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L’Africa, le sanzioni e la solidarietà europea. Le convergenze tra Macron e il Papa

Mauro Zanon

La telefonata tra il presidente francese e Francesco

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Parigi. La coesione morale della Francia non è meno importante della ripartenza economica per reagire alla crisi provocata dal coronavirus. E’ questo il pensiero del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ribadito ieri pomeriggio al telefono a Papa Francesco, in un colloquio di quarantacinque minuti in spagnolo e in francese “molto ricco e convergente”, secondo l’Eliseo, dove si è parlato dell’attuale contesto internazionale a seguito dell’epidemia da Covid-19.

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Parigi. La coesione morale della Francia non è meno importante della ripartenza economica per reagire alla crisi provocata dal coronavirus. E’ questo il pensiero del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ribadito ieri pomeriggio al telefono a Papa Francesco, in un colloquio di quarantacinque minuti in spagnolo e in francese “molto ricco e convergente”, secondo l’Eliseo, dove si è parlato dell’attuale contesto internazionale a seguito dell’epidemia da Covid-19.

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Macron e Francesco, stando a quanto riferito dall’entourage del presidente francese al canale televisivo Lci, hanno affrontato in particolare quattro questioni: il debito dei paesi più poveri, l’Africa, una pausa umanitaria nei conflitti e il bisogno di un’Europa “unita e solidale”. Il capo dello stato e il pontefice, ha precisato l’entourage di Macron, “sono d’accordo su molti punti sia nella visione sia nelle risposte”. Francesco, inoltre, ha “salutato le iniziative della Francia” e manifestato il suo “sostegno” per la prova attraversata dal paese, che conta più di 20mila morti. Nel suo ultimo discorso alla nazione, lo scorso 13 aprile, l’inquilino dell’Eliseo si è detto favorevole a un annullamento massiccio del debito dei paesi africani, per aiutarli nella lotta contro il coronavirus. Una presa di posizione che si è iscritta nella scia di quanto espresso da Papa Francesco in occasione della messa di Pasqua. “In considerazione delle circostanze, si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli stati di far fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri”, ha detto il pontefice nel suo messaggio Urbi et orbi del 12 aprile. Per Macron, la moratoria sul debito dei paesi africani è “una tappa indispensabile”.

 

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Dopo la telefonata con papa Francesco, il capo dello stato francese, assieme al ministro dell’Interno Christophe Castaner, ha partecipato a una videoconferenza con i rappresentanti dei culti e delle associazioni laiche di Francia. Erano presenti, tra gli altri, Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese, Mohammed Moussaoui, guida del Consiglio francese del culto musulmano, e Haïm Korsia, il rabbino capo di Francia, con i quali ha ripreso le riflessioni fatte lo scorso 23 marzo, quando li invitò a continuare a “fare società” e ad “accompagnarlo nella riflessione sulla resilienza della società dinanzi alla crisi”, secondo quanto riportato dall’Eliseo.

 

Nel corso della videoconferenza, Macron ha salutato nuovamente la responsabilità di tutte le religioni in una situazione di emergenza come quella attuale, così come la pazienza dei credenti messi a dura prova dall’impossibilità di assistere fisicamente alle celebrazioni. Sulla riapertura dei luoghi di culto, come riportato dal quotidiano cattolico La Croix lunedì sera, Francesco, durante la telefonata con il presidente francese, potrebbe aver manifestato le sue riserve in merito a un lockdown eccessivamente lungo (in Francia durerà almeno fino all’11 maggio), che terrebbe lontani ancora per molto i fedeli. Nell’omelia di venerdì mattina, durante la messa celebrata a Santa Marta, il pontefice aveva messo in guardia dal rischio di una fede “virtuale”, senza comunità e contatti umani reali. “Una familiarità senza comunità, senza Chiesa, senza i sacramenti, è pericolosa, può diventare una familiarità gnostica, staccata dal popolo di Dio. In questa pandemia”, ha osservato Francesco durante l’omelia, “si comunica attraverso i media, ma non si sta insieme, come accade per questa Messa. E’ una situazione difficile in cui i fedeli non possono partecipare alle celebrazioni e possono fare solo la comunione spirituale. Dobbiamo uscire da questo tunnel per tornare insieme perché questa non è la Chiesa, ma una Chiesa che rischia di essere ‘viralizzata’”.

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