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editoriali

Versailles può sembrare un fallimento, ma l'appeasement con Putin è finito

Redazione

Mario Draghi ha ragione a dire che il vertice è stato un successo, anche se l'Unione europea ha bisogno di tempo

A prima vista, nella drammaticità della guerra di Vladimir Putin, il vertice di Versailles potrebbe apparire come un fallimento. I leader europei giovedì hanno detto di “no” alla richiesta di Volodymyr Zelensky di concedere all’Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue. Ieri non si è quasi parlato di un nuovo fondo comune di debito per finanziare l’indipendenza energetica e le capacità militari. L’unico annuncio operativo è un nuovo vertice straordinario a maggio. Dopo le decisioni senza precedenti sulle prime sanzioni e il finanziamento delle forniture di armi all’Ucraina, le antiche divisioni sembrerebbero aver ripreso il sopravvento sulla nuova Europa che Emmanuel Macron aveva promesso a Versailles.

Eppure Mario Draghi ha ragione a dire che il vertice è stato un successo. La guerra di Putin ha cambiato tutto, perfino più del Covid. Tutti i tabù degli ultimi anni sono caduti. Germania, Danimarca e Svezia vogliono portare la spesa per la Difesa al 2 per cento. La Commissione riformerà il mercato dell’energia che è costruito su misura delle esigenze tedesche e del Green deal. Draghi ha lasciato intendere che l’Ue potrebbe aprire le porte agli Ogm con importazioni agricole da Canada, Stati Uniti e Argentina. L’America di Biden, assieme al G7, taglia le relazioni commerciali con la Russia. Sono tutti  segnali che indicano un cambio di pensiero strategico: è in corso una rivoluzione, che ha bisogno di tempo per maturare. La Francia si appoggia sempre più all’Italia e sempre meno alla Germania. I paesi dell’est e del nord sono più influenti e più consapevoli del valore aggiunto dell’Ue. Uno strumento europeo per finanziare gli investimenti nell’energia o nella difesa, oltre che nel clima e nel digitale, si imporrà perché lo dicono i numeri.

Sulla Russia l’appeasement è finito. Macron ha promesso altre “sanzioni massicce” se Putin continuerà la guerra: l’embargo su gas e petrolio non è “tabù”. “Il presidente Putin non vuole la pace”, ha detto Draghi: si farà di tutto per un accordo, ma deve essere “un accordo che salvi la dignità dell’Ucraina”.

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