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Editoriali

La lucida amarezza di Fiammetta Borsellino sull'omicidio del padre

Redazione

Il tradimento dei “colleghi”, la tragedia e nessuna voglia di verità. La figlia del giudice ucciso dalla mafia è disincantata perchè non crede che ci sia più un reale interesse a fare chiarezza su quelle vicende

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Chi si prepara a celebrare il trentesimo anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino, perpetrata dalla mafia due mesi dopo la strage di Capaci in cui era stato ucciso Giovanni Falcone, dovrebbe riflettere sulle parole della figlia di Borsellino, Fiammetta, raccolte da Alessandra Ziniti sulla Repubblica. Non concetti inediti, per lei, ma detti con una sobria e amara fermezza da non poterli ignorare. Fiammetta Borsellino è convinta che non si avrà mai una verità giudiziaria sull’omicidio del padre: dopo la lunga maratona processuale basata sulle false dichiarazioni estorte a un mafioso di basso livello, resta in piedi un processo per depistaggio nei confronti di alcuni agenti, ma dai magistrati che sono stati interpellati durante l’inchiesta e il processo non è venuto alcun chiarimento. Fiammetta è profondamente delusa perché non ha “percepito una disponibilità alla ricerca della verità”.


All’isolamento di Falcone e Borsellino contribuì, oltre alle azioni, alle omissioni e forse alle collusioni del “covo di vipere” del Palazzo di giustizia palermitano, un atteggiamento di ampi settori dell’opinione pubblica che avevano in mente un modello di lotta alla mafia che non tollerava la collaborazione con il governo di Falcone o gli orientamenti politici personali di Borsellino. Chi esprimeva queste riserve apertamente, come Leonardo Sciascia, poi si convinse di essersi sbagliato e si riappacificò con Borsellino. Quelli che invece non avevano una opinione chiara ma solo pregiudizi, continuarono a non comprendere il valore della loro battaglia, anche se da allora ipocritamente sono in prima fila alle manifestazioni di commemorazione e di cordoglio. Anche questo spiega l’amarezza disincantata della figlia, che non crede più ci sia un reale interesse a fare chiarezza su quelle vicende. Sarebbe bello fosse smentita, se la magistratura e in generale lo stato sapessero onorare i martiri con la verità e non con le cerimonie. Speranza con ogni probabilità destinata a restare delusa.

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