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Il Ppe e il referendum di Renzi

David Carretta

Weber ci dice: “Questione interna italiana”. Analisi fuor d’ufficialità

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Bruxelles. Il referendum del 4 dicembre “è una questione assolutamente interna, non spetta ai politici europei commentare” ma “il mio appello è alla responsabilità: non dare più la colpa a Bruxelles e guidare il paese nel modo necessario a fare le riforme. Le riforme sono il futuro”. Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo all’Europarlamento, ha risposto così alle domande del Foglio sul referendum e sul “no” di Forza Italia. Il voto in Italia è considerato decisivo per la stabilità dell’Europa e della zona euro: il vicepresidente della Bce, Vitor Constâncio, ieri ha spiegato che l’Eurotower si sta preparando, come ha fatto la Banca d’Inghilterra per prevenire gli scossoni della Brexit: la reazione dipenderà dal livello di choc sui mercati finanziari. Ma i leader europei si trattengono. Il “no” di Forza Italia è responsabile? “Non voglio entrare nei dettagli della situazione politica interna italiana”, dice al Foglio Weber. L’endorsement al Sì non lo può e non lo vuole fare in pubblico. Tanto più che i due partiti italiani del Ppe – Forza Italia e Nuovo centrodestra – votano disgiunti. Ma a microfono acceso Weber spiega che “ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà di riformare, di prendere le misure necessarie per adattarsi alla globalizzazione: il resto del mondo sta cambiando velocemente e anche l’Europa deve cambiare”.

 

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Come Weber, anche altri leader del Ppe hanno rifiutato di prendere posizione sul referendum. Alcuni sono scottati dagli effetti controproducenti degli interventi dell’Ue in Italia (la spintarella a Silvio Berlusconi per uscire, la benedizione di Mario Monti, l’amore per Enrico Letta) che alla fine fanno il gioco degli antieuropei. Altri non vogliono irritare il Cav., perché preferiscono la “moral suasion”, soprattutto se sarà necessario sostenere un “Renzi bis” in caso di vittoria del No. Eppure nelle mense e nei ristoranti di Strasburgo, dove si è riunito l’Europarlamento, questa settimana era tutto un parlare di “Renzi e Fillon”, “Fillon e Renzi”. François Fillon è stato la sorpresa delle primarie dei Républicains in Francia: l’eliminazione di Nicolas Sarkozy sgombra il campo dei conservatori europei da un leader sempre più antieuropeo. Matteo Renzi, sarà anche un leader di centrosinistra controverso per i suoi attacchi alla Germania e all’Ue – “usa l’Europa come capro espiatorio”, accusa Weber – ma è anche la miglior speranza di riformare l’Italia. E il suo referendum, dopo la Brexit e Donald Trump, è il prossimo evento sistemico che rischia di portare via tutto.

Per Angela Merkel “è molto più importante e pericoloso delle presidenziali in Austria”, dice un diplomatico vicino alla cancelliera. “Se vince il No e Renzi si dimette è il caos totale. Se vince il No e non si dimette è solo il caos”, conferma una fonte del Ppe che, vista la prudenza del capogruppo, accompagna il Foglio nella parafrasi del Weber pensiero. Weber “non può dire quel che pensiamo tutti”, spiega la fonte del Ppe: “Siamo a favore di alzare l’età pensionabile fino a 75 anni, ma a 80 anni Berlusconi ormai ha superato la soglia”. Con Forza Italia che rimane un’azionista minore (ma importante) del Ppe, la versione ufficiale è un’altra. I popolari “stanno a guardare”, spiega Lara Comi, eurodeputata del Cav., schierata con il No, che però ammette che “i capi di stato e di governo del Ppe e le loro segreterie vogliono mantenere la stabilità”. Giovanni La Via del Ncd, sostenitore del Sì, dice che “il Ppe non è così preoccupato: l’incertezza viene sempre vissuta con timore, ma che vinca il Sì o il No si arriverà alla fine della legislatura e dal punto di vista europeo non cambia molto”. Ma la versione di Weber è più allarmata.

“L’Italia è estremamente importante per la zona euro, è un’economia molto importante”, dice il capogruppo: “E’ finanziariamente estremamente importante, il settore bancario è molto importante”. Tradotto (grazie alla fonte del Ppe) suona più o meno così: siamo terrorizzati da una sconfitta di Renzi perché, tra banche in bilico e spread in rialzo, c’è la possibilità concreta di una nuova crisi della zona euro e l’Italia è troppo grande per essere salvata. Weber sostiene che c’è “bisogno di leadership in Italia per fare come la Germania dieci anni fa”. Secondo la fonte del Ppe, Forza Italia farebbe bene a unirsi ai partiti responsabili per far passare riforme difficili, ma indispensabili ad arginare il populismo. “Tutte le forze politiche che possono contribuire a un’agenda di riforme sono benvenute”, dice Weber. Nel caso del Cav. e di Forza Italia sarebbe stato meglio prima del 4 dicembre. Sicuramente vale anche dal 5 dicembre. 

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