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Editoriali

Arrivano le armi tattiche in Bielorussia. Lukashenka crede ancora a Putin

Redazione

Delle armi tattiche in Bielorussia, il dittatore di Minsk non sarà padrone e anzi, si metterà in casa un nuovo ricatto di Mosca: potente, pericoloso, a due passi dall’Unione europea. Probabilmente lo sa, ma continua a credere che sarà ripagato

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La decisione russa di dispiegare in Bielorussia armi nucleari tattiche è diventata un accordo sottoscritto tra i due paesi. Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu è andato a Minsk questa settimana, ha incontrato il suo omologo e ha spiegato che per quanto le armi saranno in Bielorussia, sarà Mosca a decidere se utilizzarle, quando e come. Il deposito sarà un’altra propaggine pericolosa del Cremlino nel paese del dittatore Aljaksandr Lukashenka, che ha messo il suo paese nelle mani del presidente russo Vladimir Putin, convinto che potrà garantirgli il potere eterno.

  

Lukashenka sembra anche essere l’unico ancora convinto che l’invasione dell’Ucraina, alla quale ha partecipato mettendo a disposizione il territorio ai soldati e ai mezzi militari di Mosca, potrà essere un successo per il presidente russo. Ha fatto capire che non si aspettava sarebbe andata avanti così a lungo – probabilmente gli era stato detto che in tre giorni la Russia sarebbe arrivata a Kyiv, e lui alla Russia crede, anche per necessità – ma il suo sostegno continua a essere fermo, incondizionato, speranzoso. Delle armi tattiche in Bielorussia, Lukashenka non sarà padrone e anzi, si metterà in casa un nuovo ricatto di Mosca: potente, pericoloso, a due passi dall’Unione europea. Probabilmente lo sa, ma continua a credere che sarà ripagato, che ne varrà la pena, che Putin non perde. Dopotutto Lukashenka è l’unico che può capire Putin, l’idea antistorica della guerra corrisponde alla sua idea antistorica dello stato.

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Mercoledì il presidente del Kazakistan, Qasim-Jomart Toqaev, era a Mosca e ha parlato dell’esistenza di un’unione statuale tra Russia e Bielorussia, basata sulla formula “due nazioni uno stato”. Ora, ha detto Toqaev davanti a un Lukashenka sorridente e a un Putin sorprese, hanno addirittura un’arma nucleare per due. Shoigu è rimasto a Minsk poco più di due ore, tanto è bastato per prendersi l’avamposto bielorusso. Tanto è bastato per Lukashenka per illudersi ancora una volta che Putin è il garante del suo potere.

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