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“Prima i princìpi”

Così l’Ue ha avviato il suo “decoupling” lento nei confronti di Pechino

David Carretta

Lunedì il vertice con Xi. Toni concilianti, ma Bruxelles non è più ingenua sulle ambizioni della Cina

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Bruxelles. Angela Merkel, Ursula von der Leyen e Charles Michel lunedì cercheranno di rilanciare il dialogo dell’Unione europea con la Cina in una teleconferenza con il presidente cinese, Xi Jinping. Dopo il grande freddo provocato dalla pandemia di Covid-19, dall’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e dalla diplomazia sempre più aggressiva di Pechino, l’obiettivo è rimettere sui binari i negoziati di un accordo sugli investimenti che dovrebbe permettere alle imprese europee un migliore accesso e più protezioni nell’enorme mercato cinese. Le trattative in primavera si erano fermate a causa del costante rifiuto della Cina di fare concessioni. Nelle ultime settimane ci sono stati “progressi tangibili” su trasparenza dei sussidi, disciplina per le imprese di stato e regole sul trasferimento forzato di tecnologia, spiega un funzionario dell’Ue. “La reciprocità e la parità di condizioni” nell’accesso al mercato sono “un must”. Ma c’è “ottimismo sulla conclusione dei negoziati entro fine anno”, dice il funzionario.

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Bruxelles. Angela Merkel, Ursula von der Leyen e Charles Michel lunedì cercheranno di rilanciare il dialogo dell’Unione europea con la Cina in una teleconferenza con il presidente cinese, Xi Jinping. Dopo il grande freddo provocato dalla pandemia di Covid-19, dall’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong e dalla diplomazia sempre più aggressiva di Pechino, l’obiettivo è rimettere sui binari i negoziati di un accordo sugli investimenti che dovrebbe permettere alle imprese europee un migliore accesso e più protezioni nell’enorme mercato cinese. Le trattative in primavera si erano fermate a causa del costante rifiuto della Cina di fare concessioni. Nelle ultime settimane ci sono stati “progressi tangibili” su trasparenza dei sussidi, disciplina per le imprese di stato e regole sul trasferimento forzato di tecnologia, spiega un funzionario dell’Ue. “La reciprocità e la parità di condizioni” nell’accesso al mercato sono “un must”. Ma c’è “ottimismo sulla conclusione dei negoziati entro fine anno”, dice il funzionario.

I leader europei faranno pressioni anche su clima, tecnologie e diritti umani. Dalle risposte di Xi dipenderà la direzione della politica europea sulla Cina dei prossimi anni. Ma l’èra dell’approccio naïf, quella in cui si immaginava Pechino come un partner in economia e nel multilateralismo, è conclusa. Anche se in modo meno rumoroso di Trump, l’Ue ha avviato un processo di disaccoppiamento lento dalla Cina. “Europa e Cina sono sempre più separate l’una dall’altra”, spiega Mikko Huotari, direttore esecutivo del Mercator Institute for China Studies, che ha pubblicato un rapporto sull’approccio “Prima i princìpi” verso cui si dirige la politica cinese dell’Ue. C’è una “nuova traiettoria nelle relazioni” e “la rivalità sta aumentando”. Se nessuno nell’Ue – dice Huotari – parla apertamente di “decoupling”, negli ultimi mesi si sono moltiplicate misure difensive e regole in chiave anti Cina. Dazi anti dumping, monitoraggio degli investimenti esteri nei settori strategici, paletti per l’accesso al mercato europeo delle imprese straniere pubbliche o che beneficiano di sussidi pubblici, barriere di sicurezza sulle reti 5G: ultimo in ordine di tempo, la Commissione ha presentato un piano per ridurre la dipendenza dell’Ue nelle materie prime critiche.

Nei prossimi mesi è atteso il meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera: una “carbon tax” per le importazioni dai paesi che non rispettano gli standard CO2 dell’Ue per compensare il dumping ambientale. La pandemia Covid-19 ha innescato una rilocalizzazione di produzioni sanitarie e farmaceutiche. Anche sul piano politico l’Ue sta timidamente facendo sentire una voce più forte. Su Hong Kong von der Leyen ha minacciato “conseguenze”. Dopo la legge sulla sicurezza Merkel ha cancellato il vertice Ue-Cina che doveva tenersi a Lipsia con Xi e tutti i leader dei 27. Altro segnale: ufficialmente la teleconferenza di lunedì non è un “summit” ma un “meeting” e non ci sarà una dichiarazione comune. L’esito dell’incontro sarà però determinante per il dibattito del Consiglio europeo del 24 e 25 settembre sul futuro delle relazioni con la Cina. I 27 decideranno se “siamo troppo dipendenti nelle catene di approvvigionamento e se dobbiamo ridurre questa dipendenza”, spiega il funzionario europeo. Anche la manna degli investimenti cinesi viene ormai percepita come una minaccia. Un rapporto della Corte dei conti dell’Ue elenca 18 rischi politici, economici, sociali, tecnologici, legali e ambientali per chi si affida ai soldi della Cina. “Gli investimenti cinesi in attività sensibili e strategiche in Europa potrebbero incidere sulla sicurezza e sull’ordine pubblico”, avverte la Corte dei conti Ue: “I progetti dell’iniziativa per una nuova Via della Seta potrebbero indebolire la proprietà delle infrastrutture strategiche nazionali da parte degli stati membri, con implicazioni geopolitiche”.

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