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Questa è la Cina di Xi Jinping

Redazione

Le relazioni tra Australia e Pechino ai minimi, e i giornalisti sotto accusa

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In Cina non ci sono più corrispondenti di nazionalità australiana, e non succedeva da quasi cinquant’anni. Ieri le autorità cinesi hanno confermato che Cheng Lei, cittadina australiana che lavorava per la tv di stato cinese Cgtn, è stata fermata dalle autorità. L’Australia l’aveva già annunciato una settimana fa, dopo che Cheng Lei era sparita. Nelle stesse ore due giornalisti, Bill Birtles e Michael Smith, rispettivamente della Abc e dell’Australian Financial Review, sono stati evacuati dalla Cina dopo essersi rifugiati all’ambasciata australiana e al consolato di Shanghai. Birtles e Smith temevano di essere arrestati, senza nessuna accusa formale, perché entrambi, nei giorni precedenti, avevano ricevuto l’intimidatoria visita notturna degli agenti di sicurezza. Non si sa se il loro caso sia legato a quello di Cheng, che è una giornalista e un volto noto sia in Cina sia in Australia, si occupa di business per la tv di stato cinese (quindi non proprio una che non conosce le regole del gioco), e negli ultimi mesi dopo la pandemia aveva iniziato a pubblicare sui suoi profili social privati alcuni commenti piuttosto critici nei confronti della gestione di Pechino dell’epidemia. Ora è accusata di “attività criminali contro la sicurezza nazionale”. Birtles e Smith si sono “salvati” dalla detenzione illegale solo perché sono scappati. E’ quello che non hanno avuto il tempo di fare l’ex diplomatico Michael Kovrig e il businessman Michael Spavor, i due cittadini canadesi detenuti in Cina dal dicembre del 2018 senza contatti col mondo esterno. 

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In Cina non ci sono più corrispondenti di nazionalità australiana, e non succedeva da quasi cinquant’anni. Ieri le autorità cinesi hanno confermato che Cheng Lei, cittadina australiana che lavorava per la tv di stato cinese Cgtn, è stata fermata dalle autorità. L’Australia l’aveva già annunciato una settimana fa, dopo che Cheng Lei era sparita. Nelle stesse ore due giornalisti, Bill Birtles e Michael Smith, rispettivamente della Abc e dell’Australian Financial Review, sono stati evacuati dalla Cina dopo essersi rifugiati all’ambasciata australiana e al consolato di Shanghai. Birtles e Smith temevano di essere arrestati, senza nessuna accusa formale, perché entrambi, nei giorni precedenti, avevano ricevuto l’intimidatoria visita notturna degli agenti di sicurezza. Non si sa se il loro caso sia legato a quello di Cheng, che è una giornalista e un volto noto sia in Cina sia in Australia, si occupa di business per la tv di stato cinese (quindi non proprio una che non conosce le regole del gioco), e negli ultimi mesi dopo la pandemia aveva iniziato a pubblicare sui suoi profili social privati alcuni commenti piuttosto critici nei confronti della gestione di Pechino dell’epidemia. Ora è accusata di “attività criminali contro la sicurezza nazionale”. Birtles e Smith si sono “salvati” dalla detenzione illegale solo perché sono scappati. E’ quello che non hanno avuto il tempo di fare l’ex diplomatico Michael Kovrig e il businessman Michael Spavor, i due cittadini canadesi detenuti in Cina dal dicembre del 2018 senza contatti col mondo esterno. 

 

Sempre più spesso la Cina di Xi Jinping risolve i suoi problemi diplomatici così, con gli arresti – o per meglio dire, gli ostaggi: i due Michael sparirono quando il Canada arrestò Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei. Le relazioni diplomatiche tra Cina e Australia negli ultimi mesi sono precipitate: quello di Canberra è stato il primo governo a chiedere un’inchiesta internazionale sulla pandemia, e alle schermaglie era seguita una guerra commerciale fatta di dazi e blocco dell’export. La Cina di Xi Jinping è sempre più autoritaria, non solo con Hong Kong, ma con il resto del mondo.

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