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David French, il sogno impossibile degli anti Trump

L'avvocato di cui pochi hanno sentito parlare, ha un profilo adatto per attirare conservatori con dei princìpi che non amano le urla e non disprezzano le competenze
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New York. Il candidato indipendente “notevole, con un team forte e reali possibilità” che l’intellettuale Bill Kristol ha promesso nel fine settimana per mettere in difficoltà Donald Trump è un avvocato, opinionista della National Review e veterano dell’Iraq di cui pochi hanno sentito parlare. Si chiama David French. Il suo nome è infinitamente meno riconoscibile di quello di Trump, ma lo è anche meno di quello di Kristol, che da un paio di generazioni circola negli ambienti intellettuali conservatori, e al momento appare sprovvisto di un team forte e di reali possibilità. French non ha confermato la notizia data da Bloomberg, ma si è detto “incredibilmente lusingato e grato per le molte parole di sostegno” e dunque non ha smentito le voci che lo danno come ultimo successore di una dinastia di potenziali candidati anti Trump che comprende Paul Ryan, Ben Sasse, Nikki Haley e Mitt Romney. Tutti personaggi molto più navigati di French, che non a caso hanno deciso di chiamarsi fuori. Il candidato sconfitto da Obama nel 2012 ha dato la sua benedizione su Twitter: “So che David French è una persona intelligente, rispettabile e patriottica. Voglio ascoltare quel che ha da dire”.

 

In queste ore French sta parlando con finanziatori repubblicani che si sono smarcati da Trump per valutare la fattibilità economica di un’operazione programmaticamente disperata e simbolica. French ha un profilo adatto per attirare conservatori con dei princìpi che non amano le urla e non disprezzano le competenze. Uomo del Tennessee laureato alla scuola di legge di Harvard, French è stato presidente della Foundation for Individual Rights in Education e ha lavorato per alcuni fra i maggiori gruppi di lobbying nell’ambito della “culture war”, come l’Alliance Defending Freedom. La moglie, Nancy, è una ghostwriter che ha avuto il ruolo di araldo silenzioso della famiglia Palin – che ora cavalca a rotta di collo al fianco di Trump – e di altre stelle conservatrici.

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Da ultimo ha dato voce a Stacey Dash, attrice passata dal consenso monocolore di Hollywood al Partito repubblicano. Sulla National Review, il potenziale candidato scrive di pressoché qualunque argomento, da “Game of Thrones” alla falsa cultura “post virtù” che spinge l’America a incoronare Prince come un eroe, e la dimensione culturale prevale su quella strettamente politica. French è un irriconoscibile outsider che sarebbe “un presidente più responsabile di Hillary Clinton o Donald Trump”, come ha scritto Kristol: “Questo diventerà sempre più evidente mano a mano che gli americani impareranno a conoscerlo”. In che modo gli americani impareranno a conoscerlo, è tutto da stabilire. Al momento French non ha soldi e adviser, non ha un’agenda politica specifica, ha il sostegno di un ambiente di riferimento, quello della National Review, che però è spaccato anche all’interno del fronte “Never Trump”. French, insomma, non è che un simbolo, un nome tirato fuori dal cilindro per permettere agli antitrumpisti di agire in buona coscienza senza cedere allo spettro dell’astensione. Il sogno di una notte di mezza campagna elettorale. Ma “se lo vuoi, non è un sogno”, come ha detto Kristol, citando Theodor Herzl.

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