Quattro imam sono sospettati di spionaggio in Germania per conto di Ankara
Al centro della spy story l'associazione Ditib, cui aderiscono 900 moschee sul suolo tedesco, emanazione del Consiglio turco per gli affari religiosi legato a Erdogan. Il ministro della Giustizia tedesco: "Agiscono come un servizio segreto"
La Germania è diventata un paradiso per i gruppi terroristici, accusava il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, solo quattro mesi fa. A infiammare i già tesi rapporti tra Ankara e Berlino era il rifiuto tedesco di estradare presunti membri di Feto, il nome con il quale il governo turco definisce l'organizzazione guidata dal predicatore islamico Fethullah Gülen - al vertice di un impero che va dalle scuole, ai media, agli ospedali - accusato da Ankara di essere l’eminenza grigia dietro il tentato golpe di luglio.
Da mercoledì mattina, riportano i quotidiani tedeschi Spiegel e Sueddeutsche Zeitung, la polizia dei lander occidentali Nordreno-Vestfalia e Renania-Palatinato sta perquisendo le abitazioni di quattro imam appartenenti all'associazione Ditib, una delle maggiori organizzazioni turche-islamiche in Germania, cui aderiscono 900 moschee sul suolo tedesco. Ditib è sottoposta direttamente al Consiglio turco per gli affari religiosi, il Diyanet, istituzione sunnita legata al presidente Erdogan. Gli imam sono sospettati di aver raccolto informazioni su figure ritenute vicine al movimento gulenista in Germania per poi fare rapporto al consolato generale turco nella cittadina di Hürth, alle porte di Colonia.
Germany arrests #Turkish imams accused of spying on suspected #Gulenists. #Turkey pro-govt paper responds in mature way. pic.twitter.com/KD0bbwJfff
— Mark Lowen (@marklowen) 16 febbraio 2017
L’indagine ha preso il via dalle rivelazioni di Volker Beck, portavoce sulla politica religiosa dei Verdi presso il Bundestag e la documentazione fornita è stata definita attendibile dall’Ufficio per la protezione della Costituzione. "È assolutamente inaccettabile che membri del Ditib agiscano come un servizio segreto", ha attaccato il ministro della Giustizia Heiko Maas, che accusa: “È forte l'influenza dello stato turco sull’organizzazione. Ditib dovrebbe modificare il proprio statuto, che prevede la stretta relazione con l’autorità religiosa turca Diyanet. Ci aspettiamo che si faccia chiarezza immediatamente e pienamente sulle accuse”.
Anche se Ditib nega ogni addebito, le intercettazioni rivelerebbero che gli imam, pur non essendo veri e propri agenti, hanno effettivamente agito come intermediari per attività di spionaggio di un paese straniero, in violazione del paragrafo 99 del Codice penale tedesco.
Il capo della Protezione della Costituzione della Renania settentrionale-Westfalia, Burkhard Freier, aveva riferito al Parlamento di Duesseldorf, alcune settimane fa, che almeno 13 imam della “Ditib” hanno inviato informazioni da quel land sui presunti seguaci di Gülen ad Ankara. I nomi di 33 persone spiate e undici istituti del settore dell’istruzione sarebbero stati consegnati alla Turchia dalle autorità religiose. Giovedì il ministro turco Mevlut Cavusoglu è atteso a Bonn per il meeting dei ministri degli Esteri del G20 durante il fine settimana, mentre il primo ministro Binali Yildirim dovrebbe invece visitare Oberhausen, per far campagna elettorale in favore del sì al referendum del 16 aprile, quando anche i cittadini turchi residenti in Germania potranno votare sulla controversa riforma costituzionale voluta da Erdogan.
L'editoriale dell'elefantino