I leader di Blu e Bianco, pronti a sfidare Netanyahu (foto LaPresse)

Blu e Bianco è il fronte dei generali (+ anchorman) che sfida unito Netanyahu

Rolla Scolari

L'alleanza tra Benny Gantz, Moshe Ya’alon e Gabi Ashkenazi. Il voto di aprile in Israele porta con sé i ricordi del 1999, quando un gruppo di generali cercò di scalzare Bibi

Milano. La fotografia che fa tremare il lungo regno di Benjamin Netanyahu in Israele immortala un abbraccio tra tre ex capi di stato maggiore e un ex conduttore di talk-show. Jeans, magliette, camicie, felpe e facce stanche dopo una notte di trattative per annunciare la nascita di un nuovo fronte unito contro il premier. La notizia dell’alleanza tra i partiti di centro dell’ex generale Benny Gantz e l’ex giornalista Yair Lapid è arrivata ieri, nella mattinata dell’ultimo giorno utile per presentare le liste alla commissione elettorale, in vista del voto anticipato del 9 aprile. A rafforzare il nuovo patto, due altri ex capi di stato maggiore: Moshe Ya’alon, che da settimane si è unito a Gantz, e Gabi Ashkenazi, tutti militari che hanno servito proprio sotto Netanyahu al comando dell’esercito. I tre generali e il giornalista appaiono assieme nella fotografia postata da Lapid su Twitter, corredata dalla scritta: “Uniti. Ecco come si presenta la responsabilità nazionale. Perché è arrivato il momento di cambiare”.

 

  

Blu e Bianco, come i colori della bandiera israeliana, è il nome del nuovo movimento, di un fronte compatto al centro che ha come obiettivo quello di strappare il potere a Bibi Netanyahu, tra i primi ministri più duraturi della storia del paese. L’accordo prevede una rotazione al vertici in caso di vittoria: l’ex generale Gantz sarà premier due anni e mezzo, mentre Lapid guiderà la diplomazia israeliana prima di diventare a sua volta primo ministro. Ya’alon siederà, come già accaduto in passato, sulla poltrona della Difesa. Alla base del patto c’è la matematica elettorale. Uno degli ultimi sondaggi dava pochi giorni fa il partito di Gantz, Hosen L’Yisrael, Resilienza per Israele, a 18 seggi; quello di Lapid, Yesh Atid, C’è Futuro, a 12; un’ancora ipotetica alleanza tra i due a 32 seggi; il Likud di Netanyahu a 31. Non è però troppo ironico il sito del Jerusalem Post quando ricorda quello che diceva dei sondaggi in Israele l’ex presidente Shimon Peres: “Sono come il profumo; puoi annusarli, ma non assaggiarli”, soprattutto quando a correre è il premier Netanyahu, politico abile nell’arte indispensabile in Israele di creare coalizioni. I numeri non garantiscono infatti per ora a Gantz un incarico, ma rendono questa campagna molto meno scontata, benché manchino 45 giorni all’elezione, e sul premier penda una possibile incriminazione per sospetta corruzione.

 

Il voto di aprile porta con sé i ricordi del 1999. Anche allora un gruppo di generali, tra i quali l’ex capo di stato maggiore Ehud Barak, tentò di scalzare Netanyahu dalla sua poltrona. E ci riuscì. Il premier oggi però oltre a tanta esperienza e buoni numeri nei sondaggi ha un blocco solido accanto a sé, formato dai partiti dell’estrema destra e della destra religiosa, e ha appena ottenuto una strategica e controversa alleanza tra i suoi sostenitori di HaBayit HaYehudi, Focolare ebraico, e il partito dei successori di Meir Kahane, il cui partito estremista e ultra-nazionalista, Kach, fu bandito dalle elezioni del 1984 per razzismo nei confronti degli arabi.

 

Sin dalla comparsa nell’arena politica di Gantz, la strategia del primo ministro è stata quella di insistere sulla sfida tra una sinistra debole davanti alle sfide nazionali e della sicurezza e una destra unico difensore di Israele. In un paese in cui la sinistra laburista storica è indebolita e incapace di trovare nuove ricette sociali, economiche, politiche e di sicurezza, “essere di sinistra” è diventata un’etichetta che i politici temono e che il premier incolla senza sosta al suo unico credibile rivale, il centrista Benny Gantz. La fotografia postata ieri da Lapid, però, indebolisce questa strategia, ci dice Lilac Sigan, autrice ed editorialista del quotidiano Maariv: “Nel nuovo partito ci sono tre ex capi di stato maggiore, comandanti militari con molta esperienza, che hanno condotto guerre e servito sotto Netanyahu, quando era primo ministro: è molto difficile ora per lui dire che il partito sfidante è di sinistra”.