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Editoriali

Dietrofront di Draghi sulle banche

Redazione

Il Mef ci ripensa: niente incentivi alle fusioni. Nuovo risiko, con vista Lega

Il governo Draghi non ha trovato l’accordo politico sul rafforzamento degli incentivi fiscali per le fusioni bancarie. La norma, che era comparsa nelle prime bozze del decreto sostegni e prevedeva l’aumento di questi stimoli (Dta dal 2 al 3 per cento) e l’estensione fino al 2022, è svanita nella versione approvata ieri. Questo vuol dire che nessuna ulteriore spinta alle aggregazioni bancarie arriverà da Palazzo Chigi, che adesso ha anche minori chance di trovare una sistemazione per Mps.

 

A quanto pare, alcune forze dell’esecutivo hanno mostrato scetticismo, in primis la Lega. Ma perché? Il motivo è da chiarire, ma l’effetto principale è che viene meno la maggior convenienza che avrebbe avuto il gruppo Unicredit a fondersi con Banco Bpm rispetto ad altre operazioni. Di questo magari la banca milanese è anche contenta visto che teme di essere fagocitata da un grande gruppo.

 

Si è vociferato, infatti, che nei giorni scorsi l’ad di Bpm, Giuseppe Castagna, abbia avuto un colloquio con il ministro Giancarlo Giorgetti per spiegare quanto meglio sarebbe far nascere un terzo polo bancario con focus lombardo e alternativo ad Intesa e Unicredit. E’ possibile che Giorgetti sia stato sensibile a questa richiesta, che, però, non riflette la posizione di tutta la banca visto che il presidente, Massimo Tononi (ex Cdp) sarebbe, invece, favorevole a un’operazione con Unicredit anche se questa dovesse comprendere una triangolazione con Mps.

 

Insomma, facendo venir meno il potenziamento degli incentivi fiscali alle fusioni, la Lega è riuscita a sottrarre la banca milanese all’abbraccio di Andrea Orcel, che dà segnali di volersi muovere a tutto campo per far crescere Unicredit ma guarda con interesse al nord Italia. L’interrogativo che si pone ora è se per Orcel resta ugualmente attraente rilevare una parte degli sportelli di Mps da un eventuale spezzatino senza poter diluire questi asset nell’ambito di un’aggregazione a tre. Così, il risiko bancario torna tutto in discussione ma anche il futuro della banca pubblica senese.

 

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