua estinzione, ci sarà un regime transitorio che regoleremo per decreto”, annunciano dalla Moncloa. Una volta che ciò accadrà, la Valle diventerà un cimitero civile.

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Il Partito popolare si oppone alla legge e accusa il governo di riaprire vecchie ferite e di dividere il paese, tacciando il premier Pedro Sánchez di essere una sorta di becchino ossessionato dalle tombe, mentre i socialisti dicono che è necessario laicizzare la Valle dei simboli cristiani perché compromessi con il franchismo. “Concepiamo la Valle dei Caduti come un luogo di pace, riconciliazione e concordia, e con questi atteggiamenti si ottiene il contrario, confrontandosi con il popolo spagnolo, che era già sulla via della riconciliazione dopo 80 anni”, ha detto il presidente dell’Associazione per la difesa della Valle dei Caduti, Pablo Linares. E’ iniziata una raccolta firme delle famiglie che hanno sepolti lì i propri cari (a oggi siamo a 212 nuclei familiari). I monaci arrivarono a Cuelgamuros il 17 luglio 1958 con la missione di pregare per i caduti. La loro esistenza era regolata da un decreto legge, datato 23 agosto 1957, che istituiva la Fondazione della Santa Croce. I monaci dipendono dall’Abbazia di Solesmes (Francia) e dall’Arcivescovado di Madrid, a cui la comunità appartiene territorialmente. Il presidente della Fondazione Franco, Juan Chicharro, ha detto che la demolizione della grande croce che presiede la Valle sarebbe un’azione “nel più puro stile talebano”. Il cardinale arcivescovo di Barcellona, Juan José Omella, presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha chiesto al governo di salvare i monaci. “La gente è interessata a cacciarli in questo momento?”, ha chiesto Omella. “E’ una questione in cui noi vescovi vogliamo aiutare”. A fare cosa, “ad abbattere la croce?”, non pochi cattolici si sono chiesti. Così alcuni vescovi hanno usato toni più barricaderi. “Oggi come ieri viviamo gli attacchi di una cultura laicista che non rispetta la fede e la libertà”, ha detto il vescovo di Alcalá, Juan Antonio Reig Pla. Già nel 2007 si cominciò con una legge della “Memoria storica” ai tempi del governo Zapatero per iniziare a fare passare il concetto che la Valle dovesse diventare un monumento contro il fascismo.

 

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Contro la sconsacrazione c’è chi rievoca un famoso episodio della  guerra civile, quello del 23 luglio del 1936, quando cinque giovani furono uccisi mentre cercavano di difendere e salvare il monumento del Sacro Cuore a Getafe. I miliziani repubblicani inscenarono la “cerimonia” immortalata poi in una celebre fotografia: la fucilazione dell’immagine di Gesù e la distruzione delle sculture, prima a mano e poi con la dinamite. La stampa del Fronte popolare commentò la “sparizione di un impiccio”. “Sullo sfondo del caso della Valle dei Caduti, ovviamente, c’è la laicità”, racconta al Foglio il poeta e scrittore Enrique  García-Máiquez, contrario alla sconsacrazione.  “Ma i monaci sono lì in missione per pregare per le vittime della guerra civile di entrambe le parti, sepolte insieme nella basilica. Trovo non solo preoccupante, ma pericolosa, questa resurrezione di fantasmi che viene effettuata per ragioni a breve termine, soprattutto combinate a nazionalismi egoistici, a un logorio politico e a una terribile crisi economica che incombe su di noi”.  García-Máiquez è allarmato dalla perdita di pietas del suo paese. “Sono della stessa città di Don Pedro Muñoz Seca, che a chi venne per ucciderlo nel 1936 rispose con un inchino cerimonioso: ‘Molto onorato, molto onorato’. Mi viene in mente di fronte all’intenzione del governo di espellere i benedettini dalla Valle, convertirla in un cimitero civile e distruggere la croce più grande del mondo. So perché lo fanno, anche se hanno giustificazioni confuse, retoriche e demoscopiche. In fondo, a El Valle si sa perché si è morti, mentre la morte è il grande abisso della società attuale e dei suoi politici. Con una strana vertigine non sopportano la propria mancanza di senso, ma ne sono attratti come un magnete. Non sono stati in grado di trattare con dignità le decine di migliaia di vittime del Covid, stanno proponendo l’eutanasia in questo momento, predicano l’aborto come un diritto, e vogliono entrare in un vecchio cimitero per ‘riassegnarlo’. Hanno bisogno di rimuovere la croce il giorno dopo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, perché lei affronta il vuoto, e sentono che solo quando il vuoto sarà completo potranno finalmente riposare. Per questo la croce della Valle non sarà l’ultima a gettarli nello sgomento. Anche quella che indosso al petto.

 

Tutte le croci rappresentano la stessa croce, l’unica. Lo ha detto Azaña: ‘La Spagna non è più cattolica’. L’allora ministro della Guerra pronunciò questa famosa e controversa frase il 13 ottobre 1931 al Congresso. Paradossalmente è un barlume di speranza, perché dopo il 1931 divenne chiaro che la Spagna non aveva cessato di essere cattolica. Potrebbero dirlo adesso, ma ne sono sicuri? Non credo sia una cosa razionale, ma una conseguenza dell’odio per la fede. Naturalmente o sopranaturalmente, non possono sopportare di vedere la croce. Questa è la cosa pericolosa. Non si tratta veramente di una croce concreta, ma della Croce. L’obiettivo? Dio è il grande ostacolo per chiunque voglia deificare o divinizzare un’ideologia o uno stile di vita. Non so come potrò difendere la grande croce di El Valle, ma quando verranno per quella al mio petto, potrò dire loro dal cuore: ‘Molto onorato, signori, molto onorato’”.  García-Máiquez parla del progetto di eutanasia portato avanti dal governo e di come il maltrattamento dei morti si lega a quello dei vivi. Ci spiega che “è come  la Grande Mietitrice, ma invece di una falce, usa un rasoio a doppia o tripla lama. Nemmeno nei momenti peggiori della più stretta reclusione in Europa si è ritenuto di chiudere le cliniche abortiste. C’è una chiara pulsione di morte, un istinto mortuario, una tanatofilia. Il deserto demografico rende molto difficile il mantenimento del servizio sanitario nazionale (già duramente colpito dalla pandemia) e c’è la tentazione di alleggerire in qualche modo la domanda degli anziani (che sono i massimi utenti), oltre ad alleviare le spese delle pensioni. Sebbene si definiscano socialisti e neocomunisti, pensano e agiscono come neoliberisti recalcitranti. Ritengono che ogni libertà individuale sia buona.

 

 

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Ci vorrebbe un po’ di prudenza: le esperienze di altri paesi dimostrano che alla fine non viene liquidato solo chi lo vuole, ma che ci sono pressioni dirette e indirette a favore dell’eutanasia. E vanno affrontate anche con coraggio: ci sono libertà che non sono tali, ma condizionate dalle circostanze e dagli interessi. Ad esempio, è dimostrato che se i servizi palliativi sono eccellenti, il numero di volontari per l’eutanasia precipita. Un deciso investimento nella medicina del dolore è più in linea con la dignità dell’individuo e con i veri desideri dei malati e delle loro famiglie. Eppure anche qui interviene la vergognosa mentalità socialista. E infine c’è, mi dispiace dirlo, l’istinto tanatofilo, che è il culmine del nichilismo, a sua volta la sintesi di relativismo e sentimentalismo, che sono l’ideologia ufficiale della Spagna, in senso lato. C’è una segreta pulsione di morte in Spagna che in effetti nessuno capisce”. Forse ci aiuta, allora, la letteratura. “Mi ricorda ‘Il padrone del mondo’ di Benson. E anche lo strano puritanesimo de ‘L’osteria volante’ di G. K. Chesterton. Ricorda anche una storia di Jorge Luis Borges in cui una carovana è in un deserto accanto a un muro che cambia colore leggermente, molto leggermente, e il muro è molto lungo e la strada richiede molti giorni. Se all’inizio il muro era bianco alla fine è nero, ma i viandanti non hanno percepito il cambiamento cromatico per via di quanto fosse stato graduale e lento. Qualcosa di simile è accaduto in Spagna, siamo passati dalla speranza della transizione alla disperazione del nichilismo senza neanche accorgercene”. Contro chi vorrebbe dissotterrare l’ascia della guerra civile per usarla in quella culturale risuonano le parole che ci ha consegnato proprio il romanzo di Ernest Hemingway, ambientato nella Sierra di Guadarrama dove sorge la Valle dei Caduti: “E allora, non chiedere mai per chi suona la campana. Essa suona per te”.

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