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Fallimento in Libia?

Tripoli in stato d’emergenza contro l’arrivo del governo sponsorizzato dalle Nazioni Unite e dall’Italia.

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Roma. Quando ieri s’è sparsa la voce a Tripoli che quattro ministri del governo di accordo nazionale – appartenenti all’esecutivo guidato da Fayez al Serraj e sponsorizzato dalle Nazioni Unite – stavano per arrivare nella capitale, il governo locale (che ha un nome appena diverso: governo di salvezza nazionale) ha dichiarato lo stato d’emergenza e ha chiesto alle forze di sicurezza e alle milizie di entrare in stato d’allerta, pronti a reagire. Che la possibile presenza di quattro ministri che in teoria dovrebbero guidare il paese fuori dall’impasse politica faccia scattare l’allarme come un raid dello Stato islamico spiega quanto è indietro il piano per stabilizzare il paese, e questo è un problema anche per il governo italiano, che su quel piano ha investito e investe tanto – mentre altri governi, per esempio Egitto e Francia, stanno puntando sul generale Khalifa Haftar, a Bengasi.

 

Ogni giorno l’ufficio media del governo di Tripoli manda ai giornalisti, anche italiani, vignette e materiale satirico contro il governo di Fayez al Serraj, considerato una marionetta al soldo di potenze straniere. Come se non bastasse, i gruppi libici che appoggiano il piano delle Nazioni Unite stanno litigando per chi dovrà garantirne la sicurezza, e quindi incassare l’appalto pagato con finanziamenti internazionali. Se non interviene una qualche manovra correttiva, il piano internazionale per stabilizzare la Libia e sradicare lo Stato islamico (con una missione a guida italiana) rischia di naufragare.

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