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Spezzarsi la schiena

Daniele Ranieri

I francesi non sono bravi a raccogliere asparagi, scrive il Wsj. La questione è molto più centrale di quanto sembri

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Roma. Lo Spargelzeit, la stagione degli asparagi così amata dai tedeschi, si è trasformata in una lezione di economia dolorosa per i paesi dell’Unione europea. Tra metà aprile e il 24 giugno, festa di san Giovanni Battista, è il momento di raccogliere gli asparagi – che sono molto apprezzati ma anche molto deperibili. In tempi normali funzionava così: decine di migliaia di lavoratori partivano dai paesi della metà orientale dell’Europa, quella povera, e andavano nella metà ricca a lavorare nei campi per la stagione. Guadagnavano poco più di nove euro all’ora e poi tornavano in Polonia, Bulgaria, Romania e Ungheria – alcuni con un margine di profitto così buono da potersi permettere di non lavorare per il resto dell’anno. Era un lavoro che i tedeschi non si sarebbero mai sognati di fare, perché preferiscono occupazioni meno faticose e meglio remunerate. Quest’anno il meccanismo del lavoro stagionale si è inceppato a causa della pandemia, che ha costretto gli stati a chiudere i confini. E’ una cosa che non vale soltanto per la Germania, ma anche per Regno Unito, Francia, Spagna e Italia. 

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Roma. Lo Spargelzeit, la stagione degli asparagi così amata dai tedeschi, si è trasformata in una lezione di economia dolorosa per i paesi dell’Unione europea. Tra metà aprile e il 24 giugno, festa di san Giovanni Battista, è il momento di raccogliere gli asparagi – che sono molto apprezzati ma anche molto deperibili. In tempi normali funzionava così: decine di migliaia di lavoratori partivano dai paesi della metà orientale dell’Europa, quella povera, e andavano nella metà ricca a lavorare nei campi per la stagione. Guadagnavano poco più di nove euro all’ora e poi tornavano in Polonia, Bulgaria, Romania e Ungheria – alcuni con un margine di profitto così buono da potersi permettere di non lavorare per il resto dell’anno. Era un lavoro che i tedeschi non si sarebbero mai sognati di fare, perché preferiscono occupazioni meno faticose e meglio remunerate. Quest’anno il meccanismo del lavoro stagionale si è inceppato a causa della pandemia, che ha costretto gli stati a chiudere i confini. E’ una cosa che non vale soltanto per la Germania, ma anche per Regno Unito, Francia, Spagna e Italia. 

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In questi ultimi due stati si parla di regolarizzare gli immigrati irregolari, che in pratica hanno il ruolo che in Francia e Germania hanno i lavoratori regolari che vengono da est. Il risultato della mancanza di manodopera è lo stesso in entrambi i casi, i raccolti marciscono nei campi. Torniamo agli asparagi. Per risolvere il problema il ministro dell’Agricoltura tedesco all’inizio del mese ha trovato un accordo con il ministro dell’Interno e ha ottenuto il permesso di importare quarantamila lavoratori per il mese di aprile e quarantamila per il mese di maggio. Decine di aerei tedeschi hanno preso migliaia di lavoratori romeni e li hanno portati in Germania – la scelta degli aerei è stata fatta per evitare il rischio contagio, di solito i lavoratori attraversavano in bus altri paesi. I lavoratori di questa stagione sono stati controllati all’inizio del loro soggiorno e ci si aspetta da loro che vivano in condizioni di simil quarantena, isolati dal resto del mondo, e che passino dai dormitori ai campi e dai campi ai dormitori. Un lavoratore è morto per Covid-19. Servivano almeno altri ventimila lavoratori e il governo ha lanciato un programma per reclutarli fra i tedeschi che almeno per il momento sono senza lavoro. Reuters una settimana fa ha raccontato la storia di Patrick Mayer, uno chef che è andato a raccogliere gli asparagi perché il suo ristorante è chiuso a causa della pandemia. Dice che il lavoro ti lascia esausto e rotto alla fine della giornata e che “noi tedeschi siamo troppo pigri per raccogliere i prodotti della nostra terra. Massimo rispetto per i lavoratori stranieri”. L’intero meccanismo pare troppo vulnerabile per funzionare in eterno: la Germania è il quarto produttore di asparagi al mondo, 130 mila tonnellate di prodotto molto deperibile che va raccolto in un paio di mesi, e si basa tutto sul reclutamento all’estero di forza lavoro. Ma lo stesso discorso si potrebbe fare per altri mercati in altri paesi europei, come quello delle fragole.

 

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In Francia è andata peggio. Il Wall Street Journal in un pezzo di ieri (titolo: “I francesi non sono molto bravi a raccogliere asparagi”) racconta che il settore agricoltura ha tentato di reclutare molte delle persone rimaste senza lavoro, anche quelle che hanno diritto a sussidi, per “il grande esercito dell’agricoltura francese”, per usare le parole del ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume, e riempire così i vuoti nella forza lavoro da circa duecentomila persone che si occupa dei raccolti. Una piattaforma online allestita dal governo ha raccolto circa 210 mila adesioni e a dire il vero ci sono stati sforzi eroici. Il pezzo del Wsj si apre con Caroline Goursat, una diciannovenne appena uscita dalla scuola per attendenti di volo che però non ha più alcun volo sul quale lavorare, considerata la crisi delle compagnie aeree e il lockdown nazionale che andrà avanti fino a metà maggio. Caroline raccoglie asparagi, anche lei, e dice che il lavoro è massacrante. I proprietari dei campi dicono che alcuni quando si candidano per il posto di lavoro chiedono benefit, come per esempio l’auto per spostarsi, “e a quelli non rispondiamo”. In generale dicono che i francesi non hanno la resistenza necessaria al raccolto, che obbliga a stare molte ore piegati, e producono troppo poco “e quindi dobbiamo lasciarli a casa”. Da cui il titolo.

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