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La donna che Trump vuole alla Corte Suprema ha deciso un caso che ha fatto scuola

Daniele Ranieri

Dopo un presunto stupro in un campus, il giudice Barrett accolse il ricorso dell'accusato perché "è plausibile che la commissione chiamata a giudicare abbia un pregiudizio contro l'uomo" 

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Entro tre giorni al massimo il presidente americano, Donald Trump, annuncerà il nome del giudice che andrà a prendere il posto rimasto vacante alla Corte Suprema dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg. Ieri il senatore repubblicano Mitt Romney, che dentro il Partito repubblicano gioca il ruolo di dissidente sempre in lotta contro Trump, ha dichiarato che questa volta voterà per confermare la nomina fatta da Trump e quindi il presidente ha già la certezza matematica che la sua proposta passerà il vaglio del Senato e che i democratici non possono farci nulla. L’impotenza degli oppositori di Trump è tale che già parlano di court packing, quindi della possibilità di aumentare il numero dei giudici della Corte Suprema se alle elezioni di novembre vincerà Biden e il Partito democratico conquisterà la maggioranza anche al Senato. In quel caso, con una legge federale potrebbero aggiungere nuovi giudici di loro scelta per neutralizzare quelli conservatori. 

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Entro tre giorni al massimo il presidente americano, Donald Trump, annuncerà il nome del giudice che andrà a prendere il posto rimasto vacante alla Corte Suprema dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg. Ieri il senatore repubblicano Mitt Romney, che dentro il Partito repubblicano gioca il ruolo di dissidente sempre in lotta contro Trump, ha dichiarato che questa volta voterà per confermare la nomina fatta da Trump e quindi il presidente ha già la certezza matematica che la sua proposta passerà il vaglio del Senato e che i democratici non possono farci nulla. L’impotenza degli oppositori di Trump è tale che già parlano di court packing, quindi della possibilità di aumentare il numero dei giudici della Corte Suprema se alle elezioni di novembre vincerà Biden e il Partito democratico conquisterà la maggioranza anche al Senato. In quel caso, con una legge federale potrebbero aggiungere nuovi giudici di loro scelta per neutralizzare quelli conservatori. 

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Molti considerano questa vicenda come una grande vittoria per il candidato repubblicano, che ancora una volta piazza un giudice conservatore alla Corte Suprema – è il motivo per il quale molti elettori lo apprezzano – ma Josh Barro, editorialista del New York Magazine, inserisce un elemento di scetticismo nella situazione e dice che c’è da considerare anche il caso opposto: alcune fasce di elettori repubblicani potrebbero non essere d’accordo con le decisioni eventuali della nuova Corte Suprema. Non sono un blocco automaticamente d’accordo su tutto e potrebbe non apprezzare decisioni di rottura in tema di aborto o di Obamacare.

Il nome che circola di più per ora è quello di Amy Coney Barrett, giudice in una delle tredici corti d’appello degli Stati Uniti. La Barrett l’anno scorso ha preso una decisione che per molti ha fatto scuola, nel senso che altri giudici l’hanno adottata per risolvere casi simili, e riguardava un caso di presunta violenza sessuale da parte di uno studente universitario contro una studentessa. L’argomento, come si capisce, è molto delicato e si presta a controversie che vanno a toccare l’opinione pubblica di tutta la nazione e hanno il potenziale per allargarsi a dismisura e diventare una discussione su molti temi. Lo studente, che viene indicato con lo pseudonimo John Doe, e la studentessa, Jane Doe, avevano cominciato una relazione nell’autunno 2015. A dicembre lei aveva tentato di suicidarsi davanti a lui, la loro relazione era finita e John Doe aveva avvisato l’università del tentativo di suicidio. Qualche mese dopo Jane Doe aveva denunciato lui e aveva sostenuto che, mentre dormivano nella stanza dello studente, l’aveva palpata mentre dormiva vestita. Lei sostiene che lui le avesse detto anche di averla penetrata con le dita qualche notte prima. La commissione dell’università decise di sospendere per un anno John Doe, che però quando lesse il rapporto dell’indagine interna scoprì che non c’era menzione del tentativo di suicidio da lui denunciato e si diceva che lui aveva confessato la violenza. Fece ricorso.

La Barrett, come membro di una giuria di tre giudici chiamata a decidere, disse che il criterio da adottare in questa situazione era semplice: è immaginabile che la commissione dell’università avesse un pregiudizio contro il maschio in una situazione del genere? Era immaginabile, quindi il ricorso andava accolto. La decisione della Barrett andava contro a una richiesta formale del dipartimento dell’Educazione datata 2011, quindi durante l’Amministrazione Obama, che rendeva più facile il percorso delle denunce per violenze sessuali nelle università. C’è da notare che anche la Ginsburg – che ora più che mai è un’icona democratica – sarebbe stata d’accordo. Interpellata sulla questione delle violenze sessuali e dei codici di condotta nei campus universitari nel 2018, aveva detto che la correttezza di ogni procedimento impone di sentire la versione dell’accusato, perché è un diritto da proteggere.

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