Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (LaPresse)

Editoriali

M5s e Sinistra italiana: dittatori e buoi dei paesi tuoi

Redazione

Chiedono le dimissioni di Durigon “fascista”, ma sono fan di Cuba e Maduro 

Forse peggio della scemenza di proporre a Latina il cambio di nome di un parco intitolato a Falcone e Borsellino per riportarlo al nome originario di “Arnaldo Mussolini”, ecco peggio di questo c’è soltanto il sepolcrismo imbiancato dei grillini e di Sinistra italiana – noti democratici liberali – indignati per il rigurgito di fascismo. E qui non s’intende nemmeno discutere della figura di Arnaldo Mussolini, l’anonimo “fratello di un Grande fratello”, né dell’analfabetismo balbuziente di Claudio Durigon, l’improvvido sottosegretario leghista che a Latina ha dato origine allo scandaluccio. Qua si vuole soltanto chiedere a M5s e Sinistra italiana, gli sconcertati e purissimi partiti di Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni che vogliono le dimissioni di Durigon: ma da che pulpito?

In materia di regimi dittatoriali e di simpatie illiberali, a proposito di occhi strizzati a manganellatori vari, nessuno è vergine. Anzi. Il più pulito, come si dice, ha la rogna. I 5 stelle sono il partito in cui, fino a ieri, militava un tale Elio Lannutti, capace di citare la bibbia dell’antisemitismo nazista, cioè i Protocolli dei Savi di Sion. Lannutti, certo, poi è stato espulso dal M5s, sì, ma non perché crede al complotto giudaico (quello va bene) bensì perché s’era rifiutato di votare la fiducia a Draghi. E i grillini sono sempre il partito dell’ayatollah Grillo, che tra un applauso al regime di Teheran e un “terroristi” scagliato contro gli uiguri, la minoranza etnica che in Cina subisce violenze di stato, si qualifica da sé.

Come pure Manlio Di Stefano, sottosegretario al pari di Durigon, il grillino di cui nessuno chiede le dimissioni malgrado sia (installato al nostro ministero degli Esteri) un fan della dittatura chavista del Venezuela. E di Sinistra italiana ne vogliamo parlare? Nicola Fratoianni trova del tutto normale sostenere la dittatura cubana e i suoi metodi, al punto da aver manifestato solidarietà al regime mentre reprimeva le manifestazioni popolari di appena qualche mese fa all’Avana. C’è dittatura e dittatura, evidentemente. Ma c’è anche un limite alla faccia di bronzo.

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