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Editoriali

A riveder l’Ilva

Redazione

Manette e confisca. I danni di una politica industriale decisa dai pm
 

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Se due giorni fa il Tar ha chiesto lo spegnimento degli impianti Ilva, ieri la Procura di Taranto ne ha chiesto la confisca. Eppure per anni la Consulta ci ha ripetuto che quello era un sito strategico di interesse nazionale, protetto da scudo penale e la cui continuità produttiva rientrava, costituzionalmente, negli equilibri tra diritti egualmente riconosciuti e da calibrare. Un impianto che dal 2012 è sotto sequestro e che marcia sotto il controllo dei Commissari dell’Amministrazione Straordinaria. “Taranto attendeva dal nuovo gruppo imprenditoriale privato un abbraccio amorevole sotto tutti i punti di vista, economico e sanitario, invece c’è stato un abbraccio mortale che ha stritolato la città, provocando malattia e morte”, le parole del pm nella requisitoria del processo Ambiente svenduto.

 

Taranto liberata dalle nubi potrà finalmente riveder le stelle” ha detto il pm citando Dante o Dibba, chissà.  Tanti agli anni di pena chiesti dal pm per i Riva, i dirigenti della fabbrica, e i politici: Vendola, Fratoianni,  l’attuale assessore regionale all’agricoltura di Michele Emiliano. E la richiesta di confisca di 2,1 miliardi. Ai Riva fu già sequestrato un miliardo di euro, che l’allora presidente del Consiglio Renzi riuscì a far rientrare dall’estero e che con un decreto vincolò alle bonifiche. Quei soldi, in mano ai Commissari straordinari, non sono mai stati utilizzati e puntualmente vengono tirati in ballo dagli enti locali per fare altro. La richiesta del pm è dura, ma scontata. Rispecchia le aspettative che dal 2012 venivano raffigurate sugli striscioni della città, che chiedevano la morte degli imputati e la beatificazione di gip e pm, in un’esaltazione mediatica a reti unificate lontana da questi otto anni di processo intenso in cui sono state smontate intercettazioni, prove e perizie. Chissà se la Corte avrà il coraggio di ristabilire la verità a prescindere dalle aspettative  mediatiche. E l’attuale Governo la forza che hanno avuto i precedenti di resistere alle offensive giudiziarie non facendo decidere a tribunali e procure la politica industriale del paese.

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