C'è una fronda dentro ai gilet gialli: stesso colore ma sa di limone

Mauro Zanon

“Siamo stanchi di essere spremuti”, dicono i “Citrons jaunes”, contrari al caro-benzina e alle violenze. Il dialogo con il governo

Parigi. Hanno deciso di chiamarsi “Citrons jaunes”, limoni gialli, perché “sono stanchi di essere spremuti” a suon di gabelle dal governo francese, ma non tollerano la “radicalizzazione” di chi negli ultimi giorni ha saccheggiato il paese per protestare contro il caro-benzina. Eccoli qui, i dissidenti dei “gilet gialli”, la frangia moderata del movimento sociale nato sui social che vuole riportare un po’ di ordine e buon senso in queste ore turbolente. A guidarli è Benjamin Cauchy, agente assicurativo e padre di famiglia di 38 anni, che per due settimane è stato il portavoce dei “gilet gialli” di Tolosa e il volto mediatico principale del movimento. “Ho creato l’associazione dei ‘Citron jaunes’ con l’obiettivo di federare persone di ogni pensiero politico. E’ un movimento dove ci non saranno blocchi, né azioni come quella che abbiamo potuto vedere negli ultimi giorni”, ha affermato su Actu Toulouse. Lunedì, Cauchy ha deciso improvvisamente di prendere le distanze dalla base dei “gilet gialli”, criticando la “tendenza radicale” che stava prendendo piede. “Mi allontano e so che centinaia di persone vogliono fare la stessa cosa”, ha dichiarato a Bfm.tv, invitando tutti coloro che non condividevano i metodi di protesta estremisti a raggiungerlo nel nuovo collettivo dei “Citrons jaunes”. “Non vogliamo essere un movimento di protesta di piazza, bensì un catalizzatore di riflessioni, di punti di vista, di scambi di opinioni, che consentano di costruire un progetto e avanzare proposte concrete”, ha sottolineato Cauchy. Le scene di guerriglia urbana a Parigi assieme alle violenze subite da diversi giornalisti nel centro di Tolosa lo hanno spinto ad alzare la voce: “Rifiuto ogni idea di violenza, perché è un’ammissione di fallimento. Si possono promuovere le proprie idee con il dialogo e la concertazione”, ha spiegato prima di aggiungere: “Avrò sempre una profonda ammirazione per la dedizione della grande maggioranza dei ‘gilet gialli’, che è composta da persone coraggiose e serie”.

 

  

Martedì mattina, il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha lanciato l’idea di una “grande concertazione civica sulla transizione ecologia e sociale”, che permetterà “nei tre mesi a venire” di rispondere alla rabbia dei “gilet gialli”, elaborando “soluzioni” e “metodi di accompagnamento”. La proposta ha come fine la costruzione di “un nuovo modello economico, sociale e territoriale” che dovrebbe piacere al leader dei “Limoni gialli”.

 

La fronda di Cauchy, a Tolosa, non è invece piaciuta a tutti. Alcuni lo accusano di aver utilizzato i “gilet gialli” come trampolino, altri, dogmatici sul carattere apolitico della mobilitazione, gli rinfacciano invece il suo passato da consigliere comunale dell’Ump (oggi Républicains) e l’attuale vicinanza ai sovranisti di Debout La France, la formazione di Nicolas Dupont-Aignan. “Non sono insensibile alle idee golliste, ma non c’entrano nulla con il mio impegno nelle fila dei ‘gilet gialli’”, ha detto su Rtl. C’è chi addirittura lo ha accostato al mondo dell’“estrema destra” per screditarlo, accuse frutto di una “campagna nauseabonda”, ha reagito Cauchy. Il tema centrale, piuttosto, è la “mancanza di democrazia” in seno ai “gilet gialli”, ripete il frondista di Tolosa, un movimento dove ci sono troppi capi autoproclamati. Martedì, due degli otto membri della “delegazione” dei “gilet gialli”, Eric Drouet, camionista della regione parigina che ha organizzato l’Atto II di sabato scorso, e Priscillia Ludosky, autrice della petizione contro il rialzo delle tasse sui carburanti da cui tutto è partito, sono stati ricevuti al ministero dell’Ambiente da François de Rugy. Ma “è stato un dialogo tra sordi”, ha riassunto la stampa parigina. Drouet e Ludosky, usciti “delusi” dall’incontro, hanno chiesto un faccia a faccia con il primo ministro Edouard Philippe, e, sul cortile del ministero, hanno rilanciato l’appello a riversarsi sugli Champs-Elysées anche sabato prossimo.

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