PUBBLICITÁ

Una solidarietà europea da duemilaseicentoquaranta miliardi di euro

Paola Peduzzi

Con il Recovery Fund l'Italia passerà da contributore a beneficiario netto dell’Ue. A pagare saranno la Germania e i paesi frugali: rivelano così di voler perseguire un interesse europeo

PUBBLICITÁ

Duemilaseicentoquaranta miliardi di euro. Questo è il valore della solidarietà europea di fronte all’emergenza del Covid-19, il prezzo che l’Unione europea è disposta a pagare perché ci si riesca a salvare tutti insieme – come unione, come progetto, come potenza anche, chissà. L’obiettivo principale, dall’inizio, è stata la sopravvivenza, ma oggi c’è anche qualche ambizione in più, visto che in molte parti del mondo la gestione della pandemia si è rivelata fallimentare. L’Ue ha subito sospeso il Patto di stabilità e le regole sugli aiuti di stato permettendo così una mobilitazione di risorse pubbliche nazionali senza precedenti, che si sommano a quelle dell’Ue.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Duemilaseicentoquaranta miliardi di euro. Questo è il valore della solidarietà europea di fronte all’emergenza del Covid-19, il prezzo che l’Unione europea è disposta a pagare perché ci si riesca a salvare tutti insieme – come unione, come progetto, come potenza anche, chissà. L’obiettivo principale, dall’inizio, è stata la sopravvivenza, ma oggi c’è anche qualche ambizione in più, visto che in molte parti del mondo la gestione della pandemia si è rivelata fallimentare. L’Ue ha subito sospeso il Patto di stabilità e le regole sugli aiuti di stato permettendo così una mobilitazione di risorse pubbliche nazionali senza precedenti, che si sommano a quelle dell’Ue.

PUBBLICITÁ

 

Sul Recovery fund sappiamo ormai tutto, dopo che lo abbiamo sezionato in quattro giorni di negoziati europei: vale 750 miliardi di euro di debito comune – sì, debito europeo, nostro, di tutti: mai visto prima – per finanziare 390 miliardi di sussidi a fondo perduto e 360 miliardi di prestiti verso i paesi più in difficoltà (l’Italia prende 209 miliardi di euro dal fondo). Dal punto di vista politico e del futuro dell’Europa, il Recovery fund rappresenta una svolta molto importante: fino a poco più di due mesi fa, i paesi cosiddetti frugali e la stessa Germania rispondevano “impossibile” a ogni proposta di debito comune (gli Eurobond, ricordate?). Ma anche dal punto di vista finanziario, l’impegno europeo è gigantesco. Il Recovery fund si somma ai 240 miliardi di linea di credito per la pandemia del Mes (36 miliardi vanno all’Italia) e al Sure, il Supporto temporaneo per mitigare i Rischi di disoccupazione durante l’Emergenza che concede prestiti a condizioni di favore ai paesi dell’Unione per finanziare programmi di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti e autonomi colpiti dalla pandemia (pari all’uno per cento del pil europeo, al 6 per cento del pil italiano e al 66 per cento dei sussidi di disoccupazione erogati dai paesi della zona euro nel 2017). All’Italia andranno 10 miliardi del Sure. Vanno anche sommati i 200 miliardi di euro messi a disposizione dalla Bei per i piani di investimento dell’Ue (40 miliardi sono già stati attivati) e i 1.350 miliardi di euro del Pandemic emergency purchase programme (Pepp) della Banca centrale europea, il “whatever it takes” della stagione della pandemia che non riguarda soltanto i titoli di stato. Questo impegno vale duemilaseicentoquaranta miliardi di euro, ed è la risposta più potente e più rapida che l’Unione europea sia mai riuscita a costruire nella sua storia.

 

PUBBLICITÁ

Due dettagli che ci riguardano. Le misure di rilancio dell’economia adottate dopo il primo febbraio del 2020 potranno essere rimborsate – se rispetteranno i criteri negoziati – anche se il Recovery fund entrerà in funzione soltanto nel 2021. In altre parole: c’è un principio di retroattività quantomai importante vista l’urgenza. Sul bilancio pluriennale dell’Ue – a marzo era fallito il negoziato: era prima di questa svolta – l’Italia è il paese europeo che ci rimette di meno dopo la Brexit. Con il Recovery fund l’Italia passerà da contributore a beneficiario netto dell’Ue. A pagare saranno la Germania e i paesi frugali, che rivelano quindi di voler perseguire un interesse non nazionale ma europeo: la tenuta del mercato interno, la solidarietà come scommessa per il futuro.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ