Boris Johnson (Foto LaPresse)

Boris Johnson primeggia e divide

Redazione

I compagni di partito promettono già di sabotare il suo progetto

Boris Johnson ha dominato il primo round delle primarie dei conservatori con 114 voti su 313, staccando tutti gli altri concorrenti. L’ex ministro degli Esteri ha ottenuto più voti degli altri tre candidati più popolari messi insieme – Jeremy Hunt con 43 schede, Michael Gove con 37 e Dominic Raab con 27. I parlamentari Tory hanno eliminato tre concorrenti che non hanno raggiunto la soglia di 17 voti per accedere al round successivo, e sono rimasti in sette. I deputati continueranno a votare finché non resteranno due candidati, che verranno sottoposti alla scelta dei militanti che tendono a essere più euroscettici e più di destra rispetto all’elettorato dei Tory. A meno di clamorose sorprese, Johnson arriverà all’ultimo round dove il suo sfidante sarà probabilmente Jeremy Hunt, il ministro degli Esteri, o Michael Gove, il ministro dell’Ambiente. Entrambi sono degli euroscettici convinti – Gove è stato uno dei volti di punta nella campagna per il Leave – ma hanno un approccio più conciliante e pragmatico rispetto all’istrionico Johnson.

 

L’ex sindaco di Londra è un personaggio divisivo nel suo stesso partito: molti non lo considerano adatto a fare il premier. Rory Stewart, un candidato europeista che ieri ha ottenuto 19 voti, teme che Johnson sia disposto a sospendere il Parlamento pur di forzare un’uscita senza accordo dall’Unione europea il prossimo 31 ottobre. Johnson ha negato, ma non tutti si fidano. Stewart ha aggiunto di essere pronto a ribellarsi contro un progetto “sovversivo”, che ha paragonato alle tendenze autocratiche di Re Carlo I, che tentò di sopprimere la Magna Carta nel Diciassettesimo secolo. Anche Ken Clarke, il decano degli europeisti conservatori, ha raccolto l’invito di Stewart e ha aggiunto che “in molti temono che Johnson diventi primo ministro… ma la politica è una cosa seria, non un reality show”. L’ascesa di Boris sembra ormai inarrestabile, non c’è un candidato che ha il suo appeal tra i militanti. I problemi arriveranno dopo: il partito si è già spaccato con Theresa May, ma la situazione potrebbe peggiorare col suo probabile successore. Johnson non è ancora leader, e i suoi deputati hanno già promesso di compromettere il suo progetto.

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