La Corsica non è la Catalogna, ma ha un piano per diventarlo
Domenica il voto nell'isola francese. L'alleanza tra autonomisti e indipendentisti è arrivata in testa al primo turno e sfiderà al ballottaggio la lista di destra regionalista. Eppure l’80 per cento dei corsi non vuole sentire parlare di indipendenza
Roma. La Corsica è la nuova Catalogna? Domenica la coalizione di autonomisti e indipendentisti (Pè a Corsica) è arrivata in testa al primo turno delle elezioni territoriali con il 45,36 per cento dei voti e sfiderà al ballottaggio la lista di destra regionalista “A strada di l’avvene”, che si è riuscita a qualificare con poco meno del 15 per cento.
Eppure l’80 per cento dei corsi non vuole sentire parlare di indipendenza, tema che al momento non è nemmeno sul tavolo: Jean-Guy Talamoni, pur essendo convinto che la sua isola abbia il diritto di governarsi da sola, è consapevole che “la Corsica non può essere paragonata alla Catalogna, la questione dell’indipendenza si porrà, probabilmente, tra dieci anni”, aveva spiegato due settimane fa in un’intervista a France Info. Stamattina, ospite a France inter, Talamoni ha ribadito il concetto: “Siamo indipendentisti e democratici. Se, tra dieci o quindici anni, la maggioranza dei corsi vorrà l’indipendenza, nessuno potrà opporvisi”. Insomma, nessuna velleità di aprire uno scontro con Parigi simile a quello visto in Spagna, per adesso. I motivi sono vari, in primo luogo la differente situazione economica: la Corsica non è una regione ricca e non è un centro finanziario rilevante come è invece la Catalogna. L’isola dipende in larga parte dallo stato centrale, al quale chiede, per il momento, semplicemente più autonomia per gestire meglio le particolarità del proprio territorio. E infatti uno degli slogan degli indipendentisti è migliorare l’economia della regione, proprio per convertire la maggioranza della popolazione alla causa.
Grazie ad alcune vittorie elettorali nelle grandi città dell’isola come Bastia, hanno dimostrato di saper gestire la cosa pubblica e di saper sconfiggere i notabili corsi che controllavano da anni la politica dell’isola. La credibilità e l’aperta rinuncia dei metodi violenti per perseguire i propri obiettivi ha pagato: alle ultime legislative i nazionalisti hanno conquistato tre seggi sui quattro assegnati, una vetrina non indifferente per la causa isolana. Jean-Guy Talamoni, in tutte le sue apparizioni televisive, assicura comunque che gli indipendentisti non vogliono “imporre” l’indipendenza, ma convincere i corsi che è la strada migliore con metodi democratici.
(I grafici sono del Monde)