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Navalny è stato avvelenato

Micol Flammini

La conferma dei medici tedeschi. Potrebbe trattarsi di nervino, di nuovo. Putin è il mandante o non controlla i suoi?

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Alexei Navalny è stato avvelenato. Lo ha confermato l’ospedale Charité di Berlino. La sostanza specifica deve ancora essere identificata, ma potrebbe trattarsi di una neurotossina, un inibitore della colinesterasi. La figura più importante dell’opposizione russa è ancora in coma indotto, le sue condizioni sono gravi, non è più in pericolo di vita ma non è possibile stabilire quali saranno le conseguenze dell’avvelenamento: potrebbero anche esserci dei danni a lungo termine sul sistema nervoso.

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Alexei Navalny è stato avvelenato. Lo ha confermato l’ospedale Charité di Berlino. La sostanza specifica deve ancora essere identificata, ma potrebbe trattarsi di una neurotossina, un inibitore della colinesterasi. La figura più importante dell’opposizione russa è ancora in coma indotto, le sue condizioni sono gravi, non è più in pericolo di vita ma non è possibile stabilire quali saranno le conseguenze dell’avvelenamento: potrebbero anche esserci dei danni a lungo termine sul sistema nervoso.

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L’avvocato anticorruzione sta male da giovedì, quando sul volo che da Tomsk, in Siberia, lo avrebbe portato a Mosca, ha perso conoscenza. La famiglia è riuscita a trasferirlo a Berlino nonostante l’ospedale russo continuasse a opporsi alimentando la convinzione che, quando ancora l’avvelenamento era un’ipotesi e non una certezza, i medici attendessero che la sostanza non fosse più rintracciabile nel corpo dell’attivista. Non è stato così. E visto che la storia di Navalny sembra assemblare tante parti di storie già sentite, degli inibitori della colinesterasi, il veleno che potrebbe essere stato usato, fanno parte anche gli agenti nervini e, come ha scritto uno dei collaboratori di Navalny, Leonid Volkov, potrebbe trattarsi del Novichok. La stessa sostanza utilizzata nel 2018, a Salisbury, per avvelenare l’ex ufficiale del Gru, l’intelligence militare russa, Sergei Skripal e sua figlia Yulia. Gli Skripal sono sopravvissuti, una donna entrata in contatto accidentalmente con la sostanza invece è morta. Due anni fa come oggi la domanda è: il mandante è Putin?

 

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La Russia sulla carta è una democrazia e l’esistenza dell’opposizione, come in ogni democrazia, è non soltanto legittima, ma anche vitale. Eliminare l’opposizione non ha nulla di democratico. Eliminare ex agenti dei servizi segreti (Alexandr Litvinenko) o giornalisti (Anna Politkovskaya) non fa parte della consuetudine democratica. La Russia è una nazione rilevante per gli europei sia per questioni economiche sia per affari geopolitici: Mosca gioca una partita importante in Libia e importantissima in Siria. Eppure, data la sua centralità e il suo essere considerata come parte dell’occidente, non dovrebbe essere possibile che sul suo territorio un leader dell’opposizione venga avvelenato di ritorno da una campagna elettorale in Siberia. A Novosibirsk e a Tomsk, Navalny stava promuovendo “Alexei Navalny è stato avvelenato. Lo ha confermato l’ospedale Charité di Berlino. La sostanza specifica deve ancora essere identificata, ma potrebbe trattarsi di una neurotossina, un inibitore della colinesterasi. La figura più importante dell’opposizione russa è ancora in coma indotto, le sue condizioni sono gravi, non è più in pericolo di vita ma non è possibile stabilire quali saranno le conseguenze dell’avvelenamento: potrebbero anche esserci dei danni a lungo termine sul sistema nervoso.

  

L’avvocato anticorruzione sta male da giovedì, quando sul volo che da Tomsk, in Siberia, lo avrebbe portato a Mosca, ha perso conoscenza. La famiglia è riuscita a " target="_blank" rel="noopener">il voto intelligente”: una coalizione di elettori per battere il candidato del partito putiniano Russia unita. Per un governo così longevo come quello di Putin – quest’anno ha compiuto vent’anni tra la carica di presidente e di primo ministro – l’opposizione dovrebbe essere considerata una virtù: Navalny avrebbe dovuto vivere in una bolla di impunità. Invece ha rischiato la vita dopo essere stato sorvegliato dall’Fsb durante tutto il suo viaggio in Siberia, come hanno raccontato al quotidiano Moskovsky Komsomolets fonti dell’intelligence. E anche qui verrebbe da chiedersi: se lo stavano sorvegliando così attentamente come mai non sono riusciti a fermare l’attacco contro di lui?

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L’avvelenamento di Navalny è uno scandalo internazionale, e anche se non fosse stato il Cremlino il mandante diretto, l’attentato alla figura più in vista dell’opposizione russa rappresenta una verità molto scomoda sul presidente Putin. Il putinismo ha creato un sistema in cui eliminare una persona – anche una spia ormai in pensione per qualche antipatia di gioventù – è considerato la normalità, anzi, forse un favore da fare al Cremlino. E’ possibile che Putin non sia il mandante di nessuna delle tanti morti di stato. O le abbia ordinate tutte. O che ne conoscesse soltanto alcune – la stessa Masha Gessen, giornalista molto critica nei confronti del presidente russo, dubitava che lui sapesse della morte della Politkovskaya. Il punto è che in Russia una persona non grata al Cremlino è stata avvelenata, forse di nuovo con il Novichok. E questo in un paese che ha nelle mani importanti dossier internazionali e che viene trattato alla pari dalle democrazie occidentali per questioni economiche.

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