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Puntini contro Putin

Micol Flammini

In Russia si protesta online contro il Cremlino che non sa e non vuole gestire la crisi

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Roma. Le proteste in Russia sono fatte di puntini. Non potendo uscire di casa – gli assembramenti sono una delle prime cose che il Cremlino ha vietato – ma avendo la terribile sensazione che tutto – condizioni sanitarie, economiche, politiche – stia peggiorando con una rapidità mai vista, che è quella del virus che va velocissimo, i russi sono scesi in strada virtualmente, su Yandex. Ognuno è un pin, una puntina, uno spillo sulla mappa delle città, ognuno si mette davanti ai palazzi del potere e chiede garanzie, o insulta governatori e politici. Yandex, che è il Google russo ma anche il Netflix, l’Uber, il PayPal, l’Enjoy, lo Spotify a caratteri cirillici, in questi anni ha cercato un suo equilibrio tra le pressioni del Cremlino e l’indipendenza, lo ha trovato con molta fatica e adesso cerca di moderare: lascia che le persone protestino sulla sua piattaforma ma cerca di cancellare qualche commento un po' troppo esplicito contro il presidente Vladimir Putin. Da queste proteste vengono fuori mappe, che sono fotografie dello scontento e della rabbia, ogni puntino ha le sue rivendicazioni e le sue richieste e, soprattutto, ognuno chiede che lo stato russo faccia di più per migliorare le condizioni economiche dei cittadini, che sono peggiorate a partire dalla crisi sanitaria, sottovalutata fino a qualche settimana fa dal Cremlino, e dalla crisi del mercato del petrolio.

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Roma. Le proteste in Russia sono fatte di puntini. Non potendo uscire di casa – gli assembramenti sono una delle prime cose che il Cremlino ha vietato – ma avendo la terribile sensazione che tutto – condizioni sanitarie, economiche, politiche – stia peggiorando con una rapidità mai vista, che è quella del virus che va velocissimo, i russi sono scesi in strada virtualmente, su Yandex. Ognuno è un pin, una puntina, uno spillo sulla mappa delle città, ognuno si mette davanti ai palazzi del potere e chiede garanzie, o insulta governatori e politici. Yandex, che è il Google russo ma anche il Netflix, l’Uber, il PayPal, l’Enjoy, lo Spotify a caratteri cirillici, in questi anni ha cercato un suo equilibrio tra le pressioni del Cremlino e l’indipendenza, lo ha trovato con molta fatica e adesso cerca di moderare: lascia che le persone protestino sulla sua piattaforma ma cerca di cancellare qualche commento un po' troppo esplicito contro il presidente Vladimir Putin. Da queste proteste vengono fuori mappe, che sono fotografie dello scontento e della rabbia, ogni puntino ha le sue rivendicazioni e le sue richieste e, soprattutto, ognuno chiede che lo stato russo faccia di più per migliorare le condizioni economiche dei cittadini, che sono peggiorate a partire dalla crisi sanitaria, sottovalutata fino a qualche settimana fa dal Cremlino, e dalla crisi del mercato del petrolio.

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Putin ha annunciato un pacchetto di 2 trilioni di rubli di aiuti da parte del governo, sono 24 miliardi di euro, una cifra risibile se accostata all’impegno dei paesi europei. I casi di coronavirus in Russia sono ormai più di 70 mila, il Financial Times scrive che le piccole imprese sono crollate poco dopo il blocco nazionale istituito il 28 marzo e la disoccupazione nelle ultime tre settimane è arrivata al 45 per cento. Ieri la Banca centrale russa ha tagliato i tassi di interesse al 5,50 per cento, ha detto che prevede che l’economia russa si contrarrà del 4 o del 6 per cento, gli analisti dicono che la stima è piuttosto ottimista, e che quindi potrebbero essere necessari nuovi tagli. La Banca centrale russa, che da un lato vorrebbe limitare la contrazione economica ma si trova anche nella posizione di temperare l’inflazione e sostenere il rublo, è stata sottoposto a crescenti pressioni, perché il sostegno all’economia fornito dal governo è stato molto limitato, e se il Cremlino non può permettersi di spendere in questo momento è soprattutto per il collasso del mercato del greggio, causato non soltanto da una crisi della domanda, il mondo è immobile e non ha bisogno di petrolio, ma anche dalla strategia russa sui prezzi in funziona antiamericana. Il governo ora deve spendere le sue riserve finanziarie per colmare il buco di bilancio – le entrate di petrolio e gas rappresentano oltre il 40 per cento del bilancio federale russo e quasi la metà della spesa pubblica totale – e quella che Putin aveva pensato fosse l’occasione perfetta, una crisi internazionale, per potersene approfittare, si sta rivolgendo contro la Russia. Nazione già stanca e già con gravi problemi economici pregressi. I sondaggi dicono che il capo del Cremlino è ai minimi – sempre tenendo presente che i minimi sono numeri molto alti che si aggirano attorno al 60 per cento – ha promesso un referendum per avere l’avallo dei cittadini per apportare le modifiche alla Costituzione che gli consentirebbero di rimanere presidente fino al 2036 e in questo momento ha tutto l’interesse per trovare il denaro e le soluzioni per limitare i danni all’economia. Nel discorso che il presidente ha tenuto per Pasqua ha dipinto la nazione come un modello di unità e responsabilità, ha assicurato che il governo sta lavorando per trovare delle soluzioni rapide e agili, ma le misure adottate finora contro una crisi che il Cremlino ha sottovalutato, si basano soprattutto su esenzioni fiscali e garanzie sui prestiti. La Russia ha un risparmio di 165 miliardi di dollari (fonte Financial Times) di riserve liquide, una ricchezza messa da parte grazie alle entrate dalle vendite di petrolio e di gas, ma il Cremlino non ha intenzione di spenderle in questo momento.

 

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I puntini si addensano sulle mappe di Yandex, tessono una rete fittissima di richieste e di paure, ma il presidente continua a esitare. Aumentare le spese statali per mitigare gli effetti della pandemia non sembra essere tra le sue intenzioni in questo momento. Pensava di potersi approfittare della crisi internazionale generata dalla pandemia, ha scatenato una guerra sui prezzi del petrolio che alla Russia sta facendo molto male, ma il coronavirus sta tirando fuori uno a uno i fallimenti di molti. Anche di Putin: i fallimenti del passato e quelli del presente di un’emergenza ignorata.

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