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Il jihad colpisce l’Italia per spezzare il nostro legame con Sisi

Con l'attentato al consolato italiano al Cairo i terroristi vogliono attaccare indirettamente la nostra strategia in Nord Africa
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“L’Italia non si fa intimidire” ha subito twittato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. E’ di un poliziotto morto e di sette feriti il bilancio dell’attentato al Cairo davanti al consolato italiano. L’autobomba ha distrutto una intera facciata del palazzo. Non si conosce ancora il mandante della strage.

 

Il terrorismo islamico, provenga esso dall’alveo della Fratellanza islamica, di al Qaida o dello Stato islamico, mira a destabilizzare paesi come Tunisia ed Egitto, nelle sue sedi diplomatiche o nei suoi siti del turismo internazionale. Pochi giorni fa, sempre al Cairo, era stato ucciso il procuratore Hisham Barakat, uno degli architetti nella lotta contro gli islamisti in Egitto, firmando gli arresti e l’incarcerazione di migliaia di oppositori.

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Il jihad ha preso di mira l’Italia al Cairo perché abbiamo assunto una posizione di sostengo al governo del presidente al Sisi, addirittura indicando nell’Italia e nell’Egitto i due pilastri di “un ponte fra Europa, Africa e islam”. E’ proprio quel ponte che il fondamentalismo islamico vuole distruggere. 

 

Lo scorso marzo, il premier Matteo Renzi ha siglato un patto economico con Sisi (900 i progetti italiani aperti in Egitto) e uno militare sulla Libia, il vero crocevia della destabilizzazione in tutto il Nord Africa. L’attentato intende colpire la nostra strategia in Libia. Il Cairo è, infatti, l’unico attore nella regione che ha la capacità militare, l'interesse e la determinazione a muovere guerra in Libia per sconfiggere i terroristi islamici. Ed è interesse dell’Italia separare i capoluoghi libici dell’insurrezione, Misurata, Tobruk, Tripoli, siti che l’islamismo vuole invece tenere uniti per conquistare il paese e farne un nuovo Afghanistan di inizio anni Novanta affacciato sul Mediterraneo. 

 

[**Video_box_2**]Già in precedenza, lo scorso novembre, era stato sempre il governo italiano a “sdoganare” Sisi in Europa: fu a Roma la prima visita del generale-presidente egiziano in qualità di capo di stato nell’Unione europea, portando in dote all’Italia appalti e accordi. Il premier Renzi uscì dal summit con il presidente Sisi dicendo: “Con l’Egitto contro il terrorismo”. Ora il jihad si prende la sua vendetta. 

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