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Lukashenka pretende di aver vinto le elezioni in Bielorussia

Micol Flammini

Il presidente dice di aver ottenuto l’80 per cento contro l’8 per cento della sua sfidante. Adesso ha due problemi da affrontare: le proteste dei cittadini che non credono ai risultati annunciati e la sua solitudine 

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Secondo gli exit poll pubblicati dalla televisione di stato, Aljaksandr Lukashenka sarebbe stato eletto di nuovo presidente della Bielorussia con l’80 per cento dei voti e la sua sfidante, Svjatlana Tikhanovskaja, si sarebbe fermata all’8 per cento. A questi risultati però non crede nessuno. Non ci crede Tikhanovskaja, che nel fine settimana ha dovuto lasciare il suo appartamento a Minsk per paura di essere arrestata come è successo alla responsabile della sua campagna elettorale, Maria Kolesnikova. Non ci credono gli elettori bielorussi che hanno protestato tutta la notte di ieri contro Lukashenka. 

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Secondo gli exit poll pubblicati dalla televisione di stato, Aljaksandr Lukashenka sarebbe stato eletto di nuovo presidente della Bielorussia con l’80 per cento dei voti e la sua sfidante, Svjatlana Tikhanovskaja, si sarebbe fermata all’8 per cento. A questi risultati però non crede nessuno. Non ci crede Tikhanovskaja, che nel fine settimana ha dovuto lasciare il suo appartamento a Minsk per paura di essere arrestata come è successo alla responsabile della sua campagna elettorale, Maria Kolesnikova. Non ci credono gli elettori bielorussi che hanno protestato tutta la notte di ieri contro Lukashenka. 

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(Svjatlana Tikhanovskaja)

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La notte delle proteste


Da Minsk non si entra e non si esce, nella capitale e in altre città come Brest e Vitebsk l’accesso a internet è stato interrotto. Alcuni siti che trasmettevano le immagini degli scontri tra i bielorussi e la polizia sono stati bloccati. All’annuncio dei primi risultati, i cittadini sono scesi in strada, e a Minsk, dove si erano dati appuntamento a Piazza della Vittoria sotto l’obelisco, gli scontri con la polizia sono stati particolarmente violenti. Lukashenka aveva detto che non avrebbe permesso dei disordini per le strade della Bielorussia ma gli elettori, che da settimane si ritrovano per sostenere Svjatlana Tikhanovskaja, non hanno creduto ai risultati degli exit poll. Lukashenka si preparava da mesi a proclamare la propria vittoria. Ha arrestato due dei suoi principali oppositori, Viktor Barbarika, ex direttore della Belgazprombank, e Sergei Tikhanovkij, il blogger che aveva organizzato le prime proteste contro il dittatore. Un terzo candidato, Valerij Tsepkala era stato escluso dalle elezioni e per evitare l’arresto era fuggito a Mosca. L’unica candidata rimasta a opporsi a Lukashenka era Svjatlana Tikhanovskaja, moglie del blogger in prigione, che in poco tempo era riuscita a mobilitare gli elettori: ai suoi comizi hanno partecipato più di sessantamila persone e più il presidente le negava il permesso di parlare in pubblico, più le persone accorrevano ad ascoltarla. Più il presidente le negava lo spazio per i comizi, più gli elettori la raggiungevano ovunque, anche nei boschi. 

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Lukashenka è solo


Aljaksandr Lukashenka non era pronto a una reazione così forte da parte dei bielorussi e non ha una strategia per governare le proteste. Il nuovo corso della Bielorussia dipenderà da come il presidente reagirà, da come andranno avanti gli scontri con la polizia. Le probabilità che l’opposizione riesca a ottenere un calcolo equo dei voti sono poche, probabilmente Lukashenka rimarrà presidente per altri cinque anni, ma dovrà affrontare una voglia di cambiamento che diventa sempre più forte da parte degli elettori e che rende la Bielorussia sempre più simile all’Ucraina del 2014 – scriveva Anna Zafesova che Lukashenka dovrà decidere se vuole trasformare un Maidan in una Tiananmen – e la sua solitudine. Lukashenka è solo. I rapporti con la Russia non vanno bene, per cercare di riconquistare i bielorussi due settimane fa ha fatto arrestare trentatré mercenari russi della Wagner senza tenere conto delle conseguenze del suo rapporto con Mosca, che ha sempre meno interessi per continuare a tutelare la sua presidenza. Dall'altra parte, non ha buoni rapporti nemmeno con l’Unione europea o con gli Stati Uniti e i nuovi brogli elettorali e la repressione delle proteste non sono un modo per avvicinarsi all’occidente.

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