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Di cosa non parlare per battere Trump

Redazione

Perché il nuovo rapporto sulle elezioni del 2016 e la Russia sarà poco citato dai dem

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Nel secondo giorno della convention del Partito democratico, Joe Biden ha ricevuto la nomina ufficiale come candidato che sfiderà Donald Trump alle elezioni di novembre. All’evento in streaming hanno partecipato mostri sacri (Bill Clinton, Jimmy Carter) e giovani promesse (Stacey Abrams, ma soprattutto Alexandria Ocasio-Cortez, che ha fatto un breve discorso di endorsement a Bernie Sanders che è stato molto frainteso benché fosse una necessità dettata dalla prassi dell’evento), ma la natura stessa della convention di quest’anno, con interventi in gran parte registrati e una scaletta contingentata, non ha consentito di parlare della notizia del giorno, la pubblicazione da parte della commissione Intelligence del Senato americano di un lunghissimo report sulle interferenze russe a favore di Donald Trump nelle elezioni del 2016. Il report segue la falsariga di quello, al tempo molto atteso, del procuratore speciale Robert Mueller, ma va anche un po’ oltre: racconta per esempio come il consigliere trumpiano Paul Manafort si accompagnasse spesso a un agente dell’intelligence russa, e i tentativi russi di penetrare nel Partito repubblicano.

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Nel secondo giorno della convention del Partito democratico, Joe Biden ha ricevuto la nomina ufficiale come candidato che sfiderà Donald Trump alle elezioni di novembre. All’evento in streaming hanno partecipato mostri sacri (Bill Clinton, Jimmy Carter) e giovani promesse (Stacey Abrams, ma soprattutto Alexandria Ocasio-Cortez, che ha fatto un breve discorso di endorsement a Bernie Sanders che è stato molto frainteso benché fosse una necessità dettata dalla prassi dell’evento), ma la natura stessa della convention di quest’anno, con interventi in gran parte registrati e una scaletta contingentata, non ha consentito di parlare della notizia del giorno, la pubblicazione da parte della commissione Intelligence del Senato americano di un lunghissimo report sulle interferenze russe a favore di Donald Trump nelle elezioni del 2016. Il report segue la falsariga di quello, al tempo molto atteso, del procuratore speciale Robert Mueller, ma va anche un po’ oltre: racconta per esempio come il consigliere trumpiano Paul Manafort si accompagnasse spesso a un agente dell’intelligence russa, e i tentativi russi di penetrare nel Partito repubblicano.

 

Il report esplora perfino la possibilità, non confermata, che la Russia avesse in mano materiale compromettente nei confronti di Trump riguardo una sua presunta relazione con un’ex Miss Mosca. Tutto questo materiale promettente, dicevamo, alla convention non è stato citato. Le ragioni sono tecniche, ma forse è meglio così: lo scandalo Russiagate è stato un’occasione persa per gli oppositori di Trump già un paio d’anni fa, quando l’Amministrazione americana riuscì a obliterare efficacemente il rapporto Mueller con il mantra del “no collusion”, e di recente Trump ha perfino cercato di ribaltare le parti dicendo che nel 2016 fu l’Amministrazione Obama e non la sua campagna elettorale a commettere scorrettezze. Meglio battere Trump sulle sue debolezze attuali, e non riperticando il 2016.

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