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Un brutto momento per odiare l’Europa

David Carretta

La proposta europea del Recovery fund prevede un’emissione di debito storica. Il gran guadagno per l’Italia

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Bruxelles. “Questo è il momento dell’Europa”, ha detto mercoledì Ursula von der Leyen illustrando la proposta della Commissione di un Recovery fund da 750 miliardi di euro per aiutare gli stati membri a uscire dalla crisi economica provocata dal coronavirus: “Di fronte a noi c’è una scelta binaria. O andiamo tutti per conto proprio, lasciando paesi, regioni e persone indietro, e accettiamo un’Unione di chi ha e chi non ha. Oppure camminiamo insieme sulla stessa strada e facciamo il passo in avanti (…). Per me la scelta è semplice: voglio che facciamo un nuovo passo forte insieme”, ha detto la presidente della Commissione davanti al Parlamento europeo. E il passo è davvero forte, sicuramente più lungo di quello che avrebbero desiderato Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, i quattro paesi sedicenti “frugali” che non vogliono la mutualizzazione del debito. Il Recovery fund dovrebbe essere finanziato con un’emissione di debito storica da parte dell’Ue, da rimborsare tra il 2028 e il 2058, attraverso nuove risorse proprie e senza ricorrere a contributi nazionali aggiuntivi: 500 miliardi andrebbero agli stati membri sotto forma di stanziamenti a fondo perduto; altri 250 miliardi sarebbero messi a disposizione sotto forma di prestiti. Un documento interno alla Commissione rivela la portata della proposta per l’Italia, il paese europeo più colpito economicamente dal coronavirus (dopo la Grecia). Con 81,8 miliardi in stanziamenti e 90,9 miliardi in prestiti nel 2021 e 2022, l’Italia è il primo beneficiario del Recovery fund.

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Bruxelles. “Questo è il momento dell’Europa”, ha detto mercoledì Ursula von der Leyen illustrando la proposta della Commissione di un Recovery fund da 750 miliardi di euro per aiutare gli stati membri a uscire dalla crisi economica provocata dal coronavirus: “Di fronte a noi c’è una scelta binaria. O andiamo tutti per conto proprio, lasciando paesi, regioni e persone indietro, e accettiamo un’Unione di chi ha e chi non ha. Oppure camminiamo insieme sulla stessa strada e facciamo il passo in avanti (…). Per me la scelta è semplice: voglio che facciamo un nuovo passo forte insieme”, ha detto la presidente della Commissione davanti al Parlamento europeo. E il passo è davvero forte, sicuramente più lungo di quello che avrebbero desiderato Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, i quattro paesi sedicenti “frugali” che non vogliono la mutualizzazione del debito. Il Recovery fund dovrebbe essere finanziato con un’emissione di debito storica da parte dell’Ue, da rimborsare tra il 2028 e il 2058, attraverso nuove risorse proprie e senza ricorrere a contributi nazionali aggiuntivi: 500 miliardi andrebbero agli stati membri sotto forma di stanziamenti a fondo perduto; altri 250 miliardi sarebbero messi a disposizione sotto forma di prestiti. Un documento interno alla Commissione rivela la portata della proposta per l’Italia, il paese europeo più colpito economicamente dal coronavirus (dopo la Grecia). Con 81,8 miliardi in stanziamenti e 90,9 miliardi in prestiti nel 2021 e 2022, l’Italia è il primo beneficiario del Recovery fund.

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A pagare il conto sarà soprattutto la Germania. Se Angela Merkel si è già convinta, le prossime quattro settimane saranno decisive per spingere i quattro frugali a aderire al “momento dell’Europa”.

 

Von der Leyen ha espressamente evitato di parlare del “momento Hamilton” invocato e evocato per l’Ue e ha escluso che il Recovery fund possa diventare l’embrione di un ministero del Tesoro: “No. Questo è una tantum ed è eccezionale”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, vuole un accordo “entro la pausa estiva”. La prima discussione tra i capi di stato e di governo è prevista per il 19 giugno, anche se probabilmente ci vorrà più di un vertice per arrivare a un compromesso. La proposta della Commissione è un “ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia”, ha spiegato Giuseppe Conte: “Ora acceleriamo sul negoziato e liberiamo presto le risorse”. Ma le prime reazioni dei quattro “frugali” non sono rassicuranti. “E’ difficile immaginare che questa proposta sarà il risultato finale dei negoziati”, ha detto una fonte del governo olandese: “Le posizioni sono distanti e questo è un settore in cui vale l’unanimità. Per i negoziati ci vorrà tempo”. Nelle prossime quattro settimane von der Leyen e Michel dovranno rassicurare i quattro “frugali” e fare le concessioni (come il rebate di cui beneficiava il Regno Unito) necessarie ad arrivare all’unanimità. Ma “la velocità è essenziale”, ha ricordato von der Leyen: “Se aspetteremo troppo, avremo bancarotte, un aumento della disoccupazione, difficoltà per gli stati membri a pagare le loro spese sociali. I costi di non essere rapidi sono molto più alti di quanto possiamo permetterci”. Secondo la presidente della Bce, Christine Lagarde, l’economia della zona euro potrebbe subire una recessione dell’8-12 per cento. Al di là dei tecnicismi del Recovery fund, quel che conta è il segnale politico. Con il Mes, la Bei, Sure e ora il Recovery fund, l'Ue avrà una potenza di fuoco da 1.290 miliardi, che si aggiungono ai 1.100 miliardi di acquisti della Bce. I mercati mercoledì hanno dato il loro voto al “momento dell’Europa”: lo spread dell’Italia ha chiuso a 189 punti, il livello più basso da inizio aprile.

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