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EDITORIALI

Il big (high) tech parla sempre americano

Redazione

Apple e le altre star della capitalizzazione non temono la debolezza politica

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Apple è diventata il 3 gennaio la prima azienda americana a superare i 3 mila miliardi di capitalizzazione, triplicando il valore in meno di quattro anni: era a mille miliardi ad agosto 2018, a duemila l’estate 2020. Nel solo 2021 i titoli del gruppo guidato da Tim Cook hanno guadagnato il 34 per cento, mentre le vendite sono aumentate del 30 nell’ultimo trimestre. La tante volte prevista saturazione dell’iPhone, il prodotto-simbolo, non c’è stata. Né Apple ha risentito della aggressività dei concorrenti coreani: Samsung guadagna quote di mercato degli smartphone, ma capitalizza 528 miliardi; Lg si sta specializzando in display e diversifica ovunque, ma vale 13 miliardi.

 

Dietro ad Apple si piazzano Microsoft (2.500 miliardi di capitalizzazione), Alphabet, cioè Google (1.900), Amazon (1.700), Tesla (1.200) e Facebook (942). Microsoft ha fatto una gran volata (più 65 per cento in un anno), ma a novembre valeva più di Apple. Stesso andamento per Alphabet mentre Amazon, beneficiando anche dell’incremento del commercio online e dello streaming, ha raggiunto il picco l’estate scorsa. Tesla, pur con la rivoluzione tecnologica dell’auto elettrica, è in un certo senso la sola tra le big a rappresentare quella che un tempo era, con il petrolio, l’industria di punta americana: l’auto. Tutte quante sono rappresentative di ciò che un tempo erano la new economy e la Silicon Valley californiana, cioè hi-tech e internet, ed oggi è una sorta di frontiera dell’Ovest (Jeff Bezos è nato nel New Mexico, Amazon ha sede a Seattle nello stato di Washington come Microsoft; in California sono i quartier generali di Tesla, Alphabet, Apple e Facebook). Donald Trump non amava l’hi-tech, si considerava vittima dei social, da costruttore newyorkese riteneva quelle aziende una cricca di liberal miliardari. Joe Biden, della Pennsylvania, è sempre stato legato all’industria tradizionale, sindacati compresi. La tecnologia, la ricerca, l’abilità nello scovare nuove frontiere di affari restano distanti da Washington DC, senza preoccuparsi degli alti e bassi della politica.

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