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Nel focolaio di Londra

Gregorio Sorgi

L’Nhs inglese va a caccia di tutta la sua flessibilità, ma sarà sufficiente? Il parere dei medici

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Londra. Gli ospedali inglesi si preparano al peggio nella lotta contro il coronavirus, e prendono misure drastiche per gestire l’aumento dei contagi. “L’Nhs (il sistema sanitario britannico, ndr) è sul piede di guerra”, ripetono molti commentatori che paragonano gli infermieri ai soldati in trincea. La scorsa settimana gli operatori sanitari hanno ricevuto una mail che diceva loro che si trovavano di fronte a “un incidente di grandi dimensioni”, che avrebbe fatto scattare il protocollo di emergenza. Il medico Max Pemberton racconta sullo Spectator che molti suoi colleghi sono rimasti svegli la notte per sviluppare un piano anticrisi. La mattina seguente i dirigenti ospedalieri hanno presentato una serie di misure straordinarie, tra cui la chiusura di alcuni reparti e il rilascio di pazienti affetti da patologie lievi. Il sistema sanitario inglese si sta attrezzando per sopravvivere al picco dei contagi previsto per metà aprile. “Il numero di pazienti negli ultimi giorni è rimasto piuttosto stabile”, spiega al Foglio Luigi Guidi, un medico di un ospedale londinese: “L’Nhs è consapevole che le cifre dei contagi aumenteranno nelle prossime settimane, e sta prendendo delle precauzioni per evitare di finire sotto pressione come gli ospedali in Lombardia”. Migliaia di infermieri provenienti da tutto il paese sono stati trasferiti a Londra, l’epicentro dell’epidemia, e gli è stato detto di essere pronti a passare la notte in ospedale per un periodo di almeno sei settimane. Alcune compagnie aeree, tra cui EasyJet e Virgin Airlines, hanno chiesto ai loro assistenti di volo di offrirsi come volontari al Nightingale Hospital, allestito in un grande centro conferenze a Londra per curare i casi di coronavirus. Anche alcuni parlamentari con un passato da medici hanno deciso di tornare in prima linea. 

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Londra. Gli ospedali inglesi si preparano al peggio nella lotta contro il coronavirus, e prendono misure drastiche per gestire l’aumento dei contagi. “L’Nhs (il sistema sanitario britannico, ndr) è sul piede di guerra”, ripetono molti commentatori che paragonano gli infermieri ai soldati in trincea. La scorsa settimana gli operatori sanitari hanno ricevuto una mail che diceva loro che si trovavano di fronte a “un incidente di grandi dimensioni”, che avrebbe fatto scattare il protocollo di emergenza. Il medico Max Pemberton racconta sullo Spectator che molti suoi colleghi sono rimasti svegli la notte per sviluppare un piano anticrisi. La mattina seguente i dirigenti ospedalieri hanno presentato una serie di misure straordinarie, tra cui la chiusura di alcuni reparti e il rilascio di pazienti affetti da patologie lievi. Il sistema sanitario inglese si sta attrezzando per sopravvivere al picco dei contagi previsto per metà aprile. “Il numero di pazienti negli ultimi giorni è rimasto piuttosto stabile”, spiega al Foglio Luigi Guidi, un medico di un ospedale londinese: “L’Nhs è consapevole che le cifre dei contagi aumenteranno nelle prossime settimane, e sta prendendo delle precauzioni per evitare di finire sotto pressione come gli ospedali in Lombardia”. Migliaia di infermieri provenienti da tutto il paese sono stati trasferiti a Londra, l’epicentro dell’epidemia, e gli è stato detto di essere pronti a passare la notte in ospedale per un periodo di almeno sei settimane. Alcune compagnie aeree, tra cui EasyJet e Virgin Airlines, hanno chiesto ai loro assistenti di volo di offrirsi come volontari al Nightingale Hospital, allestito in un grande centro conferenze a Londra per curare i casi di coronavirus. Anche alcuni parlamentari con un passato da medici hanno deciso di tornare in prima linea. 

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(AP Photo/Frank Augstein) 

 

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L’emergenza ha rivelato la capacità di adattamento dell’Nhs, che viene spesso criticato per la sua organizzazione rigida e inefficiente. “L’Nhs tristemente famoso per la sua burocrazia si sta comportando come una startup della Silicon Valley”, dice Pemberton, sperando che questa evoluzione possa proseguire anche oltre la crisi. Il programma di riadattamento degli ospedali è stato completato in quattro giorni, anche grazie a un processo decisionale più rapido. E’ stata creata una struttura gerarchica – sono previste tre cabine di comando: oro, argento e bronzo – di cui fanno parte solamente i medici. Questo ha consentito di oltrepassare le resistenze dei dirigenti ospedalieri dell’Nhs, che in Inghilterra vengono visti come la personificazione dell’inefficienza burocratica. Tuttavia, le strutture inglesi sono molto carenti su alcuni fronti. Secondo l’Observer il tasso di mortalità dei casi in terapia intensiva è pari al 50 per cento, a causa della mancanza di respiratori. Anche la disponibilità dei tamponi resta molto bassa, al punto che medici e infermieri non possono essere sottoposti al test. Il governo ha ordinato l’autoisolamento per chiunque mostra dei sintomi da coronavirus, costringendo molti operatori sanitari a restare a casa anche per un mal di gola. I tassi di assenteismo negli ospedali sono aumentati proprio nel momento del bisogno, e in alcune strutture londinesi hanno raggiunto il 50 per cento. Il governo si è posto l’obiettivo di svolgere 25 mila tamponi al giorno, e di dare priorità a medici e infermieri.

 

Intanto gli inglesi iniziano a percepire i benefici delle restrizioni imposte la scorsa settimana. L’immunologo Neil Ferguson, uno dei consulenti medici del governo, ha spiegato che l’aumento dei contagi mostra dei segni di rallentamento in linea con quanto è avvenuto negli altri paesi europei. Tuttavia, la Gran Bretagna dovrà ancora aspettare qualche settimana per vedere un calo nel numero complessivo dei contagi. Ferguson ha stimato che il lockdown resterà in vigore almeno fino a giugno, e il premier Boris Johnson non ha escluso di aumentare le restrizioni in futuro. Il suo braccio destro Dominic Cummings è stato l’ultimo membro del suo staff ad autoisolarsi dopo avere riscontrato alcuni sintomi del coronavirus. Dopo avere a lungo sottovalutato l’emergenza, l’opinione pubblica britannica si è rassegnata a convivere con il lockdown temendo che il peggio debba ancora venire. Per molti medici inglesi questa è solo “la quiete prima della tempesta”.

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