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I capricci di Putin che vuole la sua parata a Mosca, anche se farà ammalare tutti

Micol Flammini

Il sindaco Sobyanin e la riapertura forzata

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Mosca, la terza Roma dalle notti in bianco, capitale dei vizi e dei segreti, custoditi ormai così così, e delle celebrazioni in grandissimo stile, è stata la città più colpita dal coronavirus in Russia, con 175.829 casi. E’ stata però anche la prima a dire a Vladimir Putin che non era vero che la situazione era sotto controllo e che anzi, stava già diventando grave. Così, era marzo, Putin ha rimandato il referendum costituzionale, ha annunciato “un periodo senza lavoro”, ossia la quarantena, e ogni tanto appariva in qualche videomessaggio in televisione e negli spezzoni di riunioni con il governo mandati in onda: aveva un’aria molto annoiata il presidente, giocherellava con penne e matite mentre il primo ministro, contagiato, gli raccontava come andavano le cose. Le cose vanno male ma un po’ meglio, tanto che è iniziata la fase due in alcune zone e persino Mosca ha annunciato alcune riaperture.

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Mosca, la terza Roma dalle notti in bianco, capitale dei vizi e dei segreti, custoditi ormai così così, e delle celebrazioni in grandissimo stile, è stata la città più colpita dal coronavirus in Russia, con 175.829 casi. E’ stata però anche la prima a dire a Vladimir Putin che non era vero che la situazione era sotto controllo e che anzi, stava già diventando grave. Così, era marzo, Putin ha rimandato il referendum costituzionale, ha annunciato “un periodo senza lavoro”, ossia la quarantena, e ogni tanto appariva in qualche videomessaggio in televisione e negli spezzoni di riunioni con il governo mandati in onda: aveva un’aria molto annoiata il presidente, giocherellava con penne e matite mentre il primo ministro, contagiato, gli raccontava come andavano le cose. Le cose vanno male ma un po’ meglio, tanto che è iniziata la fase due in alcune zone e persino Mosca ha annunciato alcune riaperture.

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La capitale, che ha anche detto che riconterà i morti del mese di aprile, non si aspettava però che il presidente, preso dalla voglia di uscire dalla noia e dalla situazione eccezionale che ha mostrato quanto poco sappia gestire una crisi, annunciasse già per il 24 giugno la grande parata per festeggiare il settantacinquesimo anniversario dalla vittoria nella Seconda guerra mondiale, prevista per il 9 maggio e rimandata per il coronavirus. A non aspettarselo è stato soprattutto il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, alleato di Putin, suo fedelissimo, che però durante la pandemia si è trovato nella posizione di dover contraddire il presidente. Lo aveva fatto durante un intervento pubblico in cui aveva invitato Putin a riconsiderare i numeri, ad avviare protocolli speciali per le epidemie, a potenziare gli ospedali, a considerare la pandemia come un rischio serio. Sobyanin era riuscito a convincere il presidente, poi si era eclissato perché il legame tra il Cremlino e i suoi emissari locali è chiaro e non ammette insubordinazioni, ma è tra gli amministratori che in Russia hanno gestito meglio la crisi sanitaria.

 

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Vladimir Putin ha fretta di riprendere il corso della sua storia presidenziale da prima del coronavirus – arrivato nel mezzo di una riforma costituzionale che gli concederebbe di rimanere al Cremlino fino al 2036 – e la grande parata è un’ottima occasione: le nuove armi, l’aria di festa, i discorsi, Mosca addobbata. Ed è qui il problema, il sindaco Sobyanin preferirebbe rimandare ancora un po’. La parata prevede non soltanto le sfilate dei soldati, ma la folla, i veterani uno accanto all’altro e spalla a spalla con i giovani, un’occasione che lascia presagire il facile arrivo di una seconda ondata di contagi. Tanto più che a Mosca la situazione è sì stata gestita abbastanza bene, ma i contagi in tutta la Russia rimangono alti, sono quasi 390 mila e crescono nell’ordine di ottomila al giorno. Al 24 giugno manca meno di un mese e dopo aver convinto il presidente pubblicamente a ripensare la sua strategia sventata, sarà difficile che Sergei Sobyanin voglia riprovarci una seconda volta. Tuttavia, che la parata non porterà nulla di buono alla crisi sanitaria russa è visto da molti esperti come una certezza e Mosca non è in grado di gestire un evento del genere in questo momento. Questa volta poi il presidente vuole che le sfilate vengano organizzate in grandissimo stile anche in altre città del paese che hanno ancora meno possibilità della capitale di assumersi un peso economico importante – sono le città e le regioni a pagare per le parate e non lo stato – soprattutto dopo la pandemia che secondo le prime stime porterà a un calo del pil del 16 per cento.

 

In questi mesi la Russia non è stata un eccezione, è stata colpita dal virus tanto quanto le altre zone, Putin però è stato un eccezione. Non ha fatto il leader, ha mandato gli altri avanti, Sobyanin in testa, e prevede che saranno gli altri, Sobyanin in testa, a rispondere anche al malcontento quando la crisi sanitaria diventerà economica. Il capriccio della parata sembra essere inevitabile, ci sarà, rimane da sperare che sia meno fastosa di come era stata immaginata per il 9 maggio. Sobyanin intanto è obbligato a fare in modo che ogni limitazione venga tolta per il 24 giugno, il presidente, a costo di far ammalare tutti, vuole la sua festa della vittoria.

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