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La macronlandia si divide sui 5 Stelle

David Carretta

Parigi vuole un progetto europeista condiviso, ma sulle alleanze ci sono due visioni contrapposte. C'è chi apre al M5s e chi invece dice: “Nessun contatto”. Cosa c’è in ballo in Europa

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Bruxelles. Il Movimento 5 stelle non ha fatto bene i conti con le divisioni strategiche nel mondo di Emmanuel Macron, quando ha espresso la volontà di mettersi in marcia in Europa al fianco del presidente francese. “Non ci sono contatti” con i Cinque stelle, dice al Foglio Pieyre-Alexandre Anglade, il giovane deputato di En Marche all’Assemblea nazionale incaricato di tessere le relazioni con gli altri partiti e movimenti in Europa in vista delle elezioni europee del 2019. “Non ci sono affatto contatti con i 5 stelle”, conferma una fonte dell’Eliseo: “L’apertura del dialogo non è all’ordine del giorno”. 

 

A far scattare l’allarme nella macronlandia è stata un’intervista del Corriere della Sera. Le spiegazioni dell’“uomo di Macron”, come diceva il titolo, l’economista Shahin Vallée, consigliere di Macron quand’era ministro dell’Economia ancora vicino al presidente, sono state riassunte con “porte aperte” al M5s se non si allea con la Lega di Matteo Salvini. Nel pomeriggio l’Europe en Marche – movimento associato ma diverso dal partito En Marche in Francia – ha pubblicato un duro comunicato contro l’eventuale apertura ai Cinque stelle (foto sotto), ma poche ore dopo il comunicato è scomparso dai suoi account ufficiali. Secondo un esponente vicino al presidente francese, “se non si tende la mano al M5s, lo si spinge verso la Lega nord e non è nell’interesse di nessuno in Europa che ci sia un governo tutto populista in Italia”. Ma secondo fonti vicine all’Eliseo, “tutto deve partire dai contenuti, da una piattaforma ideologica, che En Marche cercherà di costruire” trovando “partiti alleati e amici per preparare il programma”. Nella macronlandia ci sono gli aperturisti, e quelli che invece insistono sulle incompatibilità con i 5 stelle, e l’account ufficiale di En Marche ieri sera ha preso le distanze sia da Vallée sia da Europe en Marche. 

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I Cinque Stelle “sono un movimento molto eteroclito nella sua composizione” con “personalità pro europee e anti europee”, spiega un responsabile di En Marche che fa parte del campo dei contrari all’apertura. Ma “oggi non sono compatibili” con Macron. Nel comunicato ritirato, l’Europe En Marche spiegava di non aver “in alcun modo avviato discussioni con il M5s per formare una qualsiasi alleanza a livello europeo”. La ragione? “I valori progressisti d’apertura e di umanesimo che sono la colonna vertebrale dell’Europe en Marche non sono compatibili con le posizioni demagogiche e populiste, e apertamente euroscettiche, del M5s”, si legge nel comunicato firmato dalla presidente di Europe En Marche (movimento affiliato al partito francese En Marche) Marianne Escurat, che su Twitter ha accusato i pentastellati di “bassa manovra politica abietta” per “rifarsi una verginità europea” alle spalle del progetto di Macron. Per contro, nella macrolandia gli aperturisti sostengono che si possa arrivare “a una forma di normalizzazione del M5s allo stesso modo con cui è stato fatto con Syriza e Tsipras in Grecia”.

L’Eliseo dice di aspettare che lo scenario politico italiano di “stabilizzi”.

 

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In vista delle elezioni europee del 2019 per una fonte vicino all’Eliseo è necessario “creare delle convergenze ideologiche, sul piano dei contenuti, per fare una campagna europeista”. Quello di Macron è un progetto anti establishment e anti status quo, ma che per il momento rimane antitetico ai Cinque stelle. Per la Francia, la legislatura “2019 e 2024 deve essere un mandato di rifondazione dell’Europa” ma “non lo si fa con le stesse strutture e abitudini”, spiega Anglade al Foglio. Il Parlamento europeo “è bloccato” perché strutturato attorno a due vecchi gruppi politici che “sono completamente divisi al loro interno. A parte posti e potere non c’è granché che li unisca. La frammentazione interna li rende completamente inoperanti sulle grandi sfide”. L’ambizione di Macron è di “ricomporre” il quadro politico nell’Ue come ha fatto in Francia “unendo i progressisti e riformisti attorno a un progetto europeista”, dice Anglade. Con chi marciare? Il dialogo con Ciudadanos in Spagna è ben avanzato. “Ci sono partiti molto proeuropei che siedono nel gruppo Alde (i liberali, ndr)”. Ma l’obiettivo è più ampio: mettere insieme “tutti i progressisti a destra, sinistra, tra gli ecologisti”, spiega Anglade. “La nostra iniziativa non è esclusiva. L’approccio è il più largo possibile. Non ci sono contatti con un solo partito per ogni stato membro. Non rigettiamo nessuno a priori”. Ma a una condizione: “L’ambizione comune europeista” e “un’agenda comune sull’Europa”, avverte Anglade. Tempi? La prossima tappa per mettere l’Europa En Marche sarà “in estate o in autunno”.

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