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L'intervista

L’informazione di qualità batte il “presentismo”. La formula di Éric Fottorino

"Così, grazie a Lance Armstrong, ho risolto la guerra tra giornalismo cartaceo e digitale"

Mauro Zanon

La temporalità dei media, i nuovi inserti francesi, la missione educativa e l'aspetto estetico dei quotidiani. Parla un protagonista dell'informazione europea

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Parigi. Ai tempi in cui era direttore del Monde (2007-2011), il quotidiano dell’establishment parigino, Éric Fottorino prese una decisione rivoluzionaria per l’epoca: riunendo in un unico edificio le redazioni del giornale cartaceo e del web, che fino a quel momento avevano i loro uffici separati, rispettivamente nel Tredicesimo e nel Diciannovesimo arrondissement. “Non si conoscevano e non volevano conoscersi. Quelli che lavoravano per il web consideravano quelli del cartaceo come dei vecchi dinosauri che sarebbero spariti con la scintilla di internet, e quelli del cartaceo erano convinti che i giovani del web avessero le dite quadrate a forza di battere i tasti sulla loro tastiera”, ricorda Fottorino.

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Parigi. Ai tempi in cui era direttore del Monde (2007-2011), il quotidiano dell’establishment parigino, Éric Fottorino prese una decisione rivoluzionaria per l’epoca: riunendo in un unico edificio le redazioni del giornale cartaceo e del web, che fino a quel momento avevano i loro uffici separati, rispettivamente nel Tredicesimo e nel Diciannovesimo arrondissement. “Non si conoscevano e non volevano conoscersi. Quelli che lavoravano per il web consideravano quelli del cartaceo come dei vecchi dinosauri che sarebbero spariti con la scintilla di internet, e quelli del cartaceo erano convinti che i giovani del web avessero le dite quadrate a forza di battere i tasti sulla loro tastiera”, ricorda Fottorino.

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Due culture diverse, che quasi non si rivolgevano la parola, fino a quella mattina in cui un giornalista arrivò in redazione con uno scoop su Lance Armstrong. Le rotative stavano già girando per stampare l’edizione del giorno, ma Fottorino, invece di bloccarle per rifare la prima pagina e inserire la notizia appena arrivata, fece pubblicare la notizia in 1.500 battute sul sito web del quotidiano. La sera stessa, al 20 heures di France 2, il telegiornale più seguito di Francia, l’anchorman David Pujadas aprì con quell’informazione ma non citò "lemonde.fr", bensì “Le Monde”. Per Fottorino, oggi direttore del settimanale Le 1, fu una lezione di giornalismo, perché capì che la versione cartacea e la versione web del quotidiano potevano essere grandi amiche, e non delle sorelle nemiche destinate a uno scontro senza fine, pur mantenendo le loro specificità.

 

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“C’è un posto per il cartaceo e uno per il digitale, ma possono essere complementari. Non sono affatto d’accordo con quelli che dicono che i due supporti sono in guerra perenne”, dice al Foglio Fottorino, prima di aggiungere: “L’importante è privilegiare ogni volta la temporalità di un media. Il web è la reattività, e dunque un tempo molto breve. Ma nel web ci sono anche gli archivi, dunque un tempo molto lungo. Direi che il digitale ci permette di avere tutte le scale estreme del tempo: l’estremamente breve e l’estremamente lungo. Il cartaceo, invece, non può essere estremamente lungo, e non deve essere estremamente breve: deve rispettare una certa lunghezza, la gerarchia e la selezione. A differenza della rete, che è infinita, il giornale cartaceo è un prodotto finito, che ha dei limiti di pagina e di battute. Io per esempio con Le 1 ho scelto un foglio ripiegabile tre volte su stesso".

 

"Ma quando si decide la lunghezza, bisogna anche scegliere il proprio perimetro. America (mook fondato nella primavera del 2017, ndr) parla esclusivamente di questioni americane, Zadig (trimestrale lanciato nel 2019, ndr) si occupa solamente della Francia, Le 1, infine, affronta un unico tema a settimana”. A marzo, ha pubblicato “La presse est un combat de rue” (Éditions de l’Aube), una difesa romantica della “cultura del cartaceo”. E a giugno, è uscito il primo numero del suo nuovo progetto editoriale, Légende, consacrato alle grandi icone della nostra epoca, sportive, artistiche, intellettuali: una rivista bella da possedere e di qualità. “Un giornale di qualità è un giornale che risponde a un’attesa, a un bisogno dei lettori, e che permette di riflettere. Oggi abbiamo fatto della velocità una virtù, ma la velocità permette solo di reagire, non di riflettere.

 

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Un giornale di qualità è un invito, un incitamento alla riflessione, ma non sulla base di teorie intellettuali, bensì sulla base dell’attualità”, spiega al Foglio Fottorino, mettendo l’accento sull’importanza educativa di un giornale: “L’educazione sta nel tendere la mano al lettore per permettergli di capire qual è il contesto in cui si iscrive il presente. Siamo in una società che potremmo chiamare ‘presentista’, dove il passato e il futuro non esistono, dove il presente è onnipresente. Un giornale che educa è un giornale che inserisce il presente in una scala di tempi più larga, che permette di non avere le vertigini, di relativizzare, di fare dei confronti”.

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Per Fottorino, l’aspetto estetico è sempre stato importante tanto quanto l’aspetto giornalistico, il contenitore deve essere bello come il contenuto. “La bellezza esprime qualcosa di profondo, perché quando un testo è messo bene in pagina, con dei caratteri e dei colori scelti bene, il lettore viene trasportato in un clima e in un’atmosfera che lo portano a concentrarsi”, dice al Foglio Fottorino. E conclude: “Un buon giornale è un giornale che come un magnete attira lo sguardo, un oggetto che è stato pensato con cura e che cerca una forma di bellezza e di eleganza propizia alla lettura”.

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