La scrittrice coreana che copiava Mishima, un cortocircuito patriottico
Non c’è niente di più inedito dell’edito, recita l’antico adagio attribuito a Mario Missiroli e usato ormai in maniera fin troppo disinvolta, non solo in Italia. Il fatto è che se sei l’immagine della Corea all’estero, la campionessa della nuova ondata di letteratura asiatica ultrapop, venduta in patria come “la scrittrice coreana più conosciuta in occidente”; insomma, se sei la paladina della letteratura di Seul – e sappiamo quanto il governo coreano tenga all’esportazione cultural-propagandistica dei prodotti tipici – non puoi farti beccare a copiare pari pari un intero capitolo di “Patriottismo” di Yukio Mishima.
Ci vorrebbe una Olivia Pope, la protagonista della serie tv “Scandal” che risolve problemi, per lo più di reputazione, per sistemare la questione Shin Kyoung-sook. Ci vorrebbe una Olivia Pope perché il problema di Shin Kyoung-sook non è all’estero, ma è a casa. Nei trentuno paesi in cui è stato tradotto si continuerà di sicuro a leggere il romanzo più famoso di Shin, “Prenditi cura di lei” – più di due milioni di copie per una storia strappacuore di anziani, di metropolitane affollate e di persone scomparse. E la lobby degli scrittori coreani, la Korean Writers’ Association, potrebbe pure perdonarti prima o poi – anche se le tre case editrici più importanti stanno per istituire una sorta di Polizia del plagio, scriveva ieri il Korea Times. Ma, cara Shin, ciò di cui non ti libererai mai è il fantasma del soggetto che hai copiato. A sentire la propaganda che fa Seul del Giappone, soprattutto di quello imperiale e nazionalista, una coreana che legge Mishima è già un po’ uno scandalo. Figuriamoci se uno dei fiori all’occhiello della letteratura da esportazione viene beccato a copiare uno dei manifesti del patriottismo giapponese.