Bernie Sanders durante le primarie 2016 in Iowa (foto LaPresse)

Di nuovo Bernie, candidato per il 2020. La fatica del maschio liberal

Paola Peduzzi

Sanders prova a spostare i riflettori dalle “ragazze” democratiche. Con una domanda precisa

Milano. Voglio cambiare l’America, ha detto Bernie Sanders, candidandosi alle presidenziali americane del 2020, voglio che il nostro paese sia modellato sulla “giustizia”, economica, sociale, razziale e ambientale, ma la campagna delle primarie – che inizia nel gennaio del prossimo anno, in Iowa – servirà a rispondere a un’unica, precisa, urgentissima domanda: sono io il miglior candidato per battere Donald Trump? Sanders è convinto di sì, naturalmente, e a differenza della sua prima candidatura nel 2016 (perse alle primarie contro Hillary Clinton) conta su una struttura organizzativa consolidata, sul network di piccole ma costanti donazioni, sulla riconoscibilità e su quella tigna che da sempre gli viene riconosciuta e che i suoi confermano ancora oggi: “Non ha mai smesso di essere candidato”, dicono.

   

Il problema è che le primarie sono per loro natura fondate sul cannibalismo, per emergere ci si deve morsicare e fortissimo, e nel mondo democratico – che fatica a trovare una sintesi delle sue diverse posizioni – questo si traduce spesso in una serie di regali involontari agli avversari repubblicani: basti pensare al 2016, quando Trump usò contro Hillary molti degli argomenti proposti dallo stesso Sanders. La lotta interna quest’anno sarà ancora più complicata perché, come dimostrano le diverse candidature già rese ufficiali e la popolarità delle neodeputate liberal al Congresso (prima fra tutte, incontrastata, Alexandria Ocasio-Cortez), contano molto alcuni fattori: essere donna, non essere bianco ed essere giovane. Tutto quello che Sanders non è, insomma.

   

I maschi in generale, in questa prima fase elettorale che ha sempre l’aria di un test sull’umore degli elettori, sono un po’ dimessi: la rivoluzione è donna (soprattutto perché una donna è stata battuta allo scorso giro) e c’è un maschiaccio-maschilista alla Casa Bianca, bianco e pure di una certa età. Non avendo ancora ben chiaro se questo signore lo si batte essendo come lui, ma menando più forte, o offrendo un’alternativa di moderazione e buon senso, ci si orienta verso un profilo demografico che sia diverso da quello di Trump. Le donne – soprattutto Kamala Harris, che è così brava che dispiace che siamo così lontani dall’inizio dei voti e c’è tanto, troppo tempo per perdersi via, ed Elizabeth Warren, che di fatto è una Sanders in versione donna – sembrano destinate ad andare bene: è tutto un parlare di sisterhood e di alleanze femminili, e gli uomini devono per ora giocare la parte delle comparse.

 

Cory Booker, senatore del New Jersey, si è ritagliato un po’ di visibilità, in questo album delle figurine, perché non è bianco (è afroamericano) e perché, se eletto, sarebbe il primo single a entrare alla Casa Bianca: potrebbe anche cambiare il suo status prima, visto che è fidanzato con Rosario Dawson e non sposarla potrebbe in effetti fargli perdere molti punti, ma in questo modo rinuncerebbe al suo primato, che al momento è l’unica cosa che lo distingue dagli altri maschi (è vegano anche, il che lo distingue sicuramente da Trump). Il family man per antonomasia, l’ex vicepresidente Joe Biden, è ancora incerto – lui sarebbe il maschio bianco, attempato, rassicurante, moderato, onnivoro – e negli ultimi giorni si è diffusa la voce insistente che non sia il candidato forte che molti si aspettavano: di certo la sua possibile presenza alle primarie non sta esercitando alcun containment sulle candidature altrui, che sono già dodici, a poco meno di un anno dal caucus in Iowa.

    

Tutto deve ancora succedere, ma l’arrivo ufficiale di Sanders nella contesa serve almeno a togliere tutti i riflettori dalle ragazze. Il senatore del Vermont, che ha una lunga esperienza e una grande furbizia, cerca anche di spostare l’attenzione dal chiacchiericcio sulla “svolta socialista” dell’America che verrà, che sta diventando una costante dei talk-show delle emittenti conservatrici. Prima di ogni discussione su idee e programmi, Sanders chiede agli elettori di rispondere a un’unica, precisa, urgentissima domanda: chi è il miglior candidato per battere Trump? Pensateci bene, dice Sanders, non dovete per forza rispondere che è una donna.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi