L’equidistanza tedesca tra ovest e Russia non è un pesce d’Aprile
Berlino. Al mondo esistono due tipi di pesce d’aprile. Quelli piccoli, buoni per la frittura di paranza e per i quali lo scherzo si consuma nel tempo di un sorriso. Poi ci sono quelli grossi, ai quali abboccano in molti: queste beffe richiedono invece le spiegazioni del pescatore. E’ il caso dell’April’s fool di Jan Techau, direttore del Carnegie Europe di Bruxelles. A inizio mese Techau ha scritto per la prestigiosa fondazione da lui diretta un’analisi in cui il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, annunciava per il 6 aprile un vertice straordinario Ue-Russia. Obiettivo del summit: “Un accordo per un’architettura di sicurezza rinforzata in Europa che tenga in considerazione il naturale equilibrio fra le potenze continentali”.
Lo scherzo era evidente: i vertici Mosca-Bruxelles sono stati sospesi nel 2014 con l’annessione della Crimea alla Russia; il summit, poi, si sarebbe dovuto tenere nella bielorussa Minsk, per l’occidente l’ultima roccaforte della dittatura in Europa. E mentre l’Ucraina non era invitata, le ovvie resistenze della Polonia erano state travolte offrendo un posto nel cda di Nord Stream alla premier nazionalista polacca, Beata Szydlo. Burattinaio dell’intesa, l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, il politico tedesco più di casa al Cremlino. Nonostante il tono scherzoso dell’articolo, Techau è stato obbligato a tornare sul tema: non tanto dalle email di chi aveva abboccato all’amo, quanto dalle proteste di chi lo accusava di avere messo la politica estera tedesca alla berlina, dubitando della leale appartenenza della Repubblica federale tedesca al blocco occidentale.
Sono stati i capi dei servizi delle intelligence interna ed esterna tedesca, Hans-Georg Maaßen e Guido Müller, a denunciare il complotto, scattato oltretutto quando Merkel traballava sotto l’onda umana dei rifugiati riversatasi sul suo paese. Ed è questo che Techau contesta: l’Ostpolitik di Willy Brandt “era un approccio morbido che nasceva da una posizione di forza”, dalla deterrenza cioè dell’ovest nei confronti del Patto di Varsavia. Quella del ministro Steinmeier, invece, è solo una versione impoverita dell’Ostpolitik, nella quale si può riconoscere il soft approach ma non la necessaria cooperazione basata sulla forza dell’Occidente.