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Non lasciate la storia dell’Olocausto nelle mani dell’AfD

Micol Flammini

Un appello degli storici tedeschi contro la riscrittura della storia che, secondo l’estrema destra, dovrebbe essere purificata da tutti i lati oscuri di cui la Germania è stata protagonista

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Roma. Preservare la memoria e i suoi luoghi è diventato difficile per alcuni direttori di siti e monumenti legati alla storia della Shoah. Lo hanno raccontato gli storici che in questi anni in Germania hanno deciso di denunciare l’aumento del numero delle “provocazioni” durante le visite da parte di studenti, gruppi di visitatori negazionisti, anche uno youtuber, come ha rivelato Jens-Christian Wagner, storico e direttore dei luoghi di interesse della Bassa Sassonia.

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Roma. Preservare la memoria e i suoi luoghi è diventato difficile per alcuni direttori di siti e monumenti legati alla storia della Shoah. Lo hanno raccontato gli storici che in questi anni in Germania hanno deciso di denunciare l’aumento del numero delle “provocazioni” durante le visite da parte di studenti, gruppi di visitatori negazionisti, anche uno youtuber, come ha rivelato Jens-Christian Wagner, storico e direttore dei luoghi di interesse della Bassa Sassonia.

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Il suo appello, al quale si sono aggiunte le testimonianze di altri colleghi, ha avuto un grande impatto sulla stampa, perché oltre a elencare le mancanze di rispetto, l’ostentazione di teorie di estrema destra revisioniste, racconta anche un atteggiamento che in Germania è iniziato nel 2013, con la formazione del partito AfD, e ha a che vedere con la riscrittura della storia che, secondo l’estrema destra, dovrebbe essere purificata da tutti i lati oscuri, dolorosi e non dignitosi di cui la Germania è stata protagonista. In un’intervista al Monde, Wagner denuncia alcuni degli episodi che si sono verificati a Bergen-Belsen e che lo hanno spinto a rendersi conto di quanto la situazione fosse ormai grave: andava oltre il negazionismo e stava diventando una lotta culturale pericolosa per la democrazia tedesca. Ha raccontato di uno youtuber, “ben noto ai negaizonisti dell’Olocausto”, che durante una visita ha ripetutamente messo in discussione le parole della guida e al termine le ha chiesto se fosse ebrea. Alcune provocazioni sono arrivate anche da gruppi di studenti per i quali le cause della morte dei prigionieri di Bergen-Belsen erano da ricondurre più ai bombardamenti che alle brutalità commesse dai nazisti. Sempre a Bergen-Belsen, noto soprattutto per la figura di Anne Frank, alcuni ragazzi hanno detto alla guida che li accompagnava che le condizioni degli ebrei detenuti non potevano dirsi più drammatiche di quelle dei soldati tedeschi catturati dagli americani. Il revisionismo, spiega Wagner, è sempre esistito, c’erano i neonazisti con la testa rasata, ma adesso la riscrittura della storia è diventata più pericolosa, più raffinata. Chi vuole negare l’Olocausto spesso lo fa attraverso un linguaggio pulito, si presenta come “un educatore del popolo” che vuole ripristinare la “verità ufficiale”. Ormai anche tra i docenti ci sono persone convinte di dover insegnare “l’altra storia”. Nel raccontare l’episodio degli studenti, Wagner ha detto di aver scoperto in seguito che il professore che accompagnava i ragazzi era vicino all’AfD.

  

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All’appello dello storico della Bassa Sassonia si sono aggiunti altri direttori, come Volkhard Knigge, direttore del Buchenwald Memorial, “vediamo e ascoltiamo cose che mai avevamo immaginato prima”, ha detto riprendendo le parole di Wagner e sottolineando come le provocazioni siano molto cambiate in questi anni, “ciò che un tempo rimaneva nascosto ora viene esposto alla luce del sole”. Quello che un tempo restava nella vergogna, ora viene esibito. E tutto è cambiato con l’ascesa dell’AfD, dicono i direttori, dal momento in cui l’indicibile è prima entrato in politica, poi nel Bundestag. L’arrivo della destra nazionalista e xenofoba ha coinciso con il ritorno della retorica sulla grandezza della storia tedesca. Nel 2017 il leader dell’ala radicale dell’AfD, Björn Höcke, aveva definito il memoriale berlinese per gli ebrei assassinati d’Europa, al centro di Berlino, un “monumento della vergogna” e aveva chiesto di iniziare a raccontare la storia in modo diverso, invertito. Il discorso revisionista è diventato un’arma della politica e questo lo ha reso accettabile anche in altri posti, anche a scuola. E’ entrato ovunque e ha anche cercato di abbattere le barriere dei luoghi della memoria.

  

Negli anni il rapporto tra gli storici e l’AfD si è fatto antagonistico e complesso, nelle cerimonie per commemorare le vittime dell’Olocausto gli esponenti del partito non vengono più invitati e i responsabili di memoriali, come Wagner e Knigge, sono ormai convinti del peso della battaglia culturale e politica che bisogna condurre su tutti i livelli. I luoghi del ricordo sono diventati sempre più delicati. Ci vuole poco a dimenticare, l’AfD lo sa bene e vuole sovrascrivere una storia mai esistita a quella terribile dei crimini commessi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. I visitatori non sempre capiscono l’importanza di quei luoghi, i direttori nel loro appello hanno spiegato che le iniziative per sensibilizzarli sono tante e sono complesse. Una nuova idea che nasce al di fuori dell’appello ma è un tentativo di rispondere alle miriadi di selfie scomposti in posti ancora così dolorosi e pieni di storia è arrivata lo scorso anno da un artista israeliano. Shahak Shapira ha messo su un sito internet le foto di baci, capriole, abbracci, sorrisi, smorfie e occhiolini che alcuni turisti hanno scattato davanti a memoriali, cancelli dei campi di concentramento, binari dei treni, davanti ai posti della Shoah. Shapira in ogni foto ha sostituito lo sfondo, presentando come doveva essere 75 anni fa, con tutta la sofferenza e tutto il dolore che gli autori degli scatti non erano riusciti a cogliere. Rivedendosi in quelle foto le persone hanno chiesto scusa.

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